Non ci si deve lasciar andare. Non si può strillare e far chiasso e menare botte. Nemmeno quando se ne avrebbe voglia. Nemmeno se si hanno tutte le ragioni del mondo. Non se si nasce donne.
Caro iCrewer, qualche settimana ti avevo segnalato La tua vita e la mia di Majgull Axelsson edito Iperborea.
Non è un libro che avrei scelto liberamente di leggere, non è del genere che preferisco, ma avrei perso molto se non l’avessi letto.
E’ un libro intenso, forte, crudo, che va letto con concentrazione e attenzione. Majgull Axelsson ha una scrittura fluida, che si legge bene. I pochi protagonisti sono pennellati con maestria, e l’ambiente descritto ti immerge nelle atmosfere cupe del romanzo. Il tema contenuto come detto è duro: il trattamento dei disabili e delle persone affette dalla sindrome di down in Svezia. L’animo da giornalista d’inchiesta è fortemente radicato in Majgull Axelsson e questo potrebbe essere considerato un libro di denuncia per gli orrori compiuti negli ospedali, che in realtà erano vere e proprie prigioni, in cui i pazienti venivano maltrattati e picchiati e l’età media non superava i quarant’anni. Raccontando la storia di Marit, la protagonista del romanzo, Majgull Axelsson, affronta anche il tema di come la presenza di un fratello “disabile intellettivo con evidenti tratti autistici” possa influenzare la vita di una famiglia. Marit alla soglia dei settant’anni ripensa al suo passato, a come ha influenzato il suo presente e i rapporti con le persone della sua famiglia e con la sua amica Kajsa. Passato che nasconde terribili segreti, come il giorno in cui era una ragazzina di quattordici anni e la madre muore improvvisamente, causando la crisi che porta il fratello Lars ad essere internato a Vipeholm, dal quale non uscirà mai più. Quel giorno in Marit si insinua una presenza, lei crede sia la sorella gemella morta durante il parto. Lo afferma la stessa protagonista durante una seduta dalla psicologa:
“Mi sono convinta che sia mia sorella. La mia gemella, quella morta durante il parto. […] non sento la sua voce, diciamo. E’ più come se percepisse ogni mio ragionamento e pensasse il contrario“
Questo rapporto simbiotico con l’Altra, dà il titolo al romanzo “La mia vita e la tua”. Un romanzo che a volte, ha messo a dura prova l’empatia che provo verso i protagonisti dei romanzi che leggo. Un romanzo che mi ha fatto conoscere verità sepolte e nascoste per troppo tempo, come i segreti con cui tutti i giorni Marit deve fare i conti.
Romanzo che consiglio di leggere, ma preparati ad una storia forte che spesso ti lascerà un peso sullo stomaco, il peso dei segreti, dei maltrattamenti perpetrati verso i più deboli e disagiati.
AUTRICE
Nata Majgull Andersson classe 1947, scrittrice e giornalista svedese è cresciuta a Nässjö. Vive nel comune di Lidingö, vicino a Stoccolma, con il marito, il giornalista Jan Axelsson, sposato nel 1971. Ha studiato alla Poppius journalistskola di Stoccolma, la più antica scuola di giornalismo dell’intera Scandinavia, successivamente ha lavorato per numerose testate e per il Ministero degli Esteri svedese. Sue le inchieste sulla prostituzione minorile nel Terzo Mondo e la povertà in Svezia.
Ha iniziato a scrivere romanzi a partire dagli anni Novanta, facendosi conoscere al grande pubblico con la sua seconda opera “Strega d’aprile“ (1997), incentrata sul difficile rapporto madre-figlia nella Svezia del Secondo dopoguerra. Il romanzo, diventa un best-seller, a cui vengono assegnati numerosi riconoscimenti letterari nazionali, fra cui l’Augustpriset, e tradotto in oltre venti lingue. Fra i suoi successivi lavori, sono stati tradotti in italiano ed entrambi editi con Iperborea “Io non mi chiamo Miriam “(2014), incentrato sul destino della comunità rom durante le persecuzioni naziste e negli anni successivi, e “La tua vita e la mia“ (2017), che affronta il tema dell’istituzionalizzazione e sterilizzazione degli individui considerati “indesiderabili” nella Svezia degli anni Sessanta.