La sposa fantasma di Yangsze Choo, tradotto da Stefano Giorgianni e pubblicato da HarperCollins è stato un romanzo che mi ha sorpreso. Non tanto, però, per i punti focali della trama di per sé, che già dalla sinossi potevano essere intuiti, ma da come quei momenti sono stati raggiunti e descritti.
Prima di passare a parlare del libro, però, soffermiamoci un istante su Yangsze Choo. L’autrice è nata nelle Filippine, ma la sua famiglia è malese di origini cinesi. Grazie al lavoro dei genitori – erano diplomatici – ha passato infanzia e adolescenza in giro per il mondo, vivendo in Paese come la Germania, il Giappone e Singapore. Dopo aver studiato ad Harvard, Yangsze Choo ha iniziato a lavorare come consulente, intraprendendo solo in seguito la carriera da scrittrice. La sposa fantasma è stato il suo primo romanzo – a cui ha fatto seguito La tigre della notte, recentemente uscito anche in Italia – ed è anche diventato una serie TV.
Li Lan e le avances indesiderate
Tutto si sarebbe aspettata Li Lan, tranne l’invito a passare un pomeriggio dalla famiglia Lim, una delle più facoltose della città. Soprattutto, perchè, negli ultimi tempi, a casa della ragazza le cose non vanno per nulla bene. Suo padre continua a non aver nessun interesse per gli affari, i suoi soci continuano ad approfittarsi di lui e la balia continua a borbottare.
Ciò che, però, sconvolge veramente gli equilibri della famiglia è una proposta di matrimonio. Non che Li Lan non sia una bellissima ragazza, ma la dote è una questione alquanto delicata, al momento. A essere interessato a lei è, per di più, il figlio minore dei Lim, Tian Ching, non l’aitante giovane che la ragazza ha intravisto per qualche istante durante la sua visita, ma il padroncino… morto già da qualche mese. Poco importa, però, che Li Lan e suo padre rifiutino con forza, perchè è solo questione di tempo prima che il fantasma inizi a tormentare i sogni della fanciulla, deciso a prendersi quella che considera già la sua sposa.
A Li Lan non resta che decidere cosa fare: temere la notte, o cercare di difendersi? Rimanere tra le mura di casa, o inoltrarsi nel mondo degli spiriti?
La sposa fantasma di Yangsze Choo: la mia recensione
La sposa fantasma di Yangsze Choo è un romanzo particolare, che si scosta dalla massa delle pubblicazioni e che rimane impresso. In parte, secondo me, ciò è dovuto anche alla cover, dai colori pacati e dall’illustrazione delicata – il mio dettaglio preferito sono le mani di Li Lan, e il fiore che stringe – così in contrasto con i colori forti, o il nero profondo che si trovano di solito nella sezione del fantasy delle librerie. E poi c’è il titolo: il concetto stesso di una ragazza costretta a sposare un fantasma è davvero particolare (ne avevo sentito parlare, se non sbaglio, soltanto da Marco Polo nel Milione). Non ho potuto, quindi, fare altro che leggerlo.
La vicenda è ambientata alla fine dell’Ottocento in quella che allora era chiamata Malesia (e che ora, dopo la sua indipendenza, dovremmo chiamare Malaysia), in un contesto culturale e in una società molto diverse da quella occidentale odierna. Va da sé, quindi, che Yangsze Choo utilizzi la prima parte del romanzo per farci familiare con l’ambiente, con le credenze e le abitudini della famiglia di Li Lan. Se ciò, in molti casi, avrebbe potuto rappresentare un rallentamento nel ritmo del racconto, o un passaggio dall’insopportabile pesantezza, l’autrice è invece riuscita a rendere queste spiegazioni completamente naturali e integrate nella struttura del romanzo.
Ci sono stati dei momenti in cui, prima ancora che Li Lan e le sue sventure amorose, ho avuto l’impressione che la vera protagonista del romanzo fosse la cultura malese e, soprattutto, quella della popolazione di origine cinese. Ciò – insieme alle note di Yangsze Choo alla fine del volume – mi ha aiutato a realizzare la complessità sociale e culturale di una città come Malacca, che per secoli è stata un crocevia di popoli.
E poi c’è Li Lan, una giovane abituata a non poter uscire di casa da sola, a non poter decidere poi chissà quanto della propria vita, che si trova a dover fare tutto l’opposto che le è sempre stato insegnato: essere intrepida, lasciare le mura domestiche, mettersi in situazioni complesse pur di raggiungere il proprio scopo, e soprattutto, capire di chi fidarsi. Non c’è da stupirsi che, inizialmente, la giovane finisca per fare qualche scelta sbagliata – chi di noi non ha mai errato, all’inizio del percorso? – ma ciò che la differenzia da una donzella in difficoltà è come reagisce.
Certo, la protagonista di Yangsze Choo avrà l’aiuto di vari altri personaggi magici, tra cui l’affascinante Er Lang, ma dovrà anche imparare a salvarsi da sola, a separare illusioni e realtà, e decidere che direzione dare alla sua vita: quella più semplice, che tutti si aspettano, ma che forse, dopo tutte le sue avventure, potrebbe starle stretta; o l’ignoto, l’avventura, la via impervia che, però potrebbe condurla alla felicità più vera e profonda.
Questa consapevolezza pare quasi trasparire dalle parole che Yangsze Choo tramite al voce di Li Lan utilizza per narrare la vicenda, con un punto di vista a posteriori. La narratrice, infatti, è già a conoscenza di tutti i fatti che sta raccontando e, ogni tanto, si lascia scappare qualche piccolo commento su quanto accadrà poi.
L’unica pecca, a mio parere, non è legata di per sé al romanzo di Yangsze Choo, ma al modo in cui è stato presentato. Credo che la sinossi, infatti, sia troppo prolissa e finisca per svelare snodi di trama che sarebbero potuti rimanere nascosti al possibile lettore.
Per concludere, La sposa fantasma di Yangsze Choo è un romanzo in cui la componente fantastica è strettamente intrecciata con gli elementi di folclore, in cui la cultura malese e cinese in Malesia cammina a braccetto con Li Lan, condividendo il ruolo di protagonista. Davvero una storia bella e sorprendente.
La prossima lettura
Il libro di cui parleremo il 15 ottobre è un’opera in inglese. Si tratta di On Earth We’re Briefly Gorgeous di Ocean Vuong, pubblicato dalla casa editrice Vintage.