Cosa è il bene? Cosa è il male? Tu lo sai? E sai che c’è sempre una Linea Gialla a dividere ciascuno dei due? Uno da parte, uno dall’altra. Sta a noi essere tanto bravi da capire da che parte bisogna porci. La linea gialla di Stefania Meneghella è, a mio avviso, un libro riflessivo e che a me, sinceramente, ha trasmesso tanta malinconia: alle volte dimentichiamo – o fingiamo di dimenticare – che a questo mondo non tutti sono nati sotto una buona stella e che ogni giorno queste persone devono rimboccarsi le maniche e lottare: che poi lo facciano nel modo giusto o sbagliato a loro poco importa perché ciò che conta è riuscire ad emergere.
«Il mondo di Adham, come quello di tutti noi, era diviso in due. In due: come il bene e il male, come la forza e la fragilità.»
Questa è la storia di un bambino, Adham, che bambino non è mai stato, questo è il racconto della vita di Qualcuno che è dovuto crescere troppo in fretta, che troppo presto ha dovuto abbracciare la vita degli adulti, quando invece a quell’età i bambini sono soliti abbracciare i propri peluches; e così questo giovane fanciullo ha scientemente scelto una vita fatta di cose sbagliate ma che lui – sentendo quella bramosia di emulare il padre – ha ritenuto giuste; quel bambino così si è sentito potente, grande… ma un giorno questo suo mondo fatato, questa sua onnipotenza viene frantumata – assieme alla sua finta spavalderia – in mille pezzettini e quindi si ritrova a tu per tu con la propria coscienza: capisce che forse – e dico forse – quella strada che fino a quel momento ha percorso in lungo e in largo, ritenendola giusta, così giusta non lo era. Questo piccolo uomo si sentirà tormentato, talmente straziato che inizierà un lungo viaggio a ritroso nella propria vita, un viaggio che sarà profondamente introspettivo.
«Liberami, Dio. Liberami da questa oppressione, da questi pensieri che mi uccidono, e dal veleno che mi hai dato solo per essere me stesso. Liberami da questa cattiveria che sento dentro, da una famiglia che non ho mai avuto, da queste parole che dico solo per farmi male, e da questo mondo che mi ammazza a tal punto da farmi svanire. Sono polvere da sparo, lasciami volare via.»
Il libro si presenta così suddiviso: una introduzione rappresentata da un componimento in versi e un breve prologo, e tre parti. Nella seconda parte si trovano tre immagini che raffigurano dei personaggi particolari che avranno un ruolo chiave nella narrazione della storia; gli stessi, peraltro, si intercaleranno e si intrecceranno nella storia di Adham aiutandolo a capire e a capirsi, ma soprattutto faranno comprendere allo stesso l’importanza di taluni valori, valori che il nostro fanciullo aveva smarrito e dei quali rinnegava l’esistenza.
Il linguaggio è semplice, niente di complicato. La narrazione avviene in prima persona, e viene raccontata a seconda del personaggio che in quel momento ci sta raccontando. La storia, peraltro, prevede parecchi personaggi, taluni, come su detto, particolari quasi eterei, ma il vero protagonista di questo romanzo è Adham, anche se anche gli altri soggetti avranno un ruolo definito.
Nel corso della lettura troverai, ad interporsi con il normale svolgersi della vicenda, dei versi a mo’ di poesia riportati in un carattere più piccolo rispetto a quello normale del testo, talvolta questi versi si ripeteranno con una variante o con aggiunte nel corso del libro. Sono presenti digressioni, anzi, in questo romanzo assumono un ruolo rilevante.
Mio malgrado ho riscontrato anche qualche refuso, non so se ciò sia dovuto alla versione e-book; ad ogni modo si tratta di errori che potranno essere tranquillamente eliminati con una rilettura del testo: ho notato qualche spazio in più tra le parole, un inguaribile dove l’articolo indeterminativo necessitava dell’apostrofo essendo inguaribile rivolto ad una figura femminile, domandò dove l’accento sulla o finale non occorreva, fa elisione del verbo fare senza l’apostrofo; la parola affianco nella grafia unita ma che in questo caso non è considerato come verbo ma bensì inteso come a voler dire avere accanto, quindi la grafia corretta sarebbe stata a fianco.
Mi sono imbattuta, altresì, in questa frase «…era stata sparata» ove il verbo sparare si trova a reggere il complemento diretto riferito a persona, frase che viene usualmente utilizzata nelle Regioni meridionali; l’utilizzo della frase nel romanzo si incastra con il contesto nel quale la storia prende sviluppo, ovverosia ti dà visione e contezza dei luoghi ove gli eventi si svolgono anche se, a conti fatti, non viene fatto riferimento ad alcuna città.
«Solo. Solo, come lo sempre stato. Solo, come la mia famiglia ha creduto che io volessi stare. Solo, come i miei amici mi hanno lasciato.»
Questo romanzo mi ha fatto molto riflettere e mi ha trasmesso parecchia mestizia: ho letto di un bambino cresciuto troppo in fretta, di un ragazzino al quale è stata rubata l’innocenza, ho letto della sua solitudine, fondamentalmente. Il suo voler crescere troppo in fretta per compiacere ed essere guardato con occhi diversi dal proprio padre, il suo cercare, bramare questo affetto. Ho letto di un giovane fanciullo combattuto, dilaniato dal suo sentirsi un’ombra nera, un figlio del male, dal suo non sentirsi degno di attraversare la tanto agognata striscia gialla. Ho letto di un padre padrone, di una madre sottomessa, se vogliamo non solo in senso figurato e/o letterale, che non ha saputo tutelare il proprio figlio avvertendo questa sua mancanza come una colpa che le squarcerà il cuore. Ho letto tanta tristezza che conduce inevitabilmente alla riflessione. E quindi, secondo te, cosa ne sarà di Adham? Deciderà di saltare oltre la linea gialla? O non si considererà degno di oltrepassarla?