Andrea Frediani, ormai noto scrittore di romanzi storici, pubblica un nuovo libro, ambientato nel pieno degli anni del consolidamento dell’impero romano
Ogni volta che leggo un romanzo storico mi chiedo: “chissà se sono in grado o meno di valutarlo correttamente”. Non sono un’appassionata di storia, non mi è mai piaciuto particolarmente studiarla, a differenza di tanti miei compagni di classe della storia di Roma mi importava poco o niente, quindi ammetto liberamente che non me ne intendo proprio. Dato che, però, qualcosa in più mi piacerebbe saperlo, un po’ per cultura generale, un po’ per curiosità, mi immergo volentieri nella lettura di un romanzo storico, con la speranza di imparare o approfondire qualcosa. Che poi si sa, se alla realtà si aggiunge un po’ di finzione, è ancora più facile ricordarsi nomi, battaglie, date, imperatori e così via. Sulla storia romana ho già letto diversi romanzi storici, tra cui La spada dell’impero, e non sempre mi hanno entusiasmata, vediamo se La guerra infinita è stata un’eccezione o meno.
Vediamo la trama
Spagna, 137 A.C. Quella tra i conquistatori romani e i ribelli celtiberi è una guerra sanguinaria, che sembra non avere mai fine. Muzio Spurio, veterano pluridecorato, ne ha abbastanza: ha deciso di chiedere il congedo e di tornare da quella famiglia che ha trascurato per troppi anni. Ma, dopo tanto tempo trascorso sui campi di battaglia, il vecchio soldato non è più lo stesso e il ritorno alla vita civile si rivela più difficile del previsto. E quando l’orrore travolge la sua stessa casa, portandogli via ciò che ha di più caro, Muzio comprende che non sarà mai libero finché durerà quel brutale conflitto. Accompagnato dalla figlia maggiore e dal suo amico più fidato, il veterano si avventura così in territorio ostile, tra feroci avversari e pericoli di ogni sorta, in cerca della propria vendetta e di una bambina rapita. I tre romani, divisi da anni di incomprensioni e di segreti, si confronteranno, si perderanno e poi si ritroveranno davanti alle mura di Numanzia, la roccaforte dove si sono rinchiusi gli ultimi ribelli. E proprio là, nella città-simbolo della più strenua resistenza al dominatore, oggetto di un implacabile assedio, si compirà il loro destino e quello della guerra infinita.
Il protagonista, Muzio Spurio
Fin dalle prime pagine è Muzio che ci parla. Vediamo la realtà che lo circonda dal suo punto di vista, critichiamo insieme a lui lo stile di vita insensato, esageratamente lussuoso, di tanti comandanti, non approviamo il disprezzo di certi soldati per i “nemici”, che vengono invece considerati da Muzio valorosi e coraggiosi. Il centurione Spurio ci appare fin da subito come un uomo dai saldi principi, giusto e onesto, stanco di una guerra che sta cominciando a considerare inutile e tormentato dai dubbi:
“Ma i romani no: i romani volevano tutto, avevano sempre voluto tutto.
Muzio nutriva da tempo dubbi sul diritto dell’Urbe di dominare quelle genti. Fosse stato al posto degli iberi, si sarebbe comportato allo stesso modo”.
Già all’inizio del romanzo capiamo che Muzio Spurio è un personaggio efficace e complesso; dopo anni di estenuanti battaglie torna dalla famiglia, ma si trova in difficoltà ad abbandonare i panni di soldato e indossare quelli di padre e di marito. La guerra, una guerra infinita e stremante, lo ha reso un uomo diverso, a cui ormai risulta difficile, se non impossibile, adattarsi alla vita civile e tornare al quotidiano. Al suo fianco abbiamo una figura di donna forte, la figlia Nevia, fiera, decisa, con le idee chiare, ma costretta a vivere una vita già scritta dalle convenzioni e dalla società. Molte cose, però, cambieranno per lei nel corso della storia. Infine, altro personaggio importante è quello di Arrio, fedele amico di Muzio, che si rivelerà una risorsa fondamentale per il centurione, una sorta di doppio di Spurio, in grado di bilanciare l’aggressività e la superbia dell’amico.
La storia e il ritmo
La prima parte, pur essendo introduttiva, procede spedita e ci fa immergere completamente nella storia e nei suoi personaggi. Anche l’ambientazione fa il suo gioco; la guerra contro i Celtiberi, per la conquista della penisola iberica, è sicuramente molto affascinante e decisamente interessante da approfondire, soprattutto se l’autore è abbastanza bravo da non edulcorare la realtà delle cose. E Frediani lo è. Ho apprezzato che i romani non fossero descritti come valorosi e perfetti guerrieri, come spesso leggevo al liceo nelle traduzioni dei testi di Cesare, che i nemici non fossero, al contrario, solo spregevoli cattivoni, ma che tutto fosse ben bilanciato, sfumato: non bianco, non nero, bensì grigio. Nella seconda parte il ritmo rallenta un po’, ma si arriva presto alla risoluzione della storia e al finale, che riesce nuovamente a catturare l’attenzione e a sorprendere, con una descrizione estremamente efficace della battaglia di Numanzia.
Nonostante La guerra infinita sia in sostanza un romanzo godibile, a maggior ragione per un appassionato di storia, alcune cose mi hanno lasciata perplessa, o perché non le ho capite appieno o perché mi aspettavo una diversa risoluzione. Se leggerai il libro probabilmente capirai di cosa parlo e saprai valutare se è una mancanza mia o se è effettivamente un piccolo difetto del libro.
Nel complesso, comunque,
direi che Frediani ancora una volta ha colpito nel segno e ci ha regalato una nuova avventura da leggere tutta d’un fiato.