Quando il caso irrompe nel quotidiano: La fermata dell’autobus, un racconto di 49 pagine in formato kindle, di Fabio Adso da Melk.
Finito di leggere un libro, breve o lungo che che sia, chi si propone di scrivere una recensione, deve necessariamente raccogliere i pensieri e tentare di analizzare quanto appena letto, da ogni punto di vista. Solitamente si segue uno schema mentale (almeno a me succede così ma non è una regola, ovvio) che va dal contenuto della storia in se, quindi la pura invenzione dell’autore, in base alle sue esperienze, alla sua fantasia, al messaggio che intende lanciare, alla forma, al linguaggio, allo stile di scrittura: cose queste, assieme ad altre, hanno tutte uguale importanza in un libro. O almeno sono questi i canoni che personalmente utilizzo nell’approcciarmi a scrivere una recensione che, ribadisco per l’ennesima volta, è e resta, un parere personalissimo. Perchè questa filippica ti starai chiedendo? Perchè, come sempre, quando mi ritrovo a dover “criticare” un libro mi pongo sempre davanti il punto di vista di chi scrive mettendoci il cuore e l’anima ed esponendosi al giudizio altrui. Immagino quanto una critica negativa possa far demoralizzare un autore, per questo motivo tento sempre di esprimere il mio parere costruttivamente ma con assoluta sincerità. (E poi, ribadisco, i gusti sono gusti, ognuno ha i suoi e se li tiene, come si dice).
E a questo punto andiamo alla recensione di La fermata dell’autobus di Fabio Adso da Melk (che penso proprio sia uno pseudonimo), pubblicato il Primo Ottobre 2019, in self-publishing, al momento disponibile solo in formato Kindle. La storia in se, sopratutto nel finale a sorpresa (che non anticipo è chiaro), potrebbe avere una sua bella originalità, per l’evoluzione che l’autore le fa avere, per la narrazione dove imprevisti e colpi di scena sono dietro l’angolo, proprio come a volte può capitare nella realtà. Lo scorrere dei giorni nella loro ordinarietà che viene, quasi per caso, stravolto da un evento che cambia il corso delle cose: una trovata senza dubbio realistica e allo stesso tempo originale. Una storia infarcita di erotismo e trasgressione mai volgare, anzi quasi formale. Ed è proprio qui a mio parere la debolezza del libro: come può una storia erotico-trasgressiva essere quasi formale? Me lo sono chiesto pure io ma è proprio questa l’impressione che ho avuto leggendo, una storia formale. O meglio scritta in stile formale. Il linguaggio usato, se pur corretto e scorrevole inciampa in formalismi che rendono il racconto quasi schizofrenico: alla trasgressività, all’erotismo, si contrappone uno stile di scrittura e un linguaggio che c’azzeccano poco con lo svolgersi dei fatti che è, per usare un linguaggio terra-terra, pruriginoso, lasciando perplesso chi legge o almeno così è successo a me.
Formale, descrittivo e impostato così ho trovato il linguaggio usato e il nostro autore non me ne vorrà spero, ma mi ha fatto pensare alle didascalie informative che descrivono dettagliatamente una foto. Ed è logico che un tale linguaggio poco si adatta alla storia del racconto che aspira a descrivere una passione ma che da l’impressione di una cronaca con sottofondo erotico. Salvando l’invenzione della trama che ripeto, ha dei tratti di originalità e sorpresa, si potrebbe riscrivere il racconto usando uno stile di scrittura e un linguaggio meno impostato, meno formale.
… ma intanto conosciamo meglio l’autore…
… anche se penso gli piaccia mantenere l’incognito e lasciare intorno a se un certo alone di mistero e di curiosità (non si spiega altrimenti l’aver preso in prestito il nome del co-protagonista di Il nome della rosa romanzo stra-famoso di Umberto Eco).
Fabio Adso da Melk scrive dal 2018, quando cioè ha cominciato ad avere una fonte d’ispirazione reale ed in carne ed ossa (come lui stesso mi scrive dopo che ho chiesto una piccola bio): una musa, la sua musa, Crystal (altro pseudonimo? A me sembra di sì).
Ha pubblicato nel Febbraio 2019 la raccolta di poesie Incontrasti il mio sguardo, ben 100 poesie scritte in soli 9 mesi (cito testualmente dalla nota inviatami dallo stesso Fabio)… e mi viene da pensare: accidenti, questa musa funziona come si deve! Scherzi a parte Fabio che spazia dalla poesia alla prosa, ha continuato il suo mestiere di scrittura con una serie di racconti di cui La fermata dell’autobus è solo un piccolo anticipo, in quanto conta di pubblicare l’intera raccolta entro il 2019, con il titolo La fermata dell’autobus e altri racconti.
Condivide con Crystal la passione per la poesia e una pagina social, a parte il sentimento che li lega. Insieme hanno anche pubblicato la silloge Lungo i sentieri di un sogno, 116 componimenti di cui alcuni scritti a quattro mani.
A me, “cultrice fanatica di versi e affini” verrebbe da chiedergli: ma come si fa a scrivere una poesia a quattro mani? Però forse è meglio che tenga per me certe domande quantomeno inquietanti…