Il Re di Carta: l’intreccio di due vicende lontane ma inconsapevolmente unite da un fitto mistero
Caro Lettore, oggi ti parlerò più approfonditamente del romanzo di esordio di Maria Elisabetta Giudici – che ti avevo già segnalato-. Il Re di Carta è un romanzo storico che vede l’intrecciarsi della vicenda del brigante Cesidio negli anni precedenti all’unità di Italia, e poi del suo discendente Dwight, e la vicenda di Margherita, una giovane italo-americana la cui storia si sviluppa nel pieno degli anni ’30-’40 del novecento. Apparentemente sembrano essere due mondi completamente distanti, ma sono in realtà legati da un profondo mistero che ruota attorno a una vecchia villa nel paesino di Pescosolido e a una scatola lì nascosta, contenente documenti segreti destinati a cambiare il destino del nostro paese.
Il romanzo inizia con il racconto delle vicende familiari di Margherita: in questo modo ci viene narrata la storia di tanti italiani che, in cerca di migliore prospettive, intraprendevano lunghi e difficili viaggi per raggiungere l’America, con la speranza di poter mettersi alle spalle timori e difficoltà e poter godere di una piccola fetta del tanto agognato “sogno americano”. Se quindi ci troviamo nei primi anni del novecento, poco dopo, quando la vicenda non è ancora minimamente vicina al suo vero e proprio inizio, veniamo catapultati in tutt’altro tempo storico- l’Italia del 1860– e ci viene presentata una vicenda completamente diversa: la storia del brigante Cesidio e del suo compagno Mario, incaricati di consegnare al Re Francesco II di Borbone importantissimi documenti. Il repentino cambio del piano temporale, crea un forte senso di disorientamento, tant’è che a primo impatto ho avuto la sensazione di trovarmi davanti a due libri completamente diversi. La vicenda di Margherita nei primi due capitoli è appena iniziata, perciò è molto difficile capire il nesso con la storia di Cesidio, e per farlo realmente bisogna avere pazienza e proseguire molto nella lettura. Oltre al senso di disorientamento, questo susseguirsi di alternanza tra i due piani storici di capitolo in capitolo rallenta notevolmente lo sviluppo della vicenda e in generale del proseguimento della lettura. Un altro aspetto che ho notato è la narrazione totalmente descrittiva: i dialoghi sono pressoché inesistenti. Questa mancanza crea una sorta di muro tra il lettore e il personaggio che ci viene presentato sempre sotto un unico sguardo, impedisce l’immedesimarsi con i protagonisti e lo rende un romanzo poco dinamico. Gli unici aspetti di dinamicità li troviamo nel finale, quando si arriva alla risoluzione del mistero.
Dal punto di vista temporale, l’autrice è riuscita a descrivere in maniera estremamente dettagliata i diversi piani storici che la vicenda attraversa: da uno sguardo più approfondito sul periodo dell’Unità d’Italia si passa a quella che è stata la storia dei nostri nonni e bisnonni costretti a emigrare nei primi anni del 1900, per poi arrivare all’estrema durezza degli anni delle due Guerre Mondiali. Perciò se sei un vero amante dei romanzi storici questo libro fa al caso tuo. Un consiglio: armati di pazienza.