Ciao iCrewer! L’anno nuovo è da poco iniziato e ha portato con sé un foglio bianco su cui appuntare le letture che verranno completate in questi dodici mesi (o, almeno, io faccio così, tu?). Oggi sono qui per parlarti proprio del primo nome che ho segnato nella lista del 2020: Il monastero, di Luis Zueco, pubblicato da Newton Compton editori.
Si tratta di un romanzo storico, terzo volume di una trilogia di libri autoconclusivi con ambientazione medievale, mediante la quale l’autore intende ritrarre nei minimi dettagli quei lunghi e complessi secoli di storia. Quindi, niente paura, per seguire il filo della narrazione non è necessario aver letto Il castello (2015) e La città (2016).
Come suggerisce il titolo, l’ambientazione principale dell’opera è il monastero cistercense di Santa María de Veruela, sulle pendici del monte Moncayo, in quella che oggi è la zona meno popolosa d’Europa, con una densità di abitanti per chilometro quadrato inferiore alla Lapponia e quasi uguale alla Siberia.
Come se non bastasse, dalla foresteria giunge fratello Cipriano, accompagnato da uno sconosciuto. Si tratta del giovane Bizén de Ayerbe, notaio reale con il compito di consegnare dei documenti con sigillo del re e delle bolle papali all’abate.
Per alcuni monaci la sua venuta è una sventura, per altri è proprio ciò che serviva per far luce sull’accaduto, ma è la somma autorità del monastero ad assegnargli il compito di scoprire la verità che si cela dietro l’omicidio.
E così Bizén inizia la sua indagine, scoprendo segreti, rivelando bugie e contraddizioni, smuovendo il terreno, fino ad arrivare alle crepe nelle impenetrabili mura di Veruela. Riuscirà a scovare il colpevole? O rimarrà invischiato fino a non riuscire più a muovere un passo? Lascio a te il compito di scoprirlo.
Se devo essere sincera, purtroppo questo romanzo non mi ha fatto impazzire. Non ho percepito la tensione, la suspance, elemento chiave di un thriller, e l’indagine stessa mi ha lasciato perplessa in parecchi punti. Oltre a ciò, ho trovato lo stile di scrittura un po’ pesante e, a volte, così ingarbugliato da costringermi a leggere nuovamente alcuni passaggi. E, forse sarà pignoleria da parte mia, ma ho riscontrato poca veridicità storica in alcuni dialoghi, soprattutto quando a parlare sono i contadini: un lessico troppo ricercato e fluido, per appartenere a personaggi che, secondo la trama, non si sono mai allontanati dalle pendici del monte e hanno passato la vita a sgobbare e servire i monaci.
Al di là di ciò, le descrizioni dell’ambientazione sono magistrali e molto dettagliate; ci permettono di avere una chiara visione di ciò che circonda Bizén; ci aiutano ad orientarci in quel labirinto che è il monastero.
I personaggi sono molti, con varie sfaccettature e tutti con le proprie particolarità. Quasi nessuno rimane lo stesso dalla prima all’ultima pagina: ognuno è costretto a svelarsi ed esporsi. La storia di questi monaci è il chiaro esempio che, per quanto si cerchi di nascondere la polvere sotto il tappeto, lei rimane lì, in attesa del momento giusto per tornare a posarsi ovunque.
Bizén è colui a cui viene prestata più attenzione, un po’ perché è attraverso i suoi occhi che vediamo la maggior parte della storia, un po’ perché finisce sempre per essere coinvolto, anche quando lui per primo non lo vorrebbe. Nel corso della narrazione, prende consapevolezza di sé, delle sue capacità. Impara a fidarsi delle intuizioni, dell’istinto, e trova il coraggio di agire.
Ho molto apprezzato il glossario dei personaggi a inizio volume (come già detto, sono davvero molti e il rischio di confondersi è dietro l’angolo), così come i chiarimenti sulla struttura di una giornata all’interno del monastero, e le note storiche in conclusione. È quasi commovente il legame che l’autore dimostra con il luogo che gli ha dato i natali, rendendolo ambientazione ideale per un romanzo del genere. Una terra di confine, in cui leggende e usanze popolari hanno perdurato nei secoli.
Bella anche la cover; trasmette serenità e chiarisce subito qual’è lo sfondo della narrazione.
Luis Zueco è nato in Aragona, a Saragozza. Non è solo scrittore, ma anche storico, fotografo e ingegnere industriale, nonché vicepresidente della Asociación de Amigos de los Castillos de Aragón. Dei tre romanzi che ha scritto, Il monastero è l’unico pubblicato da Newton Compton.
Aiuto! SPOILER..
io non ho capito il finale.. alla fine dove avevano nascosto il corpo dell’infante??
Ciao Vevi! Purtroppo, spero tu capisca che non posso rispondere in modo diretto, altrimenti farei uno spoiler gigantesco a coloro che devono ancora leggere questo romanzo. Bizen e anche altri personaggi pongono più volte questa domanda e se, come loro, vuoi provare a vederci chiaro, ti consiglio di rileggere con attenzione l’ultima parte del libro. Mi spiace, ma già così credo di aver quasi sconfinato nell’anticipazione, quindi mi è impossibile dirti altro 😉