Il libro di Giuseppe M. Todaro ha ricevuto molte recensioni positive, dovute al fascino delle atmosfere gotiche presenti nella storia e a un personaggio incredibilmente intrigante.
Il demone di Praga (luglio 2017) ha la capacità di affascinare il lettore fin dall’inizio, grazie a descrizioni che uniscono il macabro con il gotico, la bellezza delicata tipica dell’Art Noveau con quella baroccheggiante, più potente e complessa. Fin dalle prime pagine si sa che si incontreranno misteri, cose straordinarie, avvolte da aloni di misticismo e suspense.
Nel libro viene narrata la storia di uno strano personaggio, Alfons Brahe.
Già questo cognome potrebbe suggerire qualcosa a molti lettori, far tornare reminiscenze del liceo. Brahe come l’astronomo danese Tycho Brahe, al quale va riconosciuto il merito di aver teorizzato un modello diverso da quello tolemaico. Una pura coincidenza? No, andando avanti con la lettura si scoprirà come questo cognome non sia stato scelto a caso, ma sia collegato con lo scienziato.
Il libro si apre con un’efficace descrizione di Praga, dove una giovane donna, Hanna Hurt, sta osservando l’imponente chiesa di Santa Maria di Tyn, che, con le sue altissime guglie, dà, fin dall’inizio, un’atmosfera gotica al racconto. La ragazza, ereditiera di un impero finanziario in declino, deve incontrare il misterioso Signor Brahe per discutere i problemi dell’azienda. L’uomo vive isolato in una torre, con la sola compagnia del suo maggiordomo Josef. Non può esporsi alla luce del sole per cause che verranno attribuite inizialmente alla fotoallergia. La dimora è incredibilmente elegante, curata in ogni dettaglio e i dipinti del pittore Alfons Mucha, appesi alle pareti, rispecchiano la bellezza e la solennità del padrone di casa. Hanna passerà la sera con l’uomo, che durante la cena comincerà a raccontarle la sua vita, non certo comune, ma del tutto bizzarra e surreale. Tanto che la donna, fino alla fine, non crederà a una parola, attribuendo quella storia fantastica a vaneggiamenti di un uomo ormai vecchio e stanco. Questi continua a narrare, parlando della sua famiglia e di se stesso, che, nel lontano 1400, conduceva un’esistenza normale.
E qui i primi dubbi del lettore. Fin dall’inizio è chiaro che il libro è ambientato all’incirca ai giorni nostri. Il pittore citato, Alfons Mucha è vissuto a fine ottocento. Ma passato lo sconcerto iniziale e proseguendo con la lettura, i dubbi si sciolgono come neve al sole e ciò che c’era di anomalo nella trama torna a essere perfettamente normale.
Si scopre, infatti, che il signor Brahe non è l’uomo che sembra. L’incontro con un personaggio oscuro, il Monaco, lo ha trasformato in una sorta di demone. Una condanna che l’uomo non potrà mai spezzare e che gli provocherà infinite sofferenze, ma anche una voglia irrefrenabile di sangue. Il sangue, unica cosa che riesce a farlo andare avanti e a dargli forza. Vive molte epoche diverse, si trova coinvolto in vicende che ricoprono più di seicento anni. Incontra alchimisti, rabbini dediti alla magia, sette segrete, pittori, come Degas o Toulouse Lautrec, fino ad arrivare agli anni più bui della nostra storia, in cui si troverà al cospetto di Hitler.
Vediamo quali sono i punti di forza di questo romanzo
Nonostante l’efficacia descrittiva, potremmo pensare a un classico libro su una creatura demoniaca assetata di sangue umano. Ma Alfons Brahe è molto più di questo. Ed è per questo che il romanzo diventa efficace
Perché Brahe è sì un demone, ma una creatura che non è mai riuscita ad abbandonare del tutto il suo lato umano. Non ha più anima e si è votato alle forze del male, ma dentro di lui ci sono ancora passioni e desideri che risvegliano ogni volta quel briciolo di umanità rimastagli.
E questa è la vera condanna che lo spinge a vivere tra l’alternarsi di un accecante desiderio di morte, la volontà di redimersi e la fame, che ogni volta torna sempre più forte, costringendolo a uccidere. Come tutti i mostri che non sono abituati a essere tali, la sofferenza dell’uomo è infinita, bloccato in un’esistenza che porta solo dolore e perdite e che sembra condannarlo per sempre. È costretto a fuggire, a nascondersi; deciso a nutrirsi esclusivamente di animali per non dover continuare a uccidere uomini.
Un’esistenza destinata all’infelicità e scandita da una continua lotta tra impulsi e doveri morali, dettati dall’umanità. Il protagonista è quindi incredibilmente complesso e, se all’inizio può attirarsi l’odio dei lettori, finisce poi per conquistarne i cuori.
Ma la storia riesce anche grazie a personaggi secondari che il demone incontra durante la sua vita. Personaggi reali, che sono stati inseriti in vicende magiche e straordinarie e che sembrano prendere vita grazie alle caratterizzazioni molto vivide
Un esempio è il pittore Alfons Mucha, che diventerà intimo amico del demone e che avrà un enorme ascendente sul protagonista. Insegnerà all’uomo ad apprezzare l’eleganza, la letteratura e la musica, ma soprattutto la bellezza. “L’unica ragione per cui vale la pena di vivere in questo barbaro mondo è la bellezza“, bellezza che diventa un altro motivo di vita per Alfons Brahe, che riesce se non a sostituire, a lenire il bisogno di sangue.
Alfons Brahe riscopre quindi la bellezza e l’amore, grazie a Miroslava, una giovane attrice. Uniche cose degne in un mondo, secondo lui, ormai destinato alla rovina.
Similitudini che non possono non ricordarci un celebre personaggio di un altrettanto celebre autore.
Uomo incredibilmente bello, eternamente giovane, con un volto innocente e fresco, ma con un animo incredibilmente cattivo e malvagio. La passione per l’arte, per i dipinti e per la musica. L’amore per tutto ciò che di bello c’è nella vita, per la lussuria. Un’amicizia fortissima con un pittore, una passione travolgente con una giovane attrice. Un essere maledetto e dannato come il personaggio più famoso di Oscar Wilde, Dorian Gray.
Per concludere
Si tratta di un romanzo appassionante che incuriosisce con le descrizioni della città e dei tanti personaggi reali che compaiono nella storia. Inoltre, ci troveremo di fronte a un finale a sorpresa che rivelerà i veri motivi per cui la ragazza è stata invitata nella dimora del fascinoso signor Brahe. Un colpo di scena che donerà di ulteriore complessità il personaggio e che chiuderà il libro con un finale che rimarrà come sospeso.
Un libro più che consigliato
Affascinante, che potrebbe rappresentare una metafora dell’esistenza umana, sempre in bilico tra gli istinti bestiali dell’Es e la severa censura del Super Io.