Il romanzo di Sarah A. Denzil, uscito il 29 gennaio 2018, ha riscosso un successo immediato ed è stato considerato uno tra i primi thriller dell’anno.
Il bambino silenzioso ha venduto oltre 400.000 copie, è in corso di traduzione in 15 Paesi e ha ottenuto recensioni positive che definiscono il romanzo “fenomenale“, “intenso“, “capolavoro“.
Vediamo intanto la trama:
È l’estate del 2006, Emma Price assiste al ritrovamento del cappotto rosso del suo bambino di sei anni, lungo il fiume Ouse. Fu la tragica storia dell’anno: il piccolo Aiden era sparito da scuola durante una terribile alluvione, era caduto nel fiume e poi annegato. Il suo corpo mai ritrovato.
Dopo aver passato dieci anni di inferno, in cui Emma si trova a fare i conti con depressione e alcolismo, la ragazza riesce finalmente a riacquistare un po’ di serenità. È sposata con l’uomo che l’ha salvata, incinta e le sembra di aver ripreso il controllo della sua vita. Ma il passato torna a imporsi prepotentemente: il suo bambino scomparso ritorna improvvisamente dal regno dei morti. Troppo traumatizzato per parlare, non risponde a nessuna delle infinite e insistenti domande che gli vengono rivolte. Solo il suo corpo racconta la storia di una sparizione durata dieci lunghi anni. Una storia di ossa spezzate e ferite che testimoniano gli orrori che Aiden deve aver subito. Perché Aiden non è mai annegato: è stato rapito.
Emma si trova a dover recuperare il contatto con un figlio che non ha più niente del vivace bambino che era scomparso dieci anni prima. Un ragazzo tormentato e pieno di dolore, che non riesce a esprimersi se non dipingendo. I suoi disegni sono vortici dai colori cupi che mostrano tutta la sofferenza e disperazione che l’adolescente ha sopportato e che continua a tenersi dentro. La madre non si dà pace ed è decisa a trovare il colpevole.
In una cittadina così piccola, dove tutti conoscono tutti, come fare quando improvvisamente non puoi più fidarti di nessuno? Quando tutti i tuoi amici sembrano mostrare una seconda faccia?
Cos’è che ha determinato il successo del romanzo della Denzil?
Nella storia si trovano sicuramente tutti quegli elementi che rendono un thriller avvincente e ben fatto. Abbiamo personaggi ambigui, sui quali non ci sentiamo mai troppo sicuri, che suscitano in noi mille dubbi e sospetti. Altri, con oscuri segreti e passati turbolenti. Una protagonista che va incontro a una trasformazione lungo tutto l’arco della storia e che cambia insieme a noi lettori. E forse è proprio questo il punto di forza de Il bambino silenzioso. All’inizio Emma Price ci appare come una madre che ha perso un figlio ed è distrutta dal dolore. Una figura che potrebbe molto facilmente diventare cliché e banale. Ma questo non accade.
Perché?
Andando avanti con la lettura ci accorgiamo di come la donna sia molto più di questo, vediamo la sua complessità e la sua profondità. Da ragazza giovane che sembra quasi trascinata dagli eventi, la protagonista prende sempre più vita, diventa nel corso della storia una donna, conscia del suo ruolo e decisa a seguire ciò che lei vuole e che ritiene più giusto.
Ma il romanzo colpisce anche per altri motivi. Non si tratta solo di raccontare una storia. Si tratta anche di portare alla luce riflessioni e verità scomode alle quali non sempre ci piace pensare.
Un esempio è l’inizio del capitolo 6, in cui la donna si chiede: “Esiste qualcosa che faccia vendere più giornali della morte?“. Una questione che tornerà più volte nel corso del libro. Una donna che ha dovuto soffrire la perdita del proprio figlio e che avrebbe bisogno solamente di rielaborare e di stare sola, con i suoi ricordi e il suo dolore. Che invece si trova su tutte le pagine di giornale, assillata continuamente da persone che le fanno le loro condoglianze, da altre che la incolpano per non essere stata una madre attenta. Incapace di potersi concentrare su di sé, sulla sua pedita, perché costretta a nascondersi e proteggersi dai media. Intrappolata nella sua stessa casa.
Ed è una cosa che fa riflettere. Basti pensare a quanto siamo attratti e interessati al macabro, allo scoop, alla notizia strana del giorno, senza renderci conto che dietro a quella storia pazzesca che stiamo leggendo o ascoltando vi siano delle persone reali e non personaggi di un libro o di un film.
Questo libro ci ricorda anche la volontà dei giornali e dei social di fare notizia, in ogni modo possibile. E quale modo migliore che dare al pubblico ciò che vuole? Una triste vicenda per la quale si deve trovare qualcuno da incolpare, per rendere ancora più interessante il tutto. E come per far questo non vi sia un limite a ciò che si scrive, ai particolari che si inseriscono e che vanno spesso a intaccare la vita di molte persone. Che fa capire come le parole andrebbero misurate e scelte attentamente perché quelle bastano per distruggere la vita di una persona.
Un’altra frase che colpisce è la seguente: “E la gioia? L’avevo provata, forse solo per un attimo? Avevo permesso a me stessa di essere felice che Aiden fosse vivo?“.
Con l’avanzare della storia ciò che Emma prova nei confronti del figlio cambia continuamente. Dopo la gioia iniziale di averlo ritrovato, di poter rivedere il bambino che aveva creduto morto, anche altri sentimenti si fanno strada in lei, pensieri che è difficile far emergere, perché non considerati giusti e normali. Spesso la protagonista arriva a chiedersi se non odi almeno un po’ il figlio, ricomparso all’improvviso nella sua vita, dopo che in dieci anni era quasi riuscita ad accettare la sua morte.
Ed è proprio in momenti come questo che emerge la forza e la complessità del personaggio, che non nasconde niente, prima di tutto a se stessa e che trova il coraggio di porsi anche domande alle quali non vorrebbe dare delle risposte, perché troppo dolorose e difficili da accettare.
Per concludere, Il bambino silenzioso è sicuramente un libro per gli amanti del thriller, ma non solo: la storia solleva interrogativi su molti aspetti della nostra vita quotidiana, sulle reazioni alla perdita, la rielaborazione del lutto, il confronto con sentimenti scomodi e contraddittori.