Caro iCrewer, innanzitutto buon anno!!! Siamo il primo giorno del 2020; spero che chiunque abbia potuto festeggiare la fine di un periodo e regalarsi un brindisi e quell’input emotivo per iniziare un altro interessante capitolo; già, proprio come in un libro, nevvero? Per quanto mi riguarda, posso dirti che sono entusiasta di poter iniziare l’anno appena giunto parlandoti di questo nuovo capolavoro di Alex Connor, autrice tra gli altri di Goya enigma, che ebbi il piacere di leggere qualche tempo fa, e che a ottobre dello scorso anno ha messo a disposizione dei suoi fan (io in prima fila) e titolato: I lupi di Venezia.
Il talento dell’autrice si era già fatto sentire sia con Cospirazione Caravaggio che con Goya Enigma, e devo ammettere che, almeno per quanto riguarda il mio pensiero, in questo romanzo ha superato se stessa e tutti i canoni standard per la costruzione impeccabile di una trama; nei dialoghi, nelle descrizioni dei luoghi e delle psicologie dei personaggi – che tra l’altro in questo romanzo sono tantissimi eppure non se ne perde mai traccia – non v’è una virgola fuori posto. Gli attori agiscono come dei soldatini irreprensibili appena l’autrice li richiama, assolvono al compito assegnatogli alla stregua di una rappresentazione teatrale magistralmente studiata, e soprattutto i fili comandati dagli attori sui protagonisti, e sul lettore stesso, non smettono un attimo di tendersi: portano ogni singolo elemento, fino alla fine, proprio dove doveva posizionarsi, interesse di chi si immerge nella lettura compreso; non ti mollano, ti tengono incatenato e ti guidano a scoprire i meandri di una città, di un popolo, di tutte le bassezze umane dell’epoca (ma, in fondo, di ogni epoca compresa la nostra) sciabordandoti tra flutti acquitrinosi e schiaffeggiandoti ora con un sole accecante e soffocante ora inghiottendoti tra le nebbie melliflue della laguna.
“Per i giovani rampolli più avventurosi della nobiltà veneziana, Marina era una fornitrice volenterosa e discreta: era in grado di rinfrescare u loro guardaroba con degli stili personalizzati: tuniche e calzoni trasparenti per i compagni dei ricchi omosessuali, fiocchi e campanellini dorati da legare attorno ai genitali e i pantaloni di seta fasciante con il cavallo apribile tanto amati dalle cortigiane. Gli ecclesiastici veneziani prediligevano fare sesso con sgualdrine che fingessero di essere dei fanciulli, e una sottoveste che appiattisse il seno femminile ma lasciasse scoperti i genitali era una trovata deliziosa.”
Tutto a Venezia aveva un prezzo, tutto a Venezia era concesso ma nulla era perdonato, se si pestavano i piedi agli elementi sbagliati. Tutti commerciavano e tutti potevano praticare i loro credi, ma il dio denaro controllava le menti di ognuno.
Ho selezionato una quantità industriale di stralci da poter riportare, per mostrare tutte queste mie impressioni attraverso la visione diretta della scrittura dell’autrice e ho deciso di riportarne uno, ma rileggerei tutte le 450 pagine seduta stante e non vi sarebbe un solo verso che non mi appagherebbe di nuovo. Si spazia così tanto, regalando quadri di vita di operai, contesse, cortigiane, pittori, apprendisti, ghettizzati e assassini che è praticamente impossibile sintetizzare in una frase effetto la genialità di questo racconto. E i lupi di Venezia? Ci si pone la domanda fino alla fine, fino all’ultima riga. E il finale è… niente, non si può dire niente che non rovini la sorpresa.
Posso solo quindi suggerirti, caro amico e lettore appassionato, di procurarti una copia di questo incredibile romanzo e di godertene ogni singolo paragrafo, evento, colpo di scena e sentimento, sia che tu appartenga alla categoria di amanti dei thriller, dei gialli storici, degli psicologici sia che tu ami immergerti completamente in viaggi in mondi paralleli, così, per il semplice gusto di trascorrere piacevolissime ore lontano, con la mente e con il cuore. A me, Alex Connor fa proprio quest’effetto.