“Ancora non sapeva che”, è questa l’espressione ricorrente che ci accompagna tra le pagine della Storia in I giorni più lunghi del Secolo breve di Andrea Coccia.
Ciao iCrewer! Come stai? Sai, di recente mi è capitato di leggere un libro che ho trovato molto interessante. La sua struttura, il suo contenuto, il modo in cui il tema è affrontato, l’insieme dell’opera in generale non è qualcosa che si vede così di frequente. Per questo ho deciso di parlartene: ecco I giorni più lunghi del Secolo breve di Andrea Coccia, edito da Ledizioni.
I giorni più lunghi del Secolo breve non si inserisce facilmente in una categoria. Non è un romanzo, non è un saggio. Non è poesia e non è piece teatrale. L’unico modo a cui riesco a pensare per cercare di dargli una qualche definizione, per mettergli un’etichetta che possa aiutare il probabile lettore, è usare parole simili a quelle dell’autore stesso: un insieme di articoli. Si tratta di quindici capitoli che si fanno carico dell’arduo compito di rivivere quello che viene definito il “Secolo breve”, il 1900. Se ci fermiamo a pensare a quanti sono gli avvenimenti salienti che hanno avuto luogo in quegli anni, ci rendiamo conto di quanto questo compito sia difficile. Due Guerre mondiali, una crisi economica e, per non farsi mancare nulla, fascismo, nazismo e Guerra fredda. Tuttavia lo sguardo dell’autore non si ferma qui; si spinge oltre, indaga nel profondo. Parla di fatti a noi più vicini, momenti della Storia a cui chi è nato nella seconda metà del XX secolo può dire di aver assistito. Giorni lieti, giorni tristi, tragedie, stupore. Tutti attimi indispensabili per capire il Presente, ma di cui non si parla poi così spesso.
Il testo, però, non svolge solamente la funzione di cronaca: s’impegna a farci capire che il Tempo, alla fine, non si ferma per nessuno. Sebbene possa essere difficile, quasi impossibile da concepire, la vita del mondo e degli uomini continua, a volte inconsapevole, a volte disinteressata a ciò che è accaduto o sta avvenendo. Ad esempio, mentre a Chernobyl si lottava per spegnere gli incendi nella centrale nucleare, a Londra i Cure concedevano un secondo bis ai loro fans.
Ho molto apprezzato del libro la presenza, alla fine di ogni capitolo, di un brano tratto da opere coeve agli anni analizzati. In questo modo è possibile farsi un’idea più ampia, precisa e concreta di ciò che gli scrittori di quegli anni pensavano.
Il continuo cambiamento di punto di vista, gli spostamenti geografici così repentini fanno sì che il lettore abbia una visione di quella specifica giornata molto più ampia rispetto a come vengono trattati, di solito, gli avvenimenti storici. E sono sempre questi focus diversi che permettono di incrociare lo sguardo di personaggi a noi noti, ma in contesti completamente differenti. Una sensazione elettrizzante.
Il linguaggio è scorrevole, efficacie. E’ mutevole, così come sono mutevoli le personalità a cui presta la voce. Da un modo di esprimersi aulico a uno più colloquiale, il tutto a un solo capoverso di distanza.
La cover mi ha subito ricordato la prima pagina di un quotidiano, scelta azzeccata se si considera che tutto ciò di cui si legge in quest’opera è stato titolo di apertura nei giornali di tutto il mondo.
Un libro piacevole, che si può leggere dal primo all’ultimo capitolo, viceversa, o semplicemente scegliendo la data che più ci interessa.
L’autore
Andrea Coccia è un giornalista freelance molto attivo: nel 2005 ha fondato una rivista letteraria indipendente, El Aleph. Dal 2012 è membro del collettivo L’antitempo, che ha ricevuto il 41° Premio Forte dei Marmi per la Satira Politica, nel 2013. Nel 2014 ha partecipato alla fondazione del primo progetto italiano di slow journalism: Slow News. Infine ha curato la pagina culturale de Linkiesta dal 2013 al 2018.