Un romanzo-verità che riporta alla vera essenza della natura umana, al di là di ogni condizionamento che l’uomo impone a se stesso.
Giuseppe Festa è laureato in Scienze Naturali e si occupa di educazione ambientale. Ha pubblicato diversi romanzi: Il passaggio dell’orso (Salani, 2013; Mondadori Scuola, 2014), L’ombra del gattopardo (Salani, 2014), La luna è dei lupi (Salani, 2016), Cento passi per volare (Salani, 2018) e I figli del bosco (Garzanti), tradotti in diverse lingue. È fondatore e cantante dei Lingalad, con cui tiene concerti in Italia e all’estero. Protagonista e sceneggiatore del premiato film documentario Oltre la Frontiera, è autore di diversi reportage sulla natura trasmessi dalla Rai.
nON DOVREMMO TEMERE IL LUPO MA IL FATTO DI ESSERCI ALLONTANATI DAL NOSTRO ESSERE LUPI
L’uomo con i suoi adattamenti ha dimenticato la libertà. Ha dimenticato il suo essere creatura libera, immerso in una natura a sua misura, ha dimenticato… e si è creato gabbie dove rinchiude la sua vita e il suo innato spirito di libertà. I lupi, particolari creature dei boschi, questo lo sanno. Il loro istinto naturale li spinge ad essere figli e signori dei boschi, la legge scritta nel loro DNA, la fierezza e la diffidenza che li caratterizza, richiamano ad uno stato primordiale, lo stesso stato in cui l’uomo primitivo dovette trovarsi all’inizio della sua storia sulla terra
[amazon_textlink asin=’8811604095′ text=’I figli del bosco,’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’92217253-09ca-11e9-8827-31d6a52f0cba’] romanzo-verità di Giuseppe Festa, edito da Garzanti, riporta all’esperienza realmente vissuta dai volontari del Centro Monte Adone per il recupero e la cura degli Animali Selvatici, sull’Appennino Bolognese.
Due cuccioli di lupo, Ulisse e Achille, strappati ad una morte certa, vengono curati e cresciuti da Elisa che diventa la loro mamma umana, stabilendo con essi e con Ulisse in particolare, un rapporto affettivo simile a quello che una madre stabilisce con i suoi figli. Elisa li cura, li allatta, li cresce ma non solo, conosce il loro carattere, le loro inclinazioni (strano ma vero anche i lupi sono diversissimi fra loro, proprio come gli uomini) e arriva perfino ad anticipare le loro mosse e a conoscere i loro pensieri.
“Sono stati come figli per me. ma quando i figli crescono e mettono le ali, bisogna lasciarli volare”.
si commuove quando ricorda quei momenti ma è una commozione gioiosa intrisa di serena consapevolezza.
L’autore Giuseppe Festa, ha condiviso con Elisa l’avventura della crescita e tutti i momenti evolutivi dei due cuccioli e ne racconta con passione partecipata le vicende fino al ritorno nel loro habitat naturale, quasi doloroso per Elisa ma necessario.
I lupi creature del bosco, affascinanti con le loro gerarchie e regole, misteriosi, selvaggi e fieri, sono spesso vittime di pregiudizi, in un immaginario collettivo che li vede carnefici e aggressivi ma che ignora che se crescono a contatto con l’uomo, l’imprinting può condannarli ad una vita in cattività, come succede ad uno dei due lupi del romanzo, Ulisse, che non si adatta alla vita libera e, dopo alcuni mesi di libertà, ritorna a vivere nel centro dei volontari del Monte Adone, dove Elisa lo ha allevato. Sorte diversa invece per Achille, l’altro lupo rimesso in libertà: si riappropria della sua natura di animale libero e selvaggio.
Se vogliamo leggere fra le righe de I figli del bosco, i due lupi possono diventare la trasposizione umana di chi, come Ulisse, si adatta barattando la sua essenza di spirito libero, la sua libertà, con la sicurezza materiale di un pasto certo e di un rifugio sicuro, mentre l’altro, Achille, sceglie la libertà con tutte le sue incognite, sperimentandola e conquistandola giorno dopo giorno. Mi chiedo quanti di noi, messi davanti ad un bivio, e di bivi ne incontriamo tantissimi nel corso dell’esistenza, sceglierebbero la strada di Achille, abituati come siamo ai nostri recinti che offrono soltanto allo sguardo o alla fantasia orizzonti ampi e liberi.
Ripercorro la strada a ritroso, risalgo un pendio e a un tratto il telefono torna a vibrare. Lo schermo si riempie di notifiche e messaggi.
Spengo il telefono.
quando arrivo alla locanda, il giorno si è quasi addormentato.
NON mi sono perso. anzi. mi sono ritrovato.
Mi piace concludere così questa recensione, augurandomi e augurandovi di ritrovarci.
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Libro di Giuseppe molto simile ad un saggio, racconta le vicende di due lupi che debbono riambientarsi nella natura. A tratti molto commovente. Complimenti Pina ottima recensione tutte meritate le cinque stelle!
Più che un saggio un ‘reportage’ o un romanzo-verità. Molto bello, sopratutto per il messaggio che lancia.
Grazie a te Angelica…. ?