Caro iCrewer ecco la recensione de “I custodi della pergamena del diavolo” di Francesca Ramacciotti, definita da Carlo Martigli come “La signora italiana del thriller storico“. Edito da Newton Compton
Eccomi qua, caro iCrewer a parlarti, da brava thrilleriana quale mi autodefinisco, del secondo lavoro di Francesca Ramacciotti, “I custodi della pergamena del diavolo“, un intrigante romanzo ambientato tra il passato e il presente, tra la Pisa del 1100 e i giorni nostri.
Come detto, sono appassionata di thriller anche storici, di misteri e intrighi, di avventura e psicologie umane di personaggi sia del passato che del presente, e con questo avido spirito ingordo di emozioni mi accingo a leggere il suddetto racconto, certa che riuscirà a regalarmi piacevoli ore di intrattenimento. Debbo però, arrivata alla fine, ricredermi poiché nell’insieme non mi ha entusiasmato granché, e te ne spiego i motivi.
L’inizio è abbastanza “lento” e forse anche un po’ banale per quanto riguarda l’idea della trama: un furto a danno delle ricchezze della Chiesa, misteriosi mandanti sicuramente implicati politicamente, uno strano assassino che si aggira per le strade di una Pisa antica e poco sicura; nel presente, si descrive il ritrovamento di alcuni documenti misteriosi da parte di uno studioso che intende utilizzarli per affermare il suo successo anche come scrittore, e poi un’arrivista studentessa decisa a tutto pur di diventare famosa ancor prima di conseguire la laurea. I luoghi sia del passato che della Pisa attuale sono ben descritti mentre le caratteristiche fisiche e psicologiche dei personaggi a mio parere vengono poco enfatizzate; troviamo quattro attori protagonisti che si ritrovano a cercare un tesoro, a voler risolvere un mistero, e tra di loro non esiste alcuna empatia, nessun legame, nemmeno sentimentale, che intriga o attrae o fa porre domande o si sviluppa in un qualche modo durante lo snodo della trama; alla fine del libro sembra che sia stato solo un brutto sogno e che la vita vada semplicemente avanti, e almeno a me non è rimasta alcuna sensazione di aver vissuto un’avventura.
La scrittura è fluida, ma i dialoghi li ho trovati un po’ banali. Anche la scelta di sistemare i capitoli a ritmo regolare (un capitolo sul passato, il seguente sul momento attuale, e così via sempre con la stessa alternanza) hanno contribuito, a parer mio, a togliere suspense.
“Sono tempi difficili per la sacra romana chiesa, il vicepriore ha ragione. Quindi qual è il nostro compito? Operare per rafforzarne il prestigio e l’autorità” riprese Ubaldo con la sua voce profonda. Molte teste stavolta assentirono, a destra e a sinistra. Laddove Dotto divideva, il cardinale sapeva suscitare consenso. “Lasciamo un momento da parte la teologia. Vi chiedo, cari fratelli, la creazione di questo terzo luogo rafforzerebbe la chiesa?” Ubaldo si guardò intorno soffermandosi un attimo su ognuno dei presenti. Per quanto ogni monaco avesse già un’opinione, più o meno decisa, persino Deotisalvi si trovò a riflettere una frazione su quell’interrogativo”
Suspense che dovrebbe arrivare per via di alcuni delitti contro povere prostitute (nel passato) e dai giochi di potere esercitati da clerici di vario livello e grado, o da fanatici che (nel presente) commettono azioni illegali per seguire un ideale che ormai farebbe sorridere anche i bambini. Purtroppo molti capitoli scorrono così, a mio parere descrivendo una realtà noiosa e già utilizzata milioni di volte in altri milioni di racconti. Nelle ultime pagine finalmente qualcosa si muove, i segreti vengono svelati e… purtroppo non posso spoilerare, ma posso dire che il “diavolo” con la pergamena c’entra ben poco, a parte riferimenti metaforici ovviamente ma anch’essi sovrastimati, e per quanto riguarda il tesoro…. okay d’accordo, non posso dire niente, ma posso affermare che fuochi d’artificio emotivi non ne ho provati.
Non posso tacciare questo racconto come un pessimo racconto poiché non vi sono errori evidenti, due refusi al massimo a voler essere pignoli, e alcune sezioni le ho trovate interessanti, quindi ritengo che probabilmente la mia è stata un’esperienza assolutamente personale e altri lettori potranno trovare piacevole questo thriller.
L’ultima delusione, la cover: se il soggetto principale è questa pergamena, che non vedo rappresentata a dovere, di “custodi” di essa nel libro non se ne parla, almeno in senso stretto, e l’immagine nella sua totalità non mi riporta in alcun modo al fil rouge della storia.
Uno dei personaggi si chiama “Deotisalvi”. Ecco, ho pensato più volte, vista la fatica ad arrivare all’ultima pagina… “Deomisalvi da questo strazio“.
L’AUTRICE