Memore di quando ero solito addormentarmi con la mamma che mi raccontava le fiabe, nelle scorse sere, una volta infilatomi nel letto, sotto il piumone, mi sono raccontato le fiabe di Guido Catalano, quelle contenute nel suo ultimo libro Fiabe per adulti consenzienti.
Un libro che si legge con piacere, con tanta leggerezza, probabilmente quella di cui abbiamo bisogno in questo momento. Una raccolta di fiabe che fanno sorridere, divertire ma che, allo stesso tempo, lanciano spesso uno spunto per riflettere, rendendo il boccone amaro davanti alla realtà delle cose che si nasconde dietro una apparente leggera ironia.
Cosa voglio dire con questa affermazione? Vieni con me e continua a leggere…
Fiabe per adulti consenzienti di Guido Catalano
Come dichiara l’autore stesso, nella interessante prefazione che introduce Fiabe per adulti consenzienti, uscito per Rizzoli, questo libro è stato scritto durante il primo lockdown, quello che ormai nella linea del tempo inseriamo esattamente nella casella di un anno fa. Già un anno!
Guido Catalano dice che scrivere queste fiabe gli è servito per prendersi una pausa dalla realtà, per fuggire da tutto quello che gli stava intorno e per trovare un luogo sicuro e di svago in cui rifugiarsi. Come non capirlo? Del resto vale così anche per noi lettori: i libri diventano la nostra ancora di salvezza nell’oceano in burrasca che imperversa il nostro tempo, e la scrittura, qualora qualcuno di noi si cimentasse, risulta essere il posto felice in cui trovare ristoro. Almeno così vale anche per me.
Ecco perché sono molto contento che da un’esperienza come quella della quarantena e dell’isolamento forzato sia uscito un lavoro come questo. E come tanti altri, bisogna dirlo. Innanzitutto perché mi da la sensazione che non sia stato tempo perso e che nonostante il vivere del nostro corpo si sia molto limitato, quello dell’anima e dei pensieri abbia trovato comunque una infinità di strade da percorrere.
In secondo luogo perché Fiabe per adulti consenzienti è davvero uno spasso e pensarlo figlio di una pagina brutta della storia contemporanea gli rende ancora più i meriti della capacità che ha di far sorridere. Caratteristica che contraddistingue Guido Catalano da sempre: la dimestichezza nel giocare con le parole infilandone nell’ironia e nel sarcasmo, mescolandole poi con un ingrediente segreto che si potrebbe definire bizzarro.
Allo stesso tempo, e qui sta la forza dell’autore, la bravura è quella di saper nascondere dietro questi sorrisi che nascono spontanei, una amarezza che si lascia scovare soltanto andando più a fondo, ovvero non fermandosi alla lettura veloce e superficiale del testo.
Perché Fiabe per adulti consenzienti è un libro che si legge in un baleno. Le storielle nascono e muoiono nello spazio di una pagina e, spesso, lasciano il lettore spiazzato per il loro epilogo strozzato. Voglio dire che in molte di queste fiabe non c’è il lieto fine, eppure, c’è sempre un senso compiuto che impedisce a chi legge di aver rimostranze da portare sul piatto di chi le ha scritte.
Dimentica, amico iCrewer, il famoso “e vissero tutti felici e contenti”: in questo libro gli eroi finiscono male e i cattivi trionfano. Ma anche gli eroi salgono al trono e i cattivi muoiono. E poi ancora i cattivi e gli eroi si accoppiano. Non c’è nulla di scontato e nulla segue il canone di fiaba che abbiamo imparato nel nostro crescere a suon di albi illustrati.
Ho detto in apertura che, nelle sere in cui mi sono dedicato a questo testo, mi sembrava di essere tornato ai tempi in cui mia madre mi leggeva le favole; non voglio certo dire che Guido Catalano abbia interpretato nella mia fantasia la figura materna, sarebbe stato impossibile. Anche per il fatto che solitamente le fiabe di mamma mi facevano sempre chiudere gli occhi, mentre quelle di Fiabe per adulti consenzienti, in certe occasioni, me li hanno aperti.
Ed è questo il punto su cui ancora una volta batto il chiodo. Si ride, ci si diverte, ma allo stesso tempo si pensa. In più fiabe, dopo aver accennato un sorriso, mi son ritrovato a pensare: si, però se le cose stanno così, che tristezza! Colpa, o merito, del cinismo della scrittura di Guido Catalano, che raccoglie la realtà dei nostri giorni e della nostra società e la nasconde dietro a draghi, animaletti e situazioni al limite dell’inverosimile.
Su tutte, la mia preferita, è Fiaba della libraria triste, un testo breve – nove righe – in cui la chiusa catartica disegna la realtà che ci circonda in maniera puntale e precisa. In poche parole, si descrivono gli effetti della poca attitudine alla lettura del nostro popolo, messi a confronto di chi invece legge, pur costretto alla tristezza di essere una piccola élite. Una piccola fiaba, un grande capolavoro.
Il libro è arricchito dalle illustrazioni di Marco Cazzato, che con il suo talento e il suo tratto, trasforma il testo di alcune fiabe in veri e propri quadri che contribuiscono a rendere più forte il senso della storia.
In conclusione, penso che il modo migliore per descrivere questo libro, che mi è molto piaciuto e che consiglio di leggere – ideale in coda alle poste – stia nel sottotitolo che si legge sulla copertina, ovvero L’importante è saper ridere, anche senza il lieto fine. É così, e un messaggio del genere, in un periodo come quello che stiamo vivendo, suona davvero come una carezza per l’anima e per la nostra aspettativa di un futuro che somigli il più possibile al passato che ci sforziamo di non dimenticare. Perché non rinunceremo a ricordare la vita come l’abbiamo conosciuta fino a tredici mesi fa. Resisteremo anche grazie alle fiabe. E alla lettura.