Caro icrewer ricorderai benissimo che qualche mese fa ho avuto il piacere di realizzare una bella intervista con il Premio Strega Giovani 2019, Marco Missiroli, in merito al suo romanzo Fedeltà e al suo lavoro di scrittore. Intervista che si è rivelata piacevole e illuminante nell’ottica di una seconda lettura del libro. Si perché quello che ancora non ho fatto è scriverti le mie impressioni su questo romanzo, in quanto ho deciso, prima di lasciarmi trasportare dalle mie emozioni, di leggerlo una seconda volta.
E quindi eccomi oggi a parlare di questo splendido lavoro, che a mio avviso ha raggiunto meritatamente i risultati e i traguardi già menzionati, nel corso dell’anno passato.
FEDELTÀ: RECENSIONE
Fedeltà non è un romanzo che leggi qualche pagina la sera quando vai a letto e poi, con gli occhi che si chiudono, appoggi sul comodino e ti lasci guidare tra le braccia di Morfeo come se niente fosse. No, proprio no.
Fedeltà è un romanzo che mi ha tolto il sonno.
È chiaro che questa affermazione è un po’ esagerata, ma spiega bene l’effetto che ha fatto su di me la lettura di questo romanzo. Una storia che fa riflettere in continuazione. Una storia che scava all’interno del lettore cercando di estrarne le verità ponendosi come specchio. Pagina dopo pagina non ho mai potuto fare a meno di guardare il mio riflesso sul vetro e pormi domande che spesso sono risultate scomode.
Circa tre settimane fa ho avuto il piacere di assistere ad un incontro con Missiroli, uno di quelli in cui l’autore più che presentare il libro dialoga con il pubblico partendo certo dal contenuto del romanzo, ma divagando su temi esistenziali che ti assicuro in questo libro gridano e splendono come i fuochi d’artificio.
Cosa è la fedeltà? Una sorta di contratto che firmiamo con il nostro partner in cui ci impegniamo a essere leali e rispettosi o anche una promessa che facciamo a noi stessi?
Essere fedele ai nostri coniugi equivale a essere fedeli a noi stessi? O una cosa limita l’altra?
Quale delle due fedeltà ha più valore per la nostra vita?
Ha più valore tradire se stessi o tradire una moglie o un marito?
Essere fedele nel mio matrimonio è così sicuro che sia un modo per essere fedele a me stesso? Alla mia indole?
Capisci che sono domande non facili, domande che ti mettono in seria difficoltà. Io poi, e a quell’incontro con l’autore l’ho anche posta al diretto interessato, l’ho messa anche su questo piano: essere fedeli allora, alla fine di tutto, vuol dire essere infelici?
Lascio a te lettore, dare la tua risposta a questa domanda, perché ovviamente non c’è una opinione corretta. Ognuno vive la sua vita secondo i suoi criteri e secondo le sue regole che sia chiaro, finché rispettano la libertà di chi sta intorno, sono tutte per lo meno non giudicabili. Almeno da parte mia.
Quel che è certo è che i due protagonisti del romanzo, Carlo e Margherita, di scheletri nell’armadio ne hanno parecchi e di pensieri che li mangiano dentro altrettanto. La storia parte da un malinteso, un presunto tradimento da parte di Carlo, insegnante che viene trovato in una situazione ambigua nel bagno della scuola con una studentessa, Sofia. Nonostante la negazione dell’accaduto, il dubbio prende dimora nel cervello di Margherita e si insinua come un cancro nella famiglia, nelle abitudini e nel rapporto tra i due. Non so se sia questa insicurezza, o questo non sapere, che spinge Margherita a cercare qualcosa d’altro. Altro che viene identificato in Andrea, il suo giovane fisioterapista.
Si innesca così un meccanismo che fa ruotare e incrociare le vicende di questi quattro personaggi, molto ben caratterizzati, al punto che quasi ci sembra di conoscerli e di esserci andati a pranzo insieme. Ma il segreto è tutto lì, nel fatto che tutti noi lettori siamo Carlo, Margherita, Sofia o Andrea, con tutte le nostre debolezze, le nostre paure e i nostri sogni infranti. Il nostro bisogno di evadere, di colmare il vuoto che ci si crea nello stomaco, di sentirci vivi e di non pensare mai che ormai la nostra strada sia segnata.
Di contro, a tenere insieme e a non fare disgregare il bandolo della matassa, c’è il personaggio di Anna, la madre di Margherita, che davvero si pone nella storia come un faro che data l’esperienza dovuta dall’età, illumina i percorsi che a stento i protagonisti riescono a percorrere. Non entro nelle dinamiche dei fatti, per non spoilerare. Anzi a proposito di spoiler, questo libro diventerà presto una serie Netflix e credimi, io non vedo l’ora di passarci le ore incollato allo specchio.
Fedeltà è scritto con la tecnica del piano sequenza. Ovvero si salta da un personaggio all’altro con un vero e proprio passaggio di testimone. A proposito di Netflix, proprio come avviene nei film. A me questa scelta è piaciuta tantissimo. Così come ho apprezzato la scelta di non avere capitoli, che credo sia figlia della continuità voluta da questo stile di scrittura. La storia non si ferma mai. È un continuo scoprire fatti, eventi, pensieri e sopratutto tanta normalità. La normalità del quotidiano dei personaggi, e di rimbalzo di tutti noi, visto attraverso i loro pensieri e il loro modo di viverlo, di accettarlo.
A far da contorno a tutta la storia c’è Milano. Splendidamente dipinta dall’autore e magicamente raccontata. Io sono di parte perché vivendoci a pochi minuti conosco molto bene ogni luogo descritto. Milano città che sa osservare il tuo vivere ma allo stesso tempo condizionarlo. Milano che ti chiama, ti brama e ti si infila nell’anima diventando un ingrediente del tuo pensare. Al contrario di Rimini, città provinciale che invece ti assorbe in maniera materna e ti protegge. Anche il capoluogo romagnolo ha un bel ruolo in questo romanzo.
Concludendo ti invito a leggerlo. Se sei una persona alla continua ricerca della sua strada, del suo senso della vita e del giusto compromesso tra la soddisfazione e l’insoddisfazione. Io per esempio ancora non l’ho trovato il punto G di questa enorme domanda esistenziale. Mi affido agli autori, ai cantanti, ai poeti e ai pittori, in modo che mi guidino attraverso le loro sensazioni tramutate in arte verso l’esplorazione del mio filo di Arianna.