Favola di New York di Victor Lavalle: un mix di generi frullati in salsa horror che se coinvolge da un lato, lascia perplessi dall’altro…
…proprio cosi caro iCrewer, raramente un libro mi lascia disorientata, quando succede il motivo risiede sempre nel non riuscire ad inquadrare bene e di preciso il messaggio che vuole lanciare, ovviamente quando il messaggio è palese fra le pagine.
Favola di New York, di Victor Lavalle, romanzo riedito da Fazi Editore, con la traduzione di Sabina Terziani, pubblicato in Italia nel Giugno 2019 è, a mio avviso, un libro che contiene diversi messaggi: è proprio per questo che può disorientare il lettore.
Cerchiamo di capire insieme il concetto che ho espresso sopra: ogni scrittore, a mio avviso (quando non scrive storielle di pura evasione) ha, nello stendere la trama di un romanzo o attraverso i personaggi che la animano, un messaggio da comunicare, un intento, un proponimento che, almeno nelle intenzioni, fa riflettere il lettore su un problema, una realtà, uno stato d’animo o un qualsiasi evento. Anche il genere fantasy, ha un suo messaggio intrinseco, pur se lanciato con personaggi e situazioni irreali. Ora, la storia di Victor Lavalle che ho appena finito di leggere, più che uno o due o, al limite, tre, messaggi ne lancia una mezza dozzina… forse troppi per un libro solo, perchè rischiano, come dicevo sopra, di disorientare il lettore.
Andiamo per ordine? Certo, andiamo per ordine: il primo messaggio sostanziale nella storia del libro Favola di New York, potrebbe essere la genitorialità, ossia la difficoltà di crescere un figlio con tutte le paure e le responsabilità che comporta e il rischio sempre dietro l’angolo, di compromettere i rapporti di coppia.
La protezione nei confronti del bambino, la difesa dai vari “orchi” che la società moderna sembra produrre a ritmo incalzante, compresa la tecnologia che coinvolge sempre più i bambini anche quando sono piccolissimi: ormai cellulari, tablet e altri simili arnesi sono in mano con estrema facilità a bimbi sempre più piccoli, con tutto quello che deriva. E questo potrebbe essere il secondo messaggio dell’autore, Victor Lavalle, nel libro.
Inoltre, (terzo messaggio) il pericolo più subdolo e se vogliamo anche più destabilizzante è quello che, inconsapevolmente o meno, arriva dagli stessi genitori: le debolezze, le insicurezze, le fragilità che un adulto-genitore si porta dentro, possono riversarsi sui figli e, senza arrivare ad estremi come quello raccontato in Favola di New York, possono produrre danni irreversibili nella psiche di un bambino compromettendone la naturale evoluzione. A volte i danni che produce un genitore nella vita di un figlio, sono ben più gravi di quelli che può produrre il mondo esterno.
L’incomunicabilità di coppia, quarto messaggio contenuto nel romanzo che sembra esplodere maggiormente quando i due neo-genitori si ritrovano stanchi, dopo tante notti in bianco, esauriti e compressi dal nuovo ruolo a cui, probabilmente nessuno giunge veramente preparato: si impara, forse con fatica, a diventare genitori e a mantenere vivo il dialogo e il rapporto di coppia che inevitabilmente cambiano con la nascita di una figlio.
Altro elemento attorno a cui ruota la storia raccontata ne la Favola di New York, è l’imprescindibilità dalla tecnologia che diventa una vera e propria dipendenza per alcuni dei personaggi. Computer e cellulari, fedelissimi appendici, usati per esercitare controllo a tutti i livelli anche a scopo non propriamente buono e giusto. Anzi, Victor Lavalle, ne fa nel suo libro degli strumenti quasi diabolici, usati e gestiti come strumenti del male.
E se proprio non vogliamo trovarne altri (ma potrebbero essercene ancora) l’ultimo messaggio è quello dell’inganno, della doppiezza nei rapporti umani: personaggi che in un primo tempo sembrano buoni ed innocui si trasformano da una pagina all’altra in veri e propri mostri, pronti a tradire ed approfittare della fiducia altrui.
Come vedi, Favola di New York, ha tanta carne sul fuoco, come comunemente di dice, forse troppa: potrebbe essere un pregio ma, a mio avviso, è un limite perchè il lettore rischia di restare frastornato da troppi messaggi. Inoltre tutta la storia è intrisa da una specie di follia serpeggiante, che si va dipanando nel corso degli eventi raccontati e che sembra quasi esplodere alla fine. I continui cambiamenti di scenari, a volte da una pagina all’altra e non sempre legati fra loro, l’immersione in paesaggi quasi onirici e irreali, tanto che il lettore può dubitare leggendo, se il protagonista stia solo sognando oppure la storia ha un suo reale presente. E ancora l’incontro con il soprannaturale che quasi si palesa ad ogni capitolo, dalla metà del romanzo in poi, lo stile gotico, la narrazione horror mista a fantasy, il mito, esplicato attraverso due favole presenti nel romanzo, una antica, Raperonzolo e una moderna, Outside Over There, lo psicologico e il tema del razzismo strisciante fanno del romanzo, un “troppo davvero troppo”.
Favola di New York di Victor Lavalle, colpisce proprio per la sovrabbondanza di temi, per il ritmo vertiginoso del racconto, per gli scenari che cambiano e si capovolgono continuamente che, a mio parere, sono il pregio ma nello stesso tempo il difetto del romanzo. Un favola che non è certamente una storia da raccontare ai bambini perchè capace di inquietare anche gli adulti, un’immersione dentro i mille aspetti della società e dell’animo umano: una favola colma di dolore, ma dove, dal fondo dell’abisso, alla fine brilla la luce della speranza. Come tutte le favole che si risolvono nel finale, anche questa stranissima storia ha un suo epilogo aperto alla speranza e a quell’anelito di felicità che ogni essere umano porta nel cuore.
L’autore visto da vicino…
Victor Lavalle è nato a New York, nel 1972. Laureato in inglese, è specializzato in scrittura creativa alla Columbia University. Esordisce in campo letterario, nel 1999 con una raccolta di racconti, Slapboxing with Jesus: Stories. In seguito scrive cinque romanzi (The Ecstatic 2002, Big Machine 2009, The Devil in Silver 2012, La ballata di Black Tom 2017, Favola di New York, il cui titolo originale è The Changeling 2017), i cui temi spaziano dal Fantasy, alla Fantascienza, all’Horror.
Victor Lavalle ha ricevuto molti riconoscimenti letterari, sopratutto e in particolare, per Favola di New York, romanzo molto apprezzato dalla critica e dal pubblico.
Attualmente insegna alla Columbia University e vive con la famiglia a Washington.