Fai bei sogni di Massimo Gramellini è uno di quei libri che ho osservato più volte in libreria: non l’ho acquistato tuttavia subito perché intuivo già dalla sinossi e dal titolo che avrebbe aperto in me sensazioni ed emozioni sovrastanti per il tema di fondo che percorre questa storia.
Direi che è giunto il momento di addentrarci quindi nella mia recensione!
Fai bei sogni di Massimo Gramellini: la mia recensione
Il romanzo di Gramellini è, da circa nove anni, tra i libri più letti perché l’autore e giornalista ha deciso di scrivere in modo aperto, pacato e coraggioso uno spaccato autobiografico molto intimo che lo ha segnato indelebilmente. Lo scrittore ha deciso quindi di intraprendere un cammino fatto di parole insieme al lettore accompagnandolo nelle tappe della sua fanciullezza in cui ha dovuto affrontare una tragica perdita: quella della madre.
Qui Gramellini non e più l’uomo adulto ma compie un salto indietro nel tempo per rivivere con gli occhi del Massimo – bambino quello che ha vissuto e sentito trasportando il lettore indietro di 40 anni.
Come vive il lutto un bambino? A cosa si aggrappa per cercare di rispondere alla tempesta di domande che attanaglia la mente? Cosa passa per la testa di un bambino che non sa esattamente il significato della morte? Questi sono i quesiti che l’autore vive dentro di sé in un mare di emozioni: paure, ansie, negatività con una costante che per lui è ragione di vita: cercare sua madre e trovarla ovunque ella si trovi. Capire se si tratta di un abbandono oppure se ci sono state altre circostanze che le hanno impedito di tornare da lui.
Soltanto allora sentii crollare il sipario di piombo dentro di me. Quell’illusione di riavere indietro l’amore perduto che mi aveva tenuto abbarbicato a un mondo immaginario per un anno intero.
Uno dei modi per tenersi al sicuro è sicuramente la fantasia: il piccolo Massimo si rifugia nella sua cameretta tra radiocronache a voce alta e l’immaginazione di essere un calciatore fortissimo o una rock star davanti al pubblico delirante.
Uno dei passaggi del libro che mi ha particolarmente toccato è la costante e ossessiva ricerca di affetto e di vicinanza fisica nei confronti delle varie figure femminili che incontrano il protagonista nel corso dei suoi anni e che, sentendosi rifiutato e non amato, non fa che incolpare sé stesso e le sue azioni.
Gramellini e l’amore per il Toro
L’unico canale aperto fra noi era il Toro. A cinque anni credevo che il Grande Torino fosse una favola. Papà me la raccontava per farmi addormentare, ma per fortuna io non mi addormentavo mai.
Io, che sono nata e cresciuta a pane e partite del Toro, sono rimasta particolarmente sorpresa dalla dedica che l’autore ha deciso di dare a una passione per lui importante che lo ha aiutato ad evadere con la mente e a diventare più forte.
Il padre – che ha un rapporto faticoso e di poca comunicazione con il figlio – intuisce che uno dei modi per creare del tempo di qualità con Gramellini è andare allo stadio a vedere le partite del Torino; il tifo, il senso di appartenenza a una squadra simbolo di resilienza e di determinazione fa sentire il protagonista non più solo ma partecipe di qualcosa d’importante che lo rende orgoglioso e felice. La passione per il calcio diventa una delle evasioni che la mente del Gramellini – bambino crea per colmare il vuoto della perdita della madre avvenuta in modo fulmineo causando un distacco tremendo per il piccolo Massimo.
La scrittura come elaborazione del lutto
Massimo Gramellini è riuscito attraverso la scrittura fluida intensa senza mai esagerare con la giusta dose di equilibrio ad affrontare un tema non semplice come quello della morte. Il giornalista torinese ha dato voce a chi nella vita ha subito una perdita e non ha saputo più elaborarla e trasformarla in altro. Un lutto ha bisogno di tempo perché è una ferita del cuore lacerante, sofferente che ha bisogno di pazienza, cure e amore.
Una crepa dell’anima che ha necessità di tempo per evolversi in un evento da accettare e incanalarlo nella nostra mente nel modo giusto per tornare a vivere.
Fai bei sogni è un inno alla vita, alla speranza, a non voltarsi indietro e a non lasciare che le paure ci facciano smettere di vivere. Un romanzo ottimista che invita il lettore a vivere la vita con un sorriso in più, senza rancori.