Mi capita sempre più spesso di provare la sensazione di avere le fette di salame sugli occhi, di rendermi conto sempre in ritardo di come le cose importanti e belle da conoscere siano state lì a portata di mano nonostante la mia colpevole distrazione. Questo libro che racconta la carriera di Ezio Bosso, scritto da Salvatore Coccoluto, ne è un esempio lampante.
Ora ti spiego perché:
Intanto va detto che Ezio Bosso.La musica si fa insieme, uscito per Diarkos nel mese di giugno, è la seconda edizione di questo testo dedicato al grande musicista torinese, aggiornato con il racconto degli ultimi anni di vita del compositore, quelli arrivati dopo il grande successo ottenuto al Festival di Sanremo del 2016, vetrina che ha dato una svolta alla sua carriera e aumentato la sua popolarità.
Dopo aver letto il libro, letteralmente divorato in due splendide serate, posso dire di sentirmi colpevole, per non aver mai approfondito questo autore e compositore, che, grazie al meraviglioso lavoro di ricostruzione storica e culturale, fatto dal critico musicale Salvatore Coccoluto, appare come un artista ricco di talento, umanità e leggerezza.
Ezio Bosso.La musica si fa insieme: Recensione
Dicevo, in apertura di articolo, che spesso sento questa colpevolezza di essermi perso in chissà quali futili interessi a dispetto di opere, valori e artisti che invece avrebbero meritato la mia attenzione e tutto il mio entusiasmo per via della loro grandezza. È un pensiero che, se non ricordo male, avevo già espresso celebrando la scomparsa di Philippe Daverio, una sensazione che ogni volta mi prometto di non voler più sentire e che, invece, sistematicamente arriva come una sentenza ogni volta che mi trovo davanti a una bellezza così grande come quella del maestro Ezio Bosso.
Una carriera, la sua, che era lì, da guardare, ascoltare e vivere da più di venti anni. E non è di consolazione il fatto che come me, altri milioni di italiani, abbiano dovuto aspettare quella sera del 2016 per conoscerlo, per vederlo suonare e per sentirlo dare vere e proprie lezioni di vita.
Vita che nel libro è ben raccontata attraverso un preciso lavoro di ricerca, da parte di Coccoluto, che mettendo insieme stralci di interviste, contributi di artisti che hanno incrociato il maestro nel loro percorso artistico, ricostruzioni storiche e ritagli di giornale, riesce a disegnare una traccia ben definita che ci rappresenta chi era Ezio Bosso. Senza se e senza ma.
Chi era, quale è stata la sua musica e quale il suo pensiero, in merito all’arte e, ancora una volta, all’esistenza.
Esistenza segnata dalla malattia degenerativa che lo ha colpito, ma mai del tutto affondato. I capitoli dedicati al periodo della rinascita, del buio che diventa luce attraverso la musica, sono senza dubbio i più toccanti e allo stesso tempo, i più ricchi di speranza. Specie in questo periodo di pandemia. È infatti riportato integralmente un post scritto da Bosso sulla sua pagina Facebook, che accomuna i primi mesi di lockdown alla sua esperienza di riabilitazione dopo l’intervento subito al cervello, nel 2011: parole che arrivano dritte al cuore e che dimostrano quanto questo artista fosse bravo con le note tanto quanto con i pensieri.
E poi tanta musica. Quella che deve essere, per missione dell’autore, un mezzo di condivisione, di apertura agli abbracci e di unione. È stato bello scoprire che Ezio Bosso non è stato solo Mozart, Chopin e musica classica, ma anche tanto, tanto, tantissimo pop.
E quando dico che la sua arte era lì davanti a me da scoprire, dico per davvero: bassista della band torinese degli Statuto per alcuni anni, autore di colonne sonore per grandi film di successo, collaborazioni importanti con Gabriele Salvatores, Roberto Saviano, Almamegretta e addirittura una amicizia con Billy Corgan, il cantante degli Smashing Pumpkins, tutti nomi che fanno assolutamente parte del mio mondo musicale di riferimento.
Brani pop, brani rap, contaminazioni di ogni tipo che lo hanno aiutato a diventare quel grandissimo maestro e autore di musica classica che era e che resterà per sempre.
E poi, grazie al libro, si scopre che Ezio Bosso era molto vicino al movimento Mod. Scoperta fantastica che mi ha fatto tornare con la mente a quella mattina in cui, in quinta superiore, il professore di inglese portò me e i miei compagni in aula video per guardare il film Quadrophenia, manifesto esplicativo di questo movimento cresciuto in Italia proprio a Torino.
Conclusioni
Ma anche un libro che mi ha fatto volare, che mi ha spronato a muovermi ancora di più in tutte quelle che sono le mie attività artistiche. Un libro, o meglio, una vita artistica, quella del maestro, che mi ha fatto chiudere gli occhi e sognare nuove contaminazioni con gli artisti che conosco e che ancora devo conoscere, che mi ha fatto essere fiero e felice di ogni parola che scrivo, nei miei lavori o semplicemente su un piccolo foglio di carta. Un libro che per forza di cose è da considerarsi come un vero e proprio inno alla vita!
E allora ecco che sorge una domanda, spontanea: può il racconto di una carriera muovere così tanto la fantasia, ancor più di un romanzo del genere narrativa?
Se si tratta di Ezio Bosso, assolutamente si!