Lo scrittore messicano F.G. Haghenbeck, di grandissimo successo in Spagna e in Messico, ha conquistato il pubblico tanto da aggiudicarsi una trasposizione su pellicola.
Dal romanzo verrà infatti tratta anche l’attesissima serie televisiva Diablero, firmata Netflix, che uscirà a breve in tutto il mondo. Le informazioni sono ancora poche, ma se volete saperne di più: Diablero: una serie messicana firmata Netfllix.
Il romanzo è un horror, con elementi sovrannaturali, immerso in un contesto storico molto interessante
Elvis Infante è un diablero, un cacciatore di angeli e demoni. Per guadagnarsi da vivere vende al mercato nero creature sovrannaturali, diventate ormai mera merce di contrabbando per lotte clandestine, le “Fosse”. Alle spalle ha un passato turbolento e una scia di morti. Aveva partecipato alla guerra in Afghanistan, ma non come semplice soldato; il ruolo da lui rivestito era stato sicuramente particolare. A capo di un’unità speciale, i “Diableros“, si occupava di rintracciare e catturare creature ultraterrene che si annidavano nelle grotte rocciose dell’Afghanistan. Il diablero viene contattato da un misterioso e composto sacerdote, che gli affida un nuovo caso: la cattura di un demone molto potente. Infante lo seguirà in questa missione, che andrà a rispolverare vecchi ricordi e un complicato caso di molti anni prima.
Riuscire a scrivere una storia originale con una base horror e sovrannaturale non è impresa facile, ma F.G. Haghenbeck sorprende
L’idea è originale. Nel libro non si trova quello che ci si aspetta, ossia una trama simile a tante altre e personaggi grotteschi o caricaturali. L’inserimento di creature ultraterrene, del magico e dell’esoterico, è funzionale a molto altro. Raccontando una storia fantastica di un mondo popolato da mostri, l’autore scava più a fondo, andando a parlare di molto di più. Di una realtà fantastica in cui esistono esseri non di questo mondo e uomini pronti a catturarli, ma non è così diversa dalla nostra. Un mondo dove convivono due realtà, una che si mostra alla luce del sole e una che si nasconde sotto la superficie, fatta di mercati neri e lotte clandestine tra creature catturate e costrette a combattere. Non troppo diverso dalle nostre lotte tra galli o tra cani, il tristemente noto “dog fighting”, forme di intrattenimento tuttora di moda in molti paesi, anche se illegali.
“E si scagliarono l’uno contro l’altro, perché in questo mondo non rimaneva più nessuna legge per la quale combattere. Le scimmie nude avevano vinto“.
Il ritmo del libro è frenetico, incalzante. I salti temporali efficaci e conquistano continuamente l’attenzione del lettore
Nel romanzo abbiamo tre filoni temporali da seguire. Il tempo presente, in cui seguiamo la nuova missione di Infante e del sacerdote; la guerra in Afghanistan alla quale aveva partecipato il diablero cinque anni prima; un caso, misterioso e per certi versi irrisolto, dell’anno precedente.
Tre storie che diventano una, con elementi che si intrecciano e personaggi che ritornano. Invece di raccontare in modo lineare una missione nei meandri dell’occulto, lo scrittore ha deciso bene di incasinare un po’ le cose, facendo uso di una struttura a matrioska, dove dentro una storia ne troviamo un’altra e un’altra ancora. Idea più che brillante, che ha reso il libro dinamico e sicuramente privo di quella piattezza che caratterizza molte trame, che di per sé sarebbero avvincenti, ma che vengono a noia dopo tre capitoli.
Ma se già la struttura è soddisfacente, c’è qualcosa di ancora meglio: i personaggi
Molti, fra la critica, hanno paragonato Diablo ai film fuori di testa di Tarantino. E leggendo il libro si capisce perché. La trama sicuramente sarebbe potuta nascere dalla mente geniale e allucinata del regista, che però ci avrebbe aggiunto qualche goccia di sangue in più. I personaggi, invece, ricordano, più che Tarantino, quelli del Grande Lebowski. L’Elvis Infante che ci viene descritto all’inizio sembra un mix tra il Drugo Lebowski, aria trasandata unita a una sorta di atteggiamento di serena rassegnazione, e l’amico Walter, il veterano fanatico della guerra del Vietnam. Il sacerdote, presentato come Nice Suit, uomo di poche parole e sempre vestito di nero, ha la compostezza di Vincent Vega, il John Travolta tarantiniano. Come non mancano scazzottate e battute ironiche alla Bruce Willis e un’unità speciale in guerra che, perdonate, non può non far pensare ai Mercenari di Sylvester Stallone.
I personaggi sono senza dubbio il punto forte del libro. Ognuno è caratterizzato a tutto tondo, tutti sembrano quasi prendere vita e sicuramente non è così difficile riuscire a immaginarli. Il che fa capire il perché della serie; se fatta bene, potrebbe risultare di ottima qualità.
Gli excursus storici fanno il loro gioco
Se c’è una cosa che non manca in questo romanzo è il contesto, il sottofondo storico. Interi capitoli sono dedicati a narrazioni storiche della guerra in Afghanistan, alle origini di usanze o alla storia di alcune creature. In poche righe, in modo breve e conciso, l’autore cuce attorno ai protagonisti un setting di un’accuratezza incredibile, che dà uno spessore alla trama e, soprattutto, regala un passato ai personaggi.
“A differenza delle mie opere più “letterarie”, questo libro è uno sfizio che mi sono tolto. Un romanzo in cui ho potuto giocare come quando leggo fumetti e mi sento di nuovo bambino.
Spero lo facciate anche voi. In fondo, smettiamo di essere bambini quando smettiamo di giocare. Io voglio giocare fino all’ultimo giorno della mia vita…“.
e un fumetto lo ricorda molto questo libro, che potrebbe benissimo diventare una serie comics del tipo “Elvis Infante e il mostro dalle mille lingue“, con luoghi e creature magiche che lo renderebbero sicuramente unico e con un anti eroe come protagonista. Al posto della giacca nera e camicia rossa alla Dylan Dog, una giacca militare, stivali alti e un crocifisso rosso intorno al collo.
I mostri prese
In conclusione
Il romanzo risulta talmente realistico ed efficace da far quasi sorgere il dubbio che non sia affatto una storia di fantasia, ma una sincera testimonianza di un vecchio diablero ormai in pensione.