Il libro di Carola Rackete del 2019, la recensione
Caro iCrewer, come ti avevo accennato nel precedente articolo, sono oggi a raccontarti l’esperienza di lettura del libro scritto dalla nota capitana (ma lei ama farsi chiamare “Capitano”) della Sea Watch, la nave privata che solca le acque del Mediterraneo per salvare chiunque abbia bisogno di soccorsi.
Perché ho letto il libro di Carola Rackete
Mi avevano colpito le offese di basso livello apparse sul social Facebook riguardo all’autrice del libro, tra l’altro non tanto come scrittrice ma semplicemente perché donna, o comunque perché personaggio molto discusso. Non mi ero interessata più di tanto alla questione che esplose nel 2019 riguardo al flusso migratorio divenuto chiaramente insostenibile, ma ho voluto analizzare Carola Rackete come persona che ha raccontato le sue esperienze e voluto dire la sua, quantomeno per capire cosa avesse spinto tante persone a criticarla. Magari senza nemmeno aver letto la sua opera.
La cover
Analisi del testo e dei contenuti
Se si va oltre la mera vicenda dei profughi bloccati per diversi giorni in mare a bordo della Sea Watch per motivi politici, si affronta la lettura semplicemente per quello che è: un personale punto di vista su determinati fatti e, cosa da non sottovalutare, una visione globale di ciò che sta accadendo a livello mondiale, in ambito socio-geo-politico e anche etico. Già solo per questo, posso dire che il libro di Carola Rackete è un volume da prendere in considerazione, per aggiungere un punto di vista al proprio e accrescere determinate consapevolezze.
Carola parla in prima persona e comincia il racconto partendo sì dagli eventi legati all’affaire politico europeo che ha segnato l’estate del 2019, ma con abili flashback ci riporta e ci informa anche su gran parte di quella che è stata la sua vita, la sua formazione, le sue esperienze in campo sia navale che umano. I discorsi sono costruiti bene e il testo scorre in maniera fluida, scandito da momenti di riflessione alternati a paragrafi informativi più tecnici.
Ciò che emerge sopra a tutto è la volontà di lanciare un messaggio: “cercate di capire fino in fondo il senso dell’immigrazione odierna“, pare voglia costantemente ribadire Carola. Perché si fa presto a dire “aiutateli a casa loro”, oppure “sono tutti uomini grandi e grossi e col cellulare in mano, quelli che sbarcano e invadono l’Italia”, ma la realtà è che la questione non è tutta qui. Proprio per niente.
Il libro di Carola Rackete mi riporta ad altri volumi, soprattutto un paio di Jonathan Safran Foer: Se niente importa e Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il mondo siamo noi: Ecco, una sorta di estremo avvertimento, di ultimatum, un grido d’aiuto, una goccia in un oceano di interessi economici, politiche dittatoriali, capitalismo estremo e impoverimento culturale generalizzato.
Verrà il secolo in cui l’uomo scoprirà forze potenti nella Natura
GIORDANO BRUNO