Oggi, per la rubrica Parole dall’Oriente, voliamo in Cina, grazie al romanzo autobiografico Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina (TEA) dell’autrice sino-britannica Jung Chang.
Jung Chang: il terzo dei cigni selvatici
Jung Chang nasce nella provincia del Sichuan, figlia di due funzionari del Partito Comunista Cinese. Sotto il regime di Mao Zedong, si arruola a quattordici anni, durante la rivoluzione culturale, nella Guardie Rosse, per poi studiare letteratura inglese presso l’Università del Sichuan.
Nel 1978, ottenuta una borsa di studio presso l’Università di York, lascia la Cina alla volta dell’Inghilterra, dove diviene la prima studentessa della Repubblica popolare cinese a conseguire un dottorato.
Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina, il suo primo romanzo autobiografico, la porta alla fama nel 1992, e le permettere di essere insignita dell’NCR Award, nella categoria miglior libro di saggistica, del British Writers’ Guild Award e del premio “Book of the Year” per il 1993.
Nel 2006 pubblica a quattro mani con il marito Jon Halliday un a biografia di Mao (Mao, la storia sconosciuta), a cui hanno fatto seguito L’Imperatrice Cixi (2015) e Le signore di Shanghai (2020).
Vive attualmente a Londra.
Curiosità su Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina
Fin dalla prima edizione di Cini Selvatici. Tre figlie della Cina, il romanzo fu al bando nella terra d’origine dell’autrice, spingendo Jung Chang a prolungare la sua permanenza in Inghilterra, dove vive tutt’ora. Il motivo è la totale sincerità e trasparenza con cui la Cina e la sua cultura vengono descritte nel romanzo, analizzate prima, durante e dopo la Rivoluzione Comunista. Tutt’ora il libro è considerato illegale in Cina, sebbene tra le 37 lingue in cui è stato tradotto è presente anche il cinese.
Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina: la mia recensione
Cigni Selvatici. Tre figlie della Cina è, appunto, la storia vera di tre figlie della Cina: l’autrice, sua madre e sua nonna. Tre generazioni a confronto, tre periodi della storia cinese, dal Regime Feudale al XX secolo, passando per la Rivoluzione Comunista.
La prima generazione, quella della nonna dell’autrice, racconta una Cina Imperiale, un’epoca buia per le donne cinesi, costrette fin da bambine a torture psicologiche e fisiche (un esempio, la pratica di fasciare i piedi, la tortura dei “gigli dorati”), vendute a importanti signori della guerra ancora ragazze, spesso destinate all’abbandono.
Questo primo cigno selvatico, la nonna di Jung Chang, scegli e però di fuggire con la figlia, la madre dell’autrice.
Inizia così il racconto di un nuovo periodo culturale cinese: l’occupazione prima giapponese, poi comunista. I genitori dell’autrice saranno funzionari del Regime di Mao, garantendo alla figlia uno stile di vita migliore, più agiato, ma in un contesto in cui solo pochi fedelissimi sopravvivono.
È in questo contesto che Jung Chang si arruola come Guardia Rossa ancora adolescente, vivendo e servendo sotto il regime comunista. La svolta sarà il suo trasferimento in Inghilterra, dove vivrà una società diversa, una vita migliore, che la spingerà a prendere le distanze dalla terra natìa.
Lo stile di Jung Chang permette di leggere un romanzo che espone la Cina, così attenta alla sua privacy, in modo trasparente, colloquiale. L’autrice racconta la sua vita, la cultura in cui è cresciuta, come se fosse al bar con noi, aprendoci gli occhi su quanto il Regime abbia nascosto a noi occidentali.
Uno dei temi su cui si insiste maggiormente è la narrazione del periodo della dittatura di Mao, periodo vissuto in prima persona dall’autrice, e durante il quale ha aperto gli occhi sulla realtà del suo mondo. Tramite il racconto della sua vita, Jung Chang ci parla della Rivoluzione Culturale, della campagna contro i critici della dittatura fatta passare da Mao come “movimento giovanile”, delle morti per carestia, della demolizione di opere artistiche vecchie di secoli.
Jung Chang ci racconta una Cina atroce, passata in meno di un secolo da uno stile di vita feudale a una dittatura comunista. Gli argomenti trattati, i personaggi e gli eventi descritti, di certo non rendono il romanzo di facile lettura: non un libro da leggere in un pomeriggio al parco, ma più una lettura da portare avanti, giorno dopo giorno, a piccole dosi, per permettersi di assimilare quanto letto prima di scoprire cos’altro l’autrice ha da rivelarci.
Nell’edizione TEA , inoltre, il romanzo è accompagnato da foto originali che ritraggono i tre “cigni selvatici”, le tre generazioni di queste donne così forti, ricordi che l’autrice ha scelto di condividere con i propri lettori, un modo per aprire totalmente la sua denuncia, e i suoi ricordi, a chiunque.
Parole dall’Oriente: appuntamento di giugno
Cosa leggeremo il prossimo mese?
Con Parole dall’Oriente di giugno ci spostiamo in Taiwan, con il romanzo fantasy Una magia infusa di veleno di Judy I. Lin, pubblicato da Mondadori.
Al prossimo appuntamento!