Un romanzo che spiega un’epopea: le immigrazioni e i sogni disperati di chi cerca un futuro migliore.
Quando, sul finire degli anni ottanta, cominciarono ad arrivare i primi barconi di immigrati in Italia, sopratutto dai Paesi dell’Est, nessuno avrebbe mai immaginato che il fenomeno assumesse, negli anni successivi, la portata che ha assunto in seguito. Dall’Albania, via mare, dalla Romania o da altri Paesi dell’Est, dall’Africa, (pochi ancora a quei tempi) arrivavano a migliaia con viaggi improbabili, spesso su mezzi di fortuna, relegando le loro tante speranze e impegnando quel poco o niente che avevano, in un futuro che prevedevano roseo, in Italia.
Albanesi e Rumeni, lasciavano la loro terra, devastata e impoverita dalla dittatura comunista, con il miraggio di un’America da trovare in Italia perchè così aveva raccontato loro la TV italiana (le cui onde larghe oltrepassavano i confini), quella commerciale in particolare, che in quegli anni, con i lustrini di un lusso facile e alla portata di tutti, prometteva felicità e ricchezza per chiunque… abbiamo visto in seguito, con gli anni duri della crisi, cosa ne è stato di tutto quel fulgore.
L’Italia, una terra promessa per la povertà e l’arretratezza albanese, a pochissimi chilometri di mare, una terra promessa a portata di sogno che ha mosso migliaia di donne, uomini, ragazzi e bambini alla ricerca di un futuro migliore.
Questo, è quello che succede anche ad Elty, il protagonista del romanzo autobiografico C’era una volta un clandestino, edizioni PubMe, che ho letto e con molto interesse, devo dire. Il titolo è già esplicativo del tema trattato e il suo autore, Eltjon Bida, albanese, è stato realmente un clandestino arrivato in Puglia con un gommone, assieme ad altri suoi conterranei, in uno dei tanti viaggi della speranza con il miraggio dell’America da trovare, qui, in Italia.
Eltjon Bida è nato a Bashkin, provincia di Fier, in Albania, figlio di un’insegnante, è arrivato in Puglia nel 1995, a soli 17 anni. Ha lavorato in campagna, ha fatto il venditore porta a porta e il portiere d’albergo. Ripresi gli studi, in Italia, si dedica adesso alla scrittura.
C’era una volta un clandestino, è un romanzo verità, la storia di un ragazzo albanese che conosce l’Italia attraverso la televisione e che parte, con pochi soldi e tanti sogni da realizzare, ad ogni costo. Ma non è una favola che si avvera, questo romanzo, è piuttosto la vicenda per niente facile di chi non si arrende, di chi lotta e non si scoraggia di fronte alle difficoltà. E’ la storia di un ragazzo che nei momenti più difficili sa affidarsi a Dio, sa inginocchiarsi e pregare, a modo suo certo ma con il cuore aperto. E il cuore di Elty è aperto all’amicizia, alla solidarietà, alla condivisione con chi, come lui, clandestino, si trova in difficoltà. Ha un cuore che sa amare e farsi amare, Elty, anche dalle ragazze che incontra in Italia, conquistate dal suo modo di essere.
Una storia di fatica, di duro lavoro e sacrifici immensi, di emarginazione, di vita difficile ma anche di solidarietà, di bella solidarietà da parte di alcuni, nel mare di indifferenza dei tanti. Una storia che potrebbe essere di oggi: ancora e più che negli anni passati, arrivano sulle nostre coste i barconi della speranza, stracarichi di vite che fuggono da un destino segnato dalla povertà, proprio come Elty 20 anni fa.
Una bella storia, scritta con il cuore. E, cosa assolutamente non secondaria, parte dei proventi della vendita del libro andranno alla Caritas di Milano, che ha aiutato Elty ad integrarsi e che gli ha offerto un piatto pieno e vestiti da indossare, quando non aveva un lavoro, ne una lira (non c’era ancora l’euro) in tasca.
“Queste sono mani di un lavoratore e non di un delinquente. Queste sono mani di una persona che ha sempre lavorato e non ha mai fatto niente di male a nessuno”
Riporto la frase che Elty dice ad un poliziotto, mostrando le mani di un suo amico albanese, perchè racchiude anche il suo status di ragazzo a cui la fatica non fa paura e che preferisce usare le mani per lavorare onestamente, senza cedere ai facili guadagni (come succede nel racconto a qualche altro suo amico che comincia a rubare per sopravvivere).
“[…] erano dure e screpolatissime. Erano come la corteccia di un pino anziano e le loro linee sembravano come quei canali che si formano sulla terra del deserto”
Pur nella semplicità del linguaggio e dello stile, è poesia questo libro, poesia di vita.
Una recensione bellissima di un libro che è proprio quello…. Elty sa trasmettere al suo lettore tutte le sue emozione in un modo fluido e accattivante. Ho pianto con lui e ho riso assieme. Ti lascia riflettere quanto le persone con niente apprezzino le cose piccole, un gelato a 3 gusti, la domenica libera dopo una settimana di duro lavoro., di come cerchiamo tutti un posto sicuro, la dignità e l’amore.
Sono contenta che la recensione ti sia piaciuta, il libro, come ho scritto, è piaciuto molto anche a me. Grazie Kate, alla prossima…
Che bella recensione! Anch’io l’ho letto ed è proprio come descritto più su: scritto con il cuore.
È uno di quei romanzi in cui traspare davvero la vita vissuta.
Grazie Paola….e non perderti i nostri consigli!
Un ringraziamento da parte mia e dell’autore.
Grazie per essere entrata nel suo mondo.
Grazie mille a te Emanuela. E grazie sopratutto all’autore, sono davvero contenta di aver interpretato bene la sua opera.