Ho letto con molto piacere e con molta attenzione questo libro che è uscito da qualche settimana e che è una raccolta di testimonianze che si interrogano sulla radio fatte da illustri esponenti di questo mondo mediatico, raccolte durante un incontro organizzato a Roma il 30 ottobre del 2017.
Cara radio non è un saggio sulla radio, non è uno studio sulla radio, non è un sussidiario della radio ma è un insieme di punti di vista su quella che è in questo contesto storico la funzione di questo mezzo di comunicazione che lo scorso 6 ottobre ha spento novantacinque candeline. In queste pagine ci si interroga se in questa epoca di web, di podcast, di immagini e di digitale, ha ancora un valore la voce trasmessa dalle radio. Si alternano aneddoti di addetti ai lavori, legati al passato delle trasmissioni radiofoniche, a esperienze personali, a pensieri su ciò che sarà il futuro.
Per me questo libro, Cara Radio, è stato un bello spunto di riflessione su quello che è il mio percorso radiofonico e perchè no, anche occasione di critica su quello che è il mio prodotto che offro all’ascoltatore.
Ti starai domando, caro lettore, che ci azzecco io con la radio, e hai ragione.
Faccio parte di questo mondo da quasi nove anni. Ho iniziato in una web radio molto amatoriale, proseguito in una bella realtà web della città di Monza ed ora sono fisso e stabile in una storica radio locale della provincia di Como da ben sei anni. Dico storica perchè è una emittente nata negli anni settanta, una delle famose “radio libere, libere veramente” che cantava Finardi, e che quest’anno compie quarantaquattro anni di attività al servizio del territorio in cui gravita. E’ una radio che nel suo piccolo, inteso come bacino di utenza, ha un discreto ritorno di pubblico e un ottimo ruolo nella realtà sociale del paese. Si trasmettono il consiglio comunale, le radiocronache della squadra sportiva del paese, gli eventi di particolare risonanza, oltre che una serie di programmi culturali e di intrattenimento (come il mio), in cui si da spazio ad artisti più o meno affermati per fare conoscere la loro musica, i loro libri o qualsiasi sia la loro forma di espressione. Non mancano mai ospiti famosi, artisti che fan parte del main stream culturale del nostro bel paese e ovviamente in queste occasioni si arricchisce il blasone di una radio che era, è e resterà sempre e comunque una radio di provincia. Non si può dire che non sia al passo con i tempi: ventiquattro ore su ventiquattro si ascolta in diretta in streaming sul sito ufficiale e anche scaricando una app gratuita. Non mancano i podcast dei programmi che spesso e volentieri sono condivisi sulla pagina Facebook. Da qualche mese ci siamo anche lanciati con un profilo Instagram che serve a dare un volto alle voci che da sempre si ascoltano sulla tradizionalissima e poeticissima FM.
E’ proprio questo il punto. Ma la radio oggi deve fare solo la radio o è giusto che abbia delle appendici sui social network? Il romanticismo di una diretta ascoltata dalla macchina è ancora in grado di vincere la praticità di un servizio on demand che ti permette di ascoltare un programma dove, come e quando vuoi?
Nel libro Cara Radio non c’è una risposta. Ci sono tanti punti di vista. Leggendo ho sottolineato (quanto è poetico ancora sottolineare le frasi che più ci colpiscono) alcuni pensieri che davvero mi hanno fatto innamorare ancora di più di questa scatolina, anche se oggi è praticamente impossibile darle una dimensione figurata, da cui escono la musica, le notizie e le voci. C’è chi sostiene che la radio è come un libro (e in questo sito un pensiero così ci va a nozze) perchè entrambi “ci portano dentro a un universo che dobbiamo costruirci noi, perchè dobbiamo in entrambi i casi immaginare i volti, le situazioni...”
Ecco dunque che si crea l’ossimoro del dovere usare la fantasia nonostante grazie ai social e alle web cam ormai in voga anche nelle radio ci sia poi così poco da fantasticare.
C’è un altro pensiero che ho sottolineato, e poi non svelo altro e rimando a te, se interessato, ad andare a leggere tutte queste “teorie radiofoniche”, che dice che la radio è viva! Eccome se è viva! “La radio impegna solo il senso dell’udito, ma coinvolge anche tutti gli altri. Evoca attraverso la percezione intellettiva dell’ascolto, la vista e l’olfatto, il gusto e il tatto”. E’ forse questa la forza che rende unica la radio?
Se hai letto con piacere la storia della mia piccola esperienza nella “mia” piccola radio locale allora apprezzerai questo libro, gli interventi sono per la maggior parte così: testimonianze, come ho già ampiamente detto. Ma probabilmente questo è un libro quasi esclusivamente dedicato agli addetti ai lavori e ai veri appassionati. Trovo difficile una lettura scorrevole e piacevole da parte di chi fruisce della radio soltanto come una delle tante cose che si possono vedere o ascoltare oggi. Io, che ci sono dentro, quindi, mi sento di dare un giudizio più che positivo a questa raccolta di emozioni “radiose”. ( Per questo termine dovrei cedere i diritti d’autore al mio collega speaker Fabio ).
Perchè chi fa la radio è radioso anche il giorno che il suo umore è uggioso.