Luca Bianchini è un autore che mi piace. Leggero, semplice, giovanile e al passo con i tempi. Un personaggio che apprezzo a tutto tondo, vista anche la sua carriera radiofonica che per me non gusta mai, che con questo Baci da Polignano conferma il mio piacere nel leggere i suoi romanzi.
Baci da Polignano è una classica lettura estiva, da fare sotto l’ombrellone o stravaccati sul divano alla penombra delle imposte chiuse per non fare entrare in casa troppo caldo, una di quelle letture che appassionano senza grandi richieste di concentrazione o di chissà quali viaggi filosofici, insomma puro intrattenimento fatto bene.
BACI DA POLIGNANO: IL LIBRO
È chiaro che la forza di questo romanzo sono i personaggi, già noti al lettore, in quanto Baci da Polignano è il terzo capitolo della saga famigliare che vede da un parte la famiglia di Don Mimì e dall’altra quella di Ninella: i due veri protagonisti di questo capitolo. Ma anche degli altri.
Mi piace molto la scelta da parte dell’autore di riprendere a raccontare la loro storia dopo sette anni. Risalgono infatti al 2013 Io che amo solo te e La cena di Natale, i due romanzi che hanno fatto conoscere all’universo letterario questi tanto amati personaggi che poi, alcuni anni dopo, hanno nell’immaginario comune conquistato un volto grazie alla fortunata trasposizione cinematografica del regista Marco Ponti.
Ho conosciuto questa storia, a suo tempo, leggendo La cena di Natale e poi recuperando il primo capitolo. Una storia alla quale è quasi impossibile non affezionarsi, ricca di tutte le controversie e le difficoltà tremendamente implicite nell’oneroso mestiere di amare.
In Baci da Polignano, i due innamorati Mimì e Ninella finalmente trovano terreno fertile per il loro amore che dura da una vita, e che la vita stessa si è divertita prima a dividere e poi fare incrociare rendendoli consuoceri. Un amore che sembra trovare finalmente la via di casa proprio quando i due si accingono ad affrontare l’ultimo tragitto della loro vita: quello che ruota intorno all’età matura con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Attorno alla loro tribolata storia, come per gli altri due romanzi precedenti, ruotano le vite dei loro figli, nipoti e parenti, tutti alle prese con matrimoni che scricchiolano, amori omosessuali difficili da digerire e improbabili eredità che gettano scompiglio nelle dinamiche famigliari.
BACI DA POLIGNANO: RIFLESSIONI
Su tutti i personaggi, a mio avviso, si erge la figura di Ninella, una donna con la D maiuscola che da sola è riuscita a crescere le figlie e a tenere insieme la famiglia, anche quando si trattava di digerire alcuni bocconi amari. Una donna che con il passare degli anni ha scoperto la libertà e l’importanza di andare oltre le chiacchiere di paese concedendosi finalmente quello che si merita: una relazione con un uomo più giovane, l’inseguimento dell’amore della sua vita che finalmente si è separato dalla tremenda consuocera e la capacità di scegliere per se stessa e non solo ed esclusivamente per assecondare gli altri.
Diverso è invece il ritratto di Don Mimì, uomo che dopo una vita passata con una moglie che non amava rimane completamente solo e in balia del suo non essere per nulla indipendente nella gestione della casa e del quotidiano. Un punto questo, che riconosco e che ahimè devo sottolineare. Mi rendo conto che, specie per la generazione prima della mia, quella nata negli anni cinquanta, per intenderci, l’uomo quando resta da solo è perso. Probabilmente perché si tratta di una generazione cresciuta con lo stereotipo della donna casalinga che doveva badare alla casa mentre lui, l’uomo alfa, doveva essere il sostegno economico della famiglia, mostrando così il petto.
Uomini che non sanno andare altre al piatto di pasta in bianco, che non sanno stirarsi un paio di pantaloni e che, ancora peggio, in balia degli amici che con qualche tempo di anticipo hanno sperimentato la nuova situazione di single, si reinventano giovani vitelloni rendendosi tremendamente ridicoli.
Fa un po’ questa figura anche Don Mimì, che durante la lettura ho sempre immaginato con il volto di Michele Placido, facendo riferimento al film, che mi ha quasi fatto una sensazione di tenerezza: da una parte in balia di una ex moglie che continuamente gli fa la guerra e dall’altra l’amore costante e infinito per Ninella.
Ma si può vivere una vita intera aspettando l’amore della vita?
Quanti di noi, o di voi, alla fine hanno vissuto davvero con chi ritengono il vero amore?
Vale la pena continuare a pensarci e aspettare che un giorno…?
Sono belle domande. Domande che leggendo Baci da Polignano trovano risposte positive anche grazie alle forti emozioni ben descritte da Bianchini nelle scene topiche in cui questa relazione finalmente spicca il volo e scioglie le catene. Parole e frasi tanto incisive e intense che mi hanno emozionato fino a farmi venire gli occhi lucidi, e, come sempre affermo, quando un lettore viene travolto dalle emozioni significa che l’autore ha fatto molto bene il suo lavoro.
La mia risposta, invece, in merito a questa questione è che dipende. Dipende da che vita si vuole fare.
Certamente vale sempre la pena di vivere un momento di felicità estrema anche se poi questa causa momenti di tristezza e disperazione, ma è altrettanto vero che l’attesa del vero amore non può diventare l’alibi per restare fermi e non prendere delle decisioni importanti.
Mi rendo conto che si entra in un terreno minato e molto difficile da affrontare, per questo lascio a te, caro iCrewer, la facoltà di fare le tue riflessioni in merito.
BACI DA POLIGNANO: CURIOSITÀ
Prima della riflessione finale, come ben sai, se leggi spesso i miei articoli e le mie recensioni, mi piace tantissimo segnalare la presenza dei libri nei libri, ovvero quando in un romanzo vengono citati altri testi. In Baci da Polignano sono presenti due grandi classici della letteratura, entrambi in lettura dalla protagonista Ninella.
Si tratta di Cime tempestose di Emily Brontë, non a caso un romanzo d’amore, e La lettera scarlatta dello statunitense Nathaniel Hawthorne, anche questo non inserito nelle mani di Ninella per caso.
E poi c’è Polignano a Mare.
Se il mio giudizio a questo romanzo saranno tre belle stelle piene, una sicuramente è dovuta all’ambientazione della storia. Anche in questo caso, tutto il merito va all’autore che con la sua scrittura dettagliata, evocativa ed emozionale riesce a far letteralmente trasportare il lettore nei luoghi magici di questo splendido posto a due passi da Bari. A maggiore ragione se il lettore, come me, non conosce affatto quello straordinario pezzo d’Italia.
Concludendo, dunque, Baci da Polignano è un libro che si legge piacevolmente. Scritto in modo da non rendere necessaria la lettura degli altri due romanzi che lo hanno preceduto, anche se conoscere il passato e la storia di ognuno di loro aiuta a entrare meglio nel vivo e sopratutto ad affezionarsi. Perché il genio dell’autore sta nell’aver creato personaggi che ormai fanno parte di noi. Personaggi che vanno oltre alle pagine del libro e che ormai conosciamo, anche grazie al film, e che personalmente, vorrei conoscere e frequentare davvero.
Dopo tutto siamo tutti un po’ Mimì e Ninella.
Un libro che suona come un perfetto copione cinematografico: non vedo l’ora.