Caro iCrewer eccomi arrivato al momento che ho sempre sperato non arrivasse mai: dover scrivere di un libro, Assolutamente musica, che non mi ha per nulla entusiasmato. È davvero difficile che io mi trovi in questa situazione: anche quando un libro non è eccezionale, infatti, trovo sempre il modo per scovarne dei lati positivi e sopratutto ho sempre il desiderio e la voglia di arrivare fino alla fine per conoscere l’epilogo, cosa che questa volta non è successa.
È inutile girarci intorno, la fatica nel leggerlo, il lungo periodo di lettura, e il fatto che mentre avevo aperto questo volume sul comodino, parallelamente ho letto almeno altri quattro romanzi, sono tutti indici del fatto che questo libro non era per nulla adatto a me.
Ecco il punto: non adatto a me, che non significa che il libro non sia bello, o che non sia di valore.
ASSOLUTAMENTE MUSICA: IL LIBRO
Intanto bisogna partire dal fatto che io adoro Murakami, e già te lo avevo segnalato quando nella rubrica dei nostri consigli di lettura ti ho proposto Norwegian wood, ed è proprio per questo che probabilmente sono rimasto deluso.
Assolutamente musica raccoglie una serie di dialoghi svolti tra il più famoso autore giapponese, Murakami, uno dei più letti nel mondo, e il direttore d’orchestra di fama internazionale Ozawa Seiji. Dialoghi, che vertono quasi esclusivamente sul mondo della musica classica e dell’opera. Essendo l’autore un grande appassionato e grande conoscitore di questa arte, ha deciso di mettere nero su bianco alcune interviste/riflessioni, fatte in diversi periodi della sua vita, con il suo grande amico direttore d’orchestra. Direttore delle più importanti orchestre del mondo.
Una trascrizione fedele di dialoghi, per l’esattezza sei, fatti tra l’appassionato e il professionista. Dialoghi tradotti in italiano da Antonietta Pastore.
L’introduzione è affidata a Murakami, che con la sua immensità narrativa, lascia presagire che il lettore farà un viaggio fantastico tra le note delle più grandi opere classiche: si spazierà tra Beethoven, Mahler, Mozart e tanti altri fino ad arrivare a parlare anche dei grandi direttori d’orchestra e dei grandi interpreti. Non mancano riferimenti a Pavarotti, al teatro alla Scala di Milano, a Claudio Abbado e ad Arturo Toscanini, giusto per ostentare un minimo orgoglio nazionale, come non mancano riferimenti al mestiere dello scrittore e a quello del musicista lirico.
La fine del libro, ovvero la postfazione, è invece affidata a Seiji, che congeda il lettore con una straordinaria semplicità e con un senso di gratitudine vero verso l’amico autore.
ASSOLUTAMENTE MUSICA: IL MIO COMMENTO
Come anticipato, Assolutamente musica è stato un libro pesante da portare a termine. Ma ci tengo a sottolineare un concetto: non posso dire che non mi è piaciuto. Semplicemente non è stato un libro adatto per me.
Innanzitutto perché conosco veramente poco di musica classica e di opera. Le mie esperienze a riguardo sono veramente nulle, se si esclude un disco di Tchaikovsky che ho comprato tanti anni fa per far finta di fare l’intellettuale alternativo agli occhi di una ragazza, e se si esclude una serata a teatro di qualche estate fa a guardare l’opera Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, messa in scena da una compagnia di artisti locali. Una serata che tra l’altro avevo molto apprezzato, in particolare al momento dell’aria più famosa, quella di Vesti la Giubba, meglio conosciuta come Ridi pagliaccio….
Nient’altro, se non forse, andando a rivangare ricordi scolastici, il Bolero di Ravel e le quattro stagioni di Antonio Vivaldi. (occhio che se vado a avanti a scrivere salta fuori che conosco molto più di quello che pensavo). Fatto sta che leggere trecento pagine di continui riferimenti tecnici, continue ricerche della differenza tra il suono di un trombone e quello dell’oboe, continui richiami alla ricerca di differenze tra un concerto eseguito in un anno piuttosto che lo stesso eseguito due anni dopo, sono risultate davvero troppo per me che non ho interesse verso questo argomento.
Posso dire che ho letto il libro sbagliato? Si, posso dirlo.
Anzi, ti chiedo, tu come ti comporti quando ti accorgi che non è aria? Lo abbandoni o lo porti comunque a termine?
C’è poi l’aspetto emozionale che invece mi ha molto coinvolto, nonostante sul piatto della bilancia sia stato decisamente inferiore alla noia dell’aspetto tecnico. Mi sono molto immedesimato nei salotti che ospitavano questi dialoghi. Ho immaginato i due grandi artisti, seduti ad ascoltare questi concerti, per poi commentarli insieme, davanti ad una tazza di tè. Una immagine affascinante, che mi ha portato alla mente gli anni in cui con gli amici ascoltavamo dei dischi in religioso silenzio, per poi condividere le emozioni e le impressioni. Chiaramente erano dischi di tutt’altro genere e tutt’altro impatto emotivo.
La capacità narrativa di Murakami resta di primissimo livello. C’è un piccolo capitolo, verso la fine del libro, in cui lo stile abbandona quello del dialogo e diventa per la prima volta di stampo narrativo. Murakami racconta la sua esperienza a fianco del maestro durante uno dei suoi seminari che ogni anno tiene in Svizzera per ragazzi che diventeranno futuri grandi musicisti. Sono le pagine migliori del libro. Con tutto il suo sconfinato talento Murakami porta il lettore in quei giorni. Lo fa sedere accanto a lui a gustarsi le sue giornate e il suo approccio alla scuola musicale. Peccato siano veramente poche queste pagine.
Infine, visto che prima ho accennato all’orgoglio italiano, c’è anche un aspetto che ci riguarda che un po’ mi ha colpito negativamente. Durante i dialoghi, durante i ricordi del maestro Seiji legati ai suoi innumerevoli concerti tenuti in tutto il mondo nel corso della sua lunga carriera, emerge che l’Italia è l’unico paese dove se uno spettacolo, per qualche motivo non soddisfa le esigenze del pubblico, si incappa in rimostranze e fischi.
Ora io chiaramente non so se siamo davvero solo noi, ma nonostante questo comportamento sia ampiamente giustificato dal maestro in nome del calore degli italiani e della assoluta competenza, a me un po’ viene da pensare che siamo quelli che per forza di cose devono sempre farsi riconoscere.
ASSOLUTAMENTE MUSICA: CONCLUSIONI
La domanda, dunque, è perché ho letto questo libro? Se non sono appassionato di musica classica, perché mi sono infilato nel labirinto senza via di uscita di Assolutamente musica?
Perché è stato un regalo. Un regalo del famoso amico che già ho citato quando ti ho raccontato del mio approccio a Murakami. Un regalo arrivato a Natale e quindi da onorare. Io credo che quando una persona decide di regalarti un libro è perché fa una scelta che pensa possa essere giusta per te. Almeno così faccio io. Mai regalerei un mafia romance , tanto per citare un genere, a un amico che so apprezzare le biografie sportive. E in questo senso, a detta del mio amico, questo libro è stato scelto per me per la mia grande passione per le interviste.
Vista così, Assolutamente musica, diventa un libro eccezionale. Magari sapessi io andare a scavare così bene nella mente degli artisti, partendo dal loro lavoro. Del resto i due autori sono due numeri uno assoluti nel loro campo, e il fatto di unirsi e convogliare il loro talento in queste pagine fa sì che il risultato sia di assoluto livello. Se però sei un appassionato di sinfonie classiche, perché altrimenti, rischi di dormire al primo atto.