Il Natale cela in sé quel fascino che sa di mistico e suadente, è come una calamita, attrae anche coloro che, in questo periodo dell’anno, si sentono un po’ come il Grinch: è mai possibile che esista qualcuno che non provi frenesia e fibrillazione per la festa più attesa dell’anno? Le TV vengono inondante di film e programmi a tema, e anche i libri che in qualche modo ne parlano cadono giù come irresistibili fiocchetti di neve. Leggere un libro che parli di una storia natalizia ti rilassa, ti emoziona, ti fa
Le protagoniste indiscusse di questo romanzo sono le donne, esattamente tre delle quali ti rivelerò soltanto i nomi, Annie, Eve e Palma; vivono delle vite parallele, nello stesso momento, nella stessa città, all’insaputa l’una dell’altra, tre donne diverse, sostanzialmente ognuna con il proprio carattere e le proprie peculiarità: un passato non facile e non sempre felice, un presente vissuto con la speranza che qualcosa di meraviglioso accada, un futuro incerto; insomma, ognuna di queste donna porta con sé il proprio personale bagaglio di emozioni che spesso, per paura, per riservatezza, o semplicemente perché preferisce così, lo tiene racchiuso quasi fosse un oggetto in vetro soffiato capace di infrangersi anche con un semplice tocco.
I sentimenti sono così: delicati e fragili, difficili da gestire e da controllare, un po’ come le montagne russe, no? Alle volte vanno su, in alto, tanto che ci sembra di poter acciuffare le bianche nuvole, altre volte, invece, ci portano giù in picchiata, questo è ciò che capita alle nostre tre donne; le stesse, difatti, si troveranno ad attraversare, lungo il tragitto descritto dal libro, questa altalena di sentimenti e di emozioni, attraverseranno fasi in cui si sentiranno morire dentro, fasi in cui, al contrario, si sentiranno talmente felici da spazzare via le nubi che oscurano il loro cuore, ma quanto dureranno questi momenti di felicità? Quanto quelli di tristezza? Questo non posso dirtelo io, per scoprirlo dovrai leggere questa tenera storia. E posso dirti che leggendola, non potrai fare a meno di commuoverti e di sognare assieme a loro, ti ritroverai totalmente immerso in quella che è la vera empatia, perché vivrai con loro tutto ciò che a loro accadrà.
Le tre donne, che dapprincipio non si conosceranno, ben presto, del tutto casualmente, e unite da un destino comune, si incontreranno e le loro storie, le loro vite si intrecceranno come fili di una stessa matassa, tanto che, poi, man mano che proseguirai nella lettura, non potrai pensare all’una senza l’altra.
Sono tutte storie che ti lasceranno qualcosa dentro, storie che ti faranno riflettere sul senso della vita in generale, sui sentimenti in particolare ma a me, personalmente, più di tutte mi ha colpito quella di Palma… una storia talmente profonda, talmente sentita, vissuta, anche triste, se vogliamo, che veramente mi ha segnata.
«Sentì salire le lacrime agli occhi, ma non pianse, perché aveva pianto abbastanza per una vita intera da bambina e non l’aveva aiutata per niente. Tirò fuori un fazzolettino di carta dalla tasca del cappotto e si soffiò il naso frenando le lacrime.»
Una storia triste sì, ma anche una storia d’amore, un amore delicato, puro, amore fatto di sguardi che si agganciano, parole che si sussurrano, abbracci che ti fanno sentire profumo di casa, carezze che ti cullano, insomma quell’amore che sa farti sognare e che ti fa capire quanto profondo il sentimento nutrito sia.
«Tommy allungò un braccio per circondarle le spalle, e si spostò verso di lei sul divano. Palma sentì che si voltava verso di lei e avvertì la pressione del suo petto contro il suo, ma non oppose resistenza e quel gesto arrendevole rispose alla domanda per entrambi, senza che fosse necessario dire una parola.»
Nel romanzo, però, a parte le storie principali delle tre protagoniste, si narrano, ed a queste si intrecciano, anche le storie di altri personaggi di minore rilievo, che potremmo definire secondari e/o marginali, anche se, taluni di essi, man mano che la storia prenderà corpo, assumeranno considerazione quasi quanto quelli principali. Ecco, questo aspetto mi ha generato un po’ confusione nella lettura: in certi momenti ho dovuto fare mente locale e ricordarmi di chi si stesse parlando. Io, personalmente, non avrei messo così tanti personaggi tutti insieme, un’unica volta. O perlomeno avrei dedicato a loro meno spazio, solo qualche accenno o al massimo qualche pagina. Mi sarei concentrata solo ed esclusivamente su queste tre donne sulle quali c’era molto da dire… anche perché, in una delle tre storie, nello specifico, l’aver introdotto un personaggio secondario, avergli dato importanza sempre maggiore, ha quasi distolto l’attenzione dalla storia principale.
Il libro è così suddiviso: si apre con un brevissimo capitolo titolato Il dono di Paul, poi si scorpora in tre parti e in ben settantasette capitoli. E, infine, un’ultima parte, che è quella finale, per l’appunto, dal titolo L’estate seguente. I capitoli, a loro volta, sono ripartiti – in numero diseguale – all’interno delle tre parti.
Man mano che ti addentrerai nella lettura, avrai ben chiaro il motivo per il quale l’autrice ha volutamente scelto di distribuire il libro in tre distinte parti – tutte, naturalmente, strettamente connesse l’una all’altra e ognuna complementare all’altra -. I capitoli, ad ogni modo, non presentano una lunghezza eccessiva, solo qualche pagina, e quindi se nell’immediatezza, dato il cospicuo numero dei capitoli, potresti pensare ad un libro infinito, ti posso rassicurare che così non è: è vero, il numero dei capitoli è corposo ma la brevità degli stessi, unita alla fluidità della storia narrata, te li rende leggeri e di celere lettura.
Il libro si presenta ben scritto e scorrevole. Non richiede una attenta concentrazione appunto perché il linguaggio utilizzato è di rapida comprensione. Devo comunque dire che i dialoghi, presenti in maniera diretta e mai indiretta, sono amichevoli, familiari, anche per via delle battute inserite. I refusi sono presenti in maniera minimale: ho riscontrato, durante la lettura, delle sviste inerenti l’utilizzo dei nomi, un personaggio veniva chiamato, ad esempio, con il nome di un altro, forse ciò, a mio avviso, dipende dal fatto che i personaggi inseriti all’interno del romanzo, come poc’anzi detto, siano parecchi e quindi ciò può essere giustificabile per tale ragione.
Il libro è narrato in terza persona e se all’inizio ogni capitolo è dedicato ad una delle protagoniste principali, man mano che la storia procede, in uno stesso capitolo vengono narrate le vicende di più personaggi. La voce narrante in terza persona, pertanto, ti racconterà, alternandole, le vicende dei vari soggetti che incontrerai in questa storia. Il passaggio da una storia all’altra avviene in maniera talmente naturale che non te ne renderai nemmeno conto, possiamo dire quindi che c’è una sorta di continuità spontanea.
L’evolversi della storia è graduale, cresce pian piano, non è frettolosa, non si rincorre, ma ha un progredire naturale, come se la stessi raccontando ad una amica o ad una sorella.
Sono altresì presenti delle digressioni, talune volte in maniera di flashback, altre volte sotto forma di ricordo che diventa quasi un racconto, e qui, infatti, si possono indicare come digressioni di secondo grado, perché non si limitano a ricordare quanto successo in un passato più o meno recente, ma aggiungono, alla narrazione, e quindi al ricordo, altri aspetti.
Nel romanzo, inoltre, vengono inserite delle espressioni tipiche dell’idioma gallese, ma la stessa frase, viene, subito dopo, tradotta, rendendoti immediata la cognizione – e la comprensione – della stessa.
Se deciderai di leggere questo capitolo, sono certa che come me, troverai il capitolo più toccante del libro, quello che più di lascerà qualcosa dentro, il capitolo 57: ti confesso che in questo libro mi sono commossa più di quanto io abbia riso (o sorriso), e nel capitolo testé citato, non ho potuto fare a meno di bloccare le lacrime, vuoi per il colpo di scena narrato (anche se, in realtà, nei capitoli che precedono si fosse palesato già che qualcosa da lì a poco sarebbe mutato, ma mai avrei immaginato una cosa talmente dura da accettare), vuoi perché mi sono immedesimata per tante ragioni che – non me ne volere, caro iCrewer -, non ti posso svelare perché se lo facessi ti svelerei troppo e ti porterei via, crudelmente ed ingiustamente, quella giusta dose di trepidazione, curiosità, alea di mistero, che in questo momento dovresti avere.
E’ un momento toccante come pochi, momento in cui mi sono totalmente calata nei panni della protagonista, mi sono sentita lei, ho provato ciò che provava lei, ho immaginato la scena quasi fossi lì, ho potuto percepire il suo dolore, ecco, in questo caso l’empatia era tale, così palpabile, da poterla toccare con mano: e qui va tutto il mio plauso all’autrice per aver saputo descrivere così alla perfezione queste scene; e mi viene da pensare: per averle saputo descrivere così bene o ha effettuato tutto uno studio prima, oppure le avrà vissute sulle sua pelle lei stessa, o qualcuno a lei molto vicino. Forse, dopotutto, mi augurerei che fosse la prima ipotesi.
Eppure questo capitolo di cui sto parlando è brevissimo, pochissime pagine, e magari in questo momento ti starai chiedendo com’è possibile che in così poche righe sia descritta una scena talmente straziante? Ebbene, ti dico che anche solo due pagine possono trasmetterti più di cento, o finanche mille pagine; in quelle poche righe c’è scritto molto di più di quello che leggi, è un qualcosa che ti fa andare oltre, riesci a leggere anche quello che l’autrice non ha voluto scrivere e nel caso de qua, ti basterà leggere il libro per comprendere. E se pensi che il capitolo 57 ti possa sconvolgere, ci sarà un altro capitolo, strettamente correlato a questo, ancora più breve ma altrettanto intenso: un sentimento forte ed intenso in egual misura, quel senso di incredulità misto a concretezza che da quel momento in poi, la storia, inevitabilmente prenderà una piega diversa oltre che inaspettata; e fino alla fine del libro ti auguri ardentemente una svolta.
Dopo aver letto questi capitoli tutto il resto del libro assumerà ai tuoi occhi un aspetto di importanza minore e leggi, leggi, bramoso di curiosità di sapere cosa ne è stato della tua protagonista e della sua personale storia di vita: vuoi, insomma, sperare che l’autrice abbia dipinto, con la sua penna, un finale diverso per quella protagonista.
Caro iCrewer, devi leggere o regalare questo libro perché donerai a te stesso o chi lo riceverà in dono, qualcosa di più di un libro: uno scrigno ricco di sentimenti ed emozioni.
A chi consiglio questo libro? A tutte le donne, tutte quelle donne che sognano, sperano, amano, perché non è mai tardi per sognare o perché i sogni si possano realizzare, perché non tutto è perduto e c’è sempre quella preziosa alea di speranza che tutto possa andare come tu desideri… buona lettura e Buon Natale caro iCrewer!