Penso che La città fra le nuvole di Anthony Doerr sia uno dei pochi libri che trovo complesso recensire. Questa pubblicazione Rizzoli mi ha toccato così nel profondo da scatenare in me sensazioni opposte: da una parte vorrei parlarne all’infinito, analizzare ogni più piccola sfaccettatura di trama e stile; dall’altra mi sembra che qualsiasi cosa io dica non sia abbastanza per descrivere il libro.
E tutto ciò prima ancora di entrare in merito al genere: è un romanzo storico? Sì, in parte. Fiction? Sì. Potrebbe avere caratteristiche distopiche e quasi fantascientifiche? Certamente. Eppure è molto più dell’amalgama di tutte queste caratteristiche. Quel che è certo è che si tratta di un romanzo, opera meravigliosa uscita dalla penna estremamente abile di Anthony Doerr. Di tutto il resto se ne parlerà a libro letto – quando il rischio spoiler è scampato.
Accennando la trama
Ci sono Zeno e i suoi bambini, che al primo piano della biblioteca danno il via alle prove generali della trasposizione teatrale della storia di Ètone. Costumi, maschere di cartapesta, effetti sonori, copioni alla mano: tutti sono pronti e su di giri, non resta che iniziare, ricordando che “the show must go on“.
C’è Anna, che abita insieme alla sorella in una piccola stanzetta a Costantinopoli. S’impegna, ci prova davvero a ricamare, ma proprio non riesce a ricordare come si realizzino i vari punti, come si arrivi a creare i magnifici disegni che decorano vesti pregiate. A lei piacciono le storie, le avventure, anche se una donna non dovrebbe di certo avere questi pensieri per la testa.
E poi Konstance, che viaggia alla velocità della luce verso un nuovo pianeta, in un’astronave di ultima generazione, alla ricerca di un nuovo posto dove mettere radici, dopo che l’incuria degli umani e la loro spasmodica ricerca del progresso ha reso invivibile la Terra.
Cosa collega queste vite? Cosa unisce queste strade così lontane?
La città fra le nuvole di Anthony Doerr: la mia recensione
Erano anni che un libro non m’influenzava così tanto da dover prendere la decisione di sospendere momentaneamente la lettura, per evitare di pensare solo a quello e non riuscire a funzionare nel mondo. Eppure è proprio quello che è accaduto con il romanzo di Anthony Doerr. La città fra le nuvole non solo è riuscito a smuovermi nel profondo, ma ha minacciato di farmi piangere per buona parte della storia (e a un certo punto non ce l’ho più fatta, e ho pianto a dirotto). L’intreccio mi ha catturato, lo stile mi ha ammaliato, i personaggi mi hanno dilaniato… insomma, è stata un’esperienza bellissima e tremenda insieme, tanto che ho dovuto aspettare qualche giorno, prima d’iniziare qualcosa di nuovo.
La trama è davvero intricata: cambi di luogo, di tempo, di punto di vista. Fortunatamente, non mancano mai chiare indicazioni che aiutano a collocare il capitolo nel posto giusto, e il quadro che si viene pian piano a creare è mozzafiato. Tutto combacia, tutto viene detto per una ragione, eppure fino a un istante prima una soluzione del genere sarebbe stata inimmaginabile.
Un po’ come accade per American gods di Neil Gaiman, però, quella di Anthony Doerr è un’opera che mi sento di consigliare a lettori esperti, che non si lasciano spaventare dal numero di pagine e da una trama complessa. Però, questi aspetti a parte, è davvero un romanzo che vale la pena di leggere.
Lo stile di Anthony Doerr è fenomenale: talmente scorrevole da far passare centinaia di pagine in un battito di ciglia, ma anche così pregnante e profondo da colpire nel segno. Descrive, tratteggia, dà vita a giochi di luce e di ombra; a lacrime, speranze e dolori dei personaggi in un modo autentico, tanto che quasi sembra di conoscerli.
Forse è proprio per questo che non ho potuto fare a meno d’immedesimarmi in Zeno, nella sua ricerca di se stesso, della sua strada. Una volta tanto, si parla di una vita che non è stata un crescendo di luce; di una scintilla che sembrava non arrivare mai; di quell’attimo che invece di essere colto, era scivolato tra le dita. Allo stesso tempo, però, è anche la dimostrazione che non bisogna mai smettere di cercare, che la risposta che cerchiamo può arrivare all’improvviso, anche quando nemmeno sapevamo di aver posto una domanda.
Ho davvero apprezzato il modo in cui Anthony Doerr ha incorporato nella vicenda il tema dell’ambiente, della sua salvaguardia e del cambiamento climatico: non ha messo il paraocchi, ma con immagini forti ha descritto quello che potrebbe essere il nostro futuro, a meno che tutti non facciano davvero la propria parte, per quanto piccola possa essere. Inutile dire che per tutta la lettura di La città fra le nuvole sono stata estremamente consapevole di ogni goccia d’acqua che cadeva – o non cadeva – dal cielo.
Come accennavo in apertura, potrei continuare per altre mille parole e avere ancora qualcosa da dire sul romanzo di Anthony Doerr, tanto è ricco e profondo. Se lo facessi, però, soffierei via la polvere magica, allontanerei quella città incantata che sembra a portata di mano, ma che ognuno deve raggiungere con le proprie ali, per poi decidere se restare o mangiare una rosa.
Non mi resta che augurare buona lettura, perchè La città fra le nuvole di Anthony Doerr è un romanzo che merita tempo, attenzione, cura e anche lacrime. E anche qualche momento di contemplazione alla sua meravigliosa cover.