Girasoli per me di Anna Francesca Perrone
Caro iCrewer per te il secondo dei racconti presente nella raccolta Quando il fine non giustifica i mezzi. In questi giorni in cui ognuno sta reinventando la propria quotidianità abbiamo cercato di trovare idee per trascorrere momenti sereni, costruttivi e anche divertenti, da soli o in famiglia.
Questo racconto è il classico racconto rosa, due amiche due vite diverse e una vacanza.
Ti auguro buona lettura!
>>PRIMA PARTE<<<
E’ già lunedì, non ho nessuna voglia di mettere piede in ufficio ma la mia vocina interiore mi sprona ad alzarmi, è sempre lì pronta a puntare il dito, non mi lascia tregua. Provo a zittirla ma continua a parlare e ripete in continuazione “alzati, farai tardi, alzati farai tardi”. E’ la mia parte razionale e coscienziosa che non accetterebbe mai di essere in ritardo per aver ceduto alla pigrizia, parla, parla fino a quando non mi decido ad alzarmi.
Sono le sei e la sveglia suona. Spengo subito e torno sotto le coperte. Poco dopo riemergo ricordandomi che è lunedì e devo correre in ufficio, devo sbrigarmi, ho promesso a Sofia di raggiungerla per prendere un caffè insieme a lei.
Mi tuffo sotto la doccia e quando arrivo davanti allo specchio evito di guardarmi, ultimamente mi sento brutta. Non è solo una bruttezza esteriore, guardarmi allo specchio mi dà la nausea, quello che vedo è come se non mi appartenesse, non c’è corrispondenza tra il mio viso, il mio corpo e ciò che sento di essere. Non riconoscermi più in quello che appare mi terrorizza e nello stesso tempo mi mette davanti alla necessità di esplorare quella me che rimane nell’ombra e che lo specchio non riesce a ritrarre.
So che arriverà il momento in cui non potrò più far finta di niente, ma anche oggi devo correre, la vita continua ad andare avanti ed io ho paura di fermarmi a guardarla per cui corro anch’io. Sul divano Sole, il mio cane, mi guarda e aspetta le coccole, gli faccio una carezza al volo e corro a vestirmi.
Esco di casa trafelata, come al solito sono in ritardo, chiamo Sofia per avvertirla. Il telefono squilla per un po’, ma non risponde. Mentre in testa continuo a ripetermi: Te l’avevo detto, dovevi alzarti prima, sei in ritardo
Penso che vorrei scambiare per un po’ la mia mente con quella di Sofia, lei non si fa tutti questi problemi, rimane sempre tranquilla, qualsiasi cosa accada. Riprovo a chiamarla e finalmente, “Pronto, Sofia, scusami ma oggi proprio non ce la faccio, ho fatto tardi e non riesco a passare da te per il nostro caffè.”
“Sei la solita, ci tenevo così tanto, stamattina avevo bisogno di parlarti prima di iniziare la giornata.”
“Ti voglio bene.”
“Anch’io.”
Io e Sofia ci conosciamo da sempre. Fino alle medie siamo andate a scuola insieme, alle superiori abbiamo preso strade diverse, per poi rincontrarci all’università.
Quando l’ho incontrata mi ha colpito la sua determinazione, era sempre sicura di quello che voleva, quando doveva fare una scelta sembrava che nessun dubbio le sfiorasse la mente; io al contrario avevo sempre paura di sbagliare e persino davanti a due caramelle mi fermavo a pensare sull’opportunità che avrei perso scegliendo una piuttosto che l’altra.
La passione per i libri ci ha sempre unito, e lei è stata l’unica a spronarmi a scrivere, perché sa che il mio sogno è scrivere un libro. Mi dice sempre di prendermi del tempo, di fare quello che mi fa stare bene, ma io non riesco a crederci, non credo abbastanza nelle mie capacità, e ogni volta che prendo il mio block-notes il foglio rimane bianco.
Immersa in questi pensieri parcheggio e sento un insistente e fastidioso clacson suonare, mi volto e uno sconosciuto mi chiede in maniera sgarbata di spostarmi perché quello è il suo posto, distrattamente mi ero infilata lì, non accorgendomi della presenza di quell’auto.
Senza neanche parlare sposto la macchina e cerco un nuovo parcheggio. Lo sguardo di quell’uomo però mi ha rattristata, mi chiedo perché tanto astio per un parcheggio, arrivo in ufficio di cattivo umore come spesso accade. Basta pochissimo per rovinarmi la giornata.
Lavoro in banca, per raggiungerla devo percorrere solo una decina di chilometri. Durante il tragitto cerco di convincermi che andrà tutto bene, che devo stare tranquilla, che non devo innervosirmi con i colleghi, soprattutto quelli che hanno bisogno di conoscere i fatti tuoi prima ancora che tu ne sia a conoscenza, quelli che si offendono se non li chiami quando vai a prendere il caffè, quelli che “so tutto io”, e potrei andare avanti all’infinito. La verità è che io non tollero intromissioni nella mia vita privata e spesso ho bisogno di stare da sola. In quei dieci minuti mi capita anche di piangere perché mi emoziono per una canzone che passa alla radio o soltanto perché il paesaggio, che comunque è sempre lo stesso, quella mattina mi sembra particolarmente bello.
Arrivata in ufficio mormoro un buongiorno forzato, mi siedo alla mia postazione e mi immergo nei pensieri e nel lavoro.
Non posso credere di dover rimanere chiusa qui dentro per tutte queste ore, mi sento morire.
L’ufficio è un posto così grigio, privo di vita, per tutto il giorno fuori dalla finestra non cambia nulla. Mettersi in competizione è il gioco che più va di moda e il momento del caffè è quello più entusiasmante.
Tutte quelle carte da esaminare, quei numeri da controllare, e ogni giorno sempre le stesse cose da fare, mi chiedo come ho potuto pensare che la mia vita potesse ruotare intorno ad una scrivania.
Il mio lavoro ha a che fare con il denaro, con le persone, i clienti, nonostante io sia assai professionale e mi impegni moltissimo nelle attività quotidiane con buoni risultati, lo sforzo emotivo che devo compiere va ben oltre le mie possibilità.
Quando finalmente esco prendo il telefono per chiamare Sofia. Dopo pochi squilli mi risponde: “Lorenza finalmente! Ti aspetto in piazza Sant’Oronzo, prendiamo un caffè in libreria, sbrigati ho delle importanti novità per te”. Le uniche parole che le dico sono: “Ok, arrivo”.
Nella mia testa si accavallano un milione di pensieri, come al solito non riesco a fermarli e non capisco quali novità possano esserci, novità per me? E’ matta da legare ma io le voglio bene proprio perché è così. Lei mi dà coraggio quando io l’ho finito e lo faccio anch’io con lei.
Piazza Sant’Oronzo non è distante dalla banca, decido di non usare la macchina. Prendo una bici in affitto e mi regalo questa emozione. Mentre pedalo ringrazio l’universo per questa possibilità, mi sento felice, libera, mi sembra di aver fatto scoppiare la bolla nella quale fino a pochi minuti prima ero intrappolata e respiro.
In poco tempo raggiungo il luogo dell’incontro. Non esco spesso, ma le poche volte che decido di farlo Piazza Sant’Oronzo è la mia meta preferita.
Adoro la sua anima aperta, il suo essere punto di incontro o di passaggio verso altri luoghi. Sofia è lì ad aspettarmi. Il suo ampio sorriso mi anticipa che si tratta di qualcosa che mi farà piacere.
Lascio la bici, la raggiungo e ci dirigiamo verso la libreria. “Lorenza guarda”, in vetrina c’è un enorme cartellone con la scritta “concorso di scrittura alla scoperta di giovani talenti”.
La prima cosa che penso è: Sofia è diventata matta!!! Ma come può pensare che io sia in grado di scrivere un libro se non ne ho mai scritto uno, non sono capace.
La osservo come se fosse un’aliena e lei di tutta risposta mi sorride e mi dice:
“Provaci no! Cos’hai da perdere, tu scrivi così bene nella peggiore delle ipotesi scarteranno il tuo lavoro, nella migliore vincerai”.
“La fai facile tu, sì è vero, è un’interessante iniziativa, ma io, scrivere un libro? Non sono capace, non lo so fare.”
“Hai solo paura e lo sai, la paura non porta da nessuna parte, dai entriamo intanto”.
Questa libreria è la mia preferita perché c’è la possibilità di sedersi, stuzzicare qualcosa e poi rimanere per chiacchierare con uno dei panorami migliori che io possa desiderare: scaffali pieni di libri, o semplicemente sedersi e leggere prima di decidere cosa acquistare, perché non potrei mai uscire dalla libreria senza aver comprato almeno un libro.
Chiediamo il caffè, nel frattempo prelevo un libro dallo scaffale, ne accarezzo la foderina e lo sfoglio. Sofia si è fermata a parlare con una sua amica.
Tutti i miei pensieri si fermano, il mio sguardo è catturato da quei libri, dai colori delle cover, dalle infinite parole racchiuse nelle pagine di ognuno, dalle emozioni disegnate da quelle frasi, vorrei leggerli tutti. Quando entro in libreria la vita mi sembra un’enorme opportunità, ogni libro è un gioiello che vorrei indossare.
Quando Sofia torna al nostro tavolo la ringrazio per il bel pensiero che ha avuto per me.
“Lorenza promettimi che ci penserai”.
“Sì, te lo prometto”.
Cerco di cambiare discorso e le chiedo come va il lavoro. I suoi occhi nel frattempo si sono fatti più scuri, è come se un velo di tristezza li abbia improvvisamente coperti, e le chiedo che c’è. Abbassa lo sguardo e capisco che non ha voglia di parlare.
Magari un viaggio potrebbe farle bene, siamo a giugno e una settimana di vacanza è l’ideale: potremmo stare un po’ insieme e rilassarci.
Mentre Sofia sfoglia un libro del suo autore preferito, Josè Saramago, le dico: “Che ne pensi di un bel viaggio?” dopo una breve pausa alza lo sguardo verso di me:
“Lorenza sono piena di lavoro, non credo proprio di potermi muovere fino ad agosto”.
“Dai ne abbiamo bisogno entrambe si tratta solo di una settimana. Hai dei validi collaboratori, sono sicura che non ci saranno problemi”.
Dai ti prego, ti prego
“Sofia, ho davvero bisogno di staccare un po’ la spina e pensare con più lucidità. Un viaggio in questo momento mi sembra la soluzione migliore anche per te”.
“Sì, forse hai ragione, però devo prima risolvere alcune questioni importanti e poi ci mettiamo d’accordo sulla destinazione e quant’altro”. Le sorrido, è la risposta che volevo.
Mentre beviamo il nostro caffè un libro attira la mia attenzione, è di Osho, mi soffermo su una frase in particolare “se le corde della vita sono troppo allentate la musica non può scaturire, ma anche se sono troppo tese, la musica non può nascere, solo nell’equilibrio di queste corde l’uomo entra nella musica della vita. Conoscere questa musica significa conoscere l’anima.”
La faccio leggere a Sofia e lei mi guarda e poi sorride “Sì, ho capito, ho capito faremo quel viaggio. Promesso!”.
Rimaniamo ancora un po’ in libreria e mentre Sofia ha già scelto il suo libro, io continuo ad accarezzare le copertine di quelli che mi colpiscono. Li prendo, li sfoglio ad uno ad uno e inizio a viaggiare, mi immergo completamente in quell’atmosfera piena, senza pensieri molesti, solo io e i libri. In pochi secondi salgo su un aereo per Parigi, scendo e d’incanto sono scalza mentre percorro il cammino di Santiago, adesso sono cieca, vedo tutto bianco, e ancora sono in un negozio di fiori dove campeggia la scritta “non smettere di sognare”, potrei continuare all’infinito, ma Sofia interrompe bruscamente il mio viaggio:
“Andiamo?”.
“Sì, andiamo”.
Non prima di aver acquistato il libro che mi sussurra da un po’: “prendimi, prendimi, non ti pentirai.”
✤✤✤
Quando guardo Sofia, mi rendo conto di quanto sia bella: il suo corpo è snello e lei è molto curata, non è mai in disordine, il suo caschetto biondo non è cambiato da quando la conosco.
La prendo sempre in giro perché il suo passatempo preferito è fare la doccia: è maniaca se ne fa almeno tre al giorno.
Quando mi guarda i suoi occhi scuri e luminosi parlano per lei, ed io so già cosa pensa.
Lavora in un’agenzia viaggi a Lecce, è divorziata. Ha sofferto tantissimo per questo che considera un grande fallimento. Lei e Giorgio erano sposati da 10 anni, più altrettanti anni di fidanzamento, sono cresciuti insieme. Ma poi qualcosa si è rotto, è come se si fosse risvegliata dopo un lungo sonno e si fosse accorta di avere accanto una persona che non conosceva più.
Il dialogo era ridotto all’osso e le loro vite hanno iniziato a prendere strade diverse, fino a quando Sofia non si è resa conto che ormai Giorgio era diventato un estraneo per lei.
Quante ore al telefono a consolarla e a cercare di capire cosa si potesse ancora fare. Poi la rivelazione del tradimento da parte di Giorgio e la parola fine scritta sul loro matrimonio.
Dopo un anno ancora soffre per quello che è successo e non vuole vedere nessun uomo. Lavora e poi si chiude in casa. Con me si confida ma cerca sempre di sminuire i suoi problemi, preferisce risolverli da sola, a me basta guardarla negli occhi o sentire la sua voce per capire come sta.
Da quando si è separata il suo sorriso non è più quello di sempre. Conosco bene il suo dolore, più volte ne abbiamo parlato. Non aveva mai avuto dubbi sulla sua storia con Giorgio; lui è un fotografo professionista. All’inizio della sua carriera è stata proprio Sofia a spronarlo, a dargli fiducia. Le sue foto erano davvero belle e lui riusciva a cogliere l’anima di ciò che fotografava. Ogni scatto lo condividevano e anche se Sofia non era un’esperta gli dava dei consigli.
Poi Giorgio ha deciso di aprire uno studio fotografico tutto suo, dopo aver seguito un corso e aver fatto pratica per anni presso un altro fotografo.
Per guadagnare e tenere in vita l’attività ha iniziato a fare fotografie per matrimoni e eventi di ogni tipo. Sofia non guardava più le sue foto, erano tutte uguali, cercava di parlarne con Giorgio, ma la sua risposta era sempre la stessa “Sofia con il cuore non si guadagna”.
Sofia invece nella sua agenzia viaggi è riuscita a creare un ambiente di lavoro davvero stimolante. E’ una vera leader e tutti i suoi collaboratori la stimano. E’ molto preparata e sa gestire molto bene tutte le situazioni. Affronta i problemi con fiducia pensando che ci sia sempre almeno una soluzione.
Purtroppo la sua filosofia di vita non l’ha aiutata con Giorgio.
Ho sempre pensato che fossero una coppia stupenda, li invidiavo perché non litigavano mai, lui era sempre accomodante e gentile.
Da qualche tempo però Sofia si lamentava perché Giorgio era strano, non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, nello stesso momento non sapeva come affrontarlo.
Lui era il suo punto debole, Sofia lo amava molto e aveva paura di perderlo; aveva iniziato a non raccontarle più nulla del suo lavoro. Lei presa dall’intensa attività della sua agenzia tornava a casa sfinita e spesso si addormentava prima che lui rientrasse.
E così sono passati mesi interi.
Sofia al telefono mi diceva che sarebbe riuscita a risolvere anche questa situazione, io le consigliavo di parlare con Giorgio, di non aver paura. Non potevo credere che alla mia migliore amica, alla persona più perfetta che io avessi mai conosciuto potesse succedere qualcosa di brutto.
E invece quel pomeriggio il mio telefono squillò. Era Sofia, non riuscivo a riconoscerla, la voce rotta dal pianto. “Sofia che succede, parla, mi fai preoccupare.” Sento i suoi singhiozzi,
“Sofia ti prego” e poi la sua voce, “Lorenza vieni ho bisogno di parlarti, Giorgio mi ha lasciato”.
Non l’avevo mai vista così era davvero distrutta. Mi raccontò tra le lacrime che Giorgio l’aveva accusata di non averlo mai amato veramente. Di aver pensato solo a sé stessa e di non aver mai cercato di capire come lui si sentisse davvero, di averlo lasciato solo.
Di non aver condiviso con lui i suoi problemi, di averlo sempre messo da parte, relegato in un ruolo minore.
Lui che non parlava mai, che la ascoltava sempre in silenzio e che faceva in modo di accontentare tutte le sue richieste, anche quando non le condivideva, pur di non litigare, gli aveva vomitato addosso le accuse più impensabili.
Sofia non riusciva a farsene una ragione proprio perché Giorgio non le aveva mai chiesto niente e lei aveva sempre pensato che fosse felice così.
E’ vero aveva dato per scontato molte cose, aveva sempre cercato di risolvere i suoi problemi di lavoro coinvolgendolo il minimo indispensabile per evitare che si preoccupasse. Le sue intenzioni erano sempre state buone, non aveva mai voluto escluderlo dalla sua vita, era solo un modo per non sovraccaricarlo.
Però di una cosa si era resa conto, l’errore più grande lo aveva fatto nascondendo a se stessa per mesi che ci fosse un problema, e aver aspettato che la situazione precipitasse.
Purtroppo quando Giorgio aveva deciso di parlarle era già troppo tardi, lui ormai voleva solo andarsene e cominciare una nuova vita senza di lei.
Questa volta non c’erano variabili sotto il suo controllo.
Ha cercato di convincerlo in ogni modo, ha provato a lasciare per un po’ da parte il suo lavoro, a prendersi del tempo per stare con lui, ma non c’è stato nulla da fare.
Ho sempre visto Sofia come la perfezione fatta persona, in quei giorni mi sono resa conto di quanto anche lei fosse fragile, forse anche più di me. La sua grande capacità di decidere e di sapere sempre cosa fare nelle cose pratiche della vita non le era stata d’aiuto in questo caso. Non era riuscita a rendersi conto in tempo di quanto il suo uomo stesse soffrendo.
E’ passato ormai un anno. Io credo che lei sia ancora innamorata, ma non ne parliamo quasi mai perché ogni volta che provo a toccare l’argomento si chiude a riccio.
✤✤✤
Spesso la osservo e non posso non vedere la sua bellezza, anzi la sua luminosità: una luce che arriva dall’interno fino al suo sguardo, è davvero irresistibile. I suoi capelli scuri e lunghi sono sempre in un disordine per me inaccettabile, ma osservandola bene, non avrebbero lo stesso fascino se non cadessero così ribelli sulle sue spalle, spesso coprendo in parte anche gli occhi verde bottiglia. Invidio Il suo corpo snello, dono di natura, perché lei non fa davvero nulla per mantenerlo in una così splendida forma.
Si è ammalata di anoressia a soli quindici anni. Quella malattia l’aveva divorata, era come risucchiata da sé stessa, non voleva più mangiare perché i suoi genitori si stavano separando e con quella malattia lei urlava tutto il suo dolore.
Aveva vissuto l’esperienza dell’ospedale dove era entrata a soli 35 Kg, era ormai solo pelle e ossa. Io, da lontano, le mandavo delle lettere, e lei non mi rispondeva quasi mai, le poche volte in cui lo faceva mi diceva che le faceva schifo stare lì dentro, che la vita le sembrava assurda.
Mi raccontò che c’era un ragazza magrissima, ancora più di lei, che si lavava le mani mille volte al giorno, quelle mani le facevano paura, così scheletriche e consumate. Di un’altra che sputava mentre mangiava, di altre che avevano le flebo nella braccia perché non riuscivano a nutrirsi in altro modo. Di bagni sotto controllo. Di ore da trascorrere a letto dopo aver pranzato. Della pesata settimanale. Dell’uscita solo se c’erano stati dei progressi. Dei colloqui con la psicologa.
E’ sempre stata una persona emotivamente instabile, con poca fiducia in sé stessa, incline a vedere negli altri una minaccia più che un’opportunità. Di lei mi ha sempre colpito la sua dolcezza, la sua sensibilità. Riesce a capire molto prima di me di quali persone fidarsi, e non sbaglia mai. Le basta guardare qualcuno negli occhi per decidere se sia il caso di frequentarlo o meno. Questa sua sensibilità un po’, secondo me, la penalizza, le fa perdere delle opportunità. Ma, infondo, io cosa ci sto a fare? Spesso quando lei si irrigidisce davanti a un commento o ad uno sguardo “sbagliato” io rimetto tutto a posto, con la mia grande passione per la parola. Lorenza me lo dice sempre che parlo troppo, ma purtroppo né io né lei conosciamo “vie di mezzo”. Io parlo troppo e lei troppo poco.
Quando finalmente sua madre mi disse che Lorenza stava meglio, aveva ripreso un po’ di peso e che l’avrebbero dimessa, ne fui davvero felice.
Mi mancava tantissimo, e nel periodo del ricovero si era rifiutata di vedere anche me, potevo solo scriverle, non capivo cosa le fosse successo, mi chiedevo perché avesse scelto questa strada assurda e non avesse almeno tentato di affrontare quel dolore.
Lorenza è ipersensibile, vive ogni emozione in modo intenso, non le si può fare una critica perché la vive come un dramma, odia i conflitti e ha improvvisi sbalzi d’umore. Ci sono giorni nei quali preferisce la compagnia e altri in cui si chiude completamente e ha bisogno di stare da sola.
All’inizio non è stato semplice, l’anoressia non si sconfigge facilmente e per molto tempo ancora ha rifiutato il cibo, ma poi ha iniziato a frequentare l’università e almeno i problemi strettamente legati all’alimentazione sono stati superati. Lorenza ha ripreso il suo peso ideale e anche la voglia di vivere.
L’anoressia le è rimasta però nell’anima e il suo sorriso non è mai tornato quello che io conoscevo quando era bambina.
Poi la laurea in economia con ottimi voti, un buon posto in banca. Ma lei non è mai felice. Quell’ufficio la fa stare male. Me lo dice spesso, pensa di aver sbagliato tutto e si chiede come sia finita a lavorare in ambiente incredibilmente arido come quello.
Lavora con impegno e dedizione, ma questo non basta a farla sentire soddisfatta di sé stessa, nessuna promozione o complimento la fa stare meglio.
Dopo il lavoro passa il suo tempo a leggere, e a cercare di capire, anche attraverso i libri, cosa la faccia sentire così arrabbiata con il mondo intero e soprattutto con sé stessa.
Adora perdersi in romanzi, saggi di psicologia, articoli sulla crescita personale, libri sullo yoga e tutto quello che possa aiutarla a trovare le risposte che cerca.
Vive da sola in una piccola casa in campagna alle porte di Lecce.
Non crede nell’esistenza dell’Amore per sempre, quello al quale aspirerebbe, o almeno non lo ha ancora incontrato. Per questo, nonostante qualche storia poco importante, non si è mai davvero legata a nessuno.
Lei dice che cerca il suo “ikigai”, lo ha letto in un libro e da quel momento sta facendo un percorso di conoscenza profonda di sé stessa che spera e spero la porterà a sentirsi finalmente coerente con l’immagine che ha dentro di sé.
Io comprendo con difficoltà tutto questo, per me lei è perfetta così. Vorrei averla io un po’ della sua incoscienza, della sua capacità di entusiasmarsi, del suo sprizzare idee da tutti i pori… del suo intuito.
✤✤✤
Lorenza mi ha convinta a partire, forse ha ragione: staccare un po’ la spina dal lavoro e da tutto il resto mi farà bene.
E’ arrivato il grande giorno, abbiamo organizzato tutto con molta fretta, ma ce l’abbiamo fatta. Domani partiremo per la Grecia, andremo a Samos, un’isola incantevole che una mia collega ci ha caldamente consigliato: ha passato le vacanze lì la scorsa estate e ne è rimasta affascinata.
Abbiamo il volo alle 8:30. Sono agitata perché è la prima volta che parto senza Giorgio; fino ad un anno fa tutti i nostri viaggi li organizzavo io, decidevo la destinazione, l’albergo e mio marito sembrava contento.
Adesso mi trovavo in aeroporto con la mia valigia e senza di lui. Penso a tutte le domande che avrei dovuto e potuto fargli, ma che non ho fatto. Ripercorro in pochi istanti la nostra vita e mi sembra di vedere un treno in corsa, non vedo quasi nulla, ogni tanto, per pochi secondi, vedo i nostri sorrisi poi il treno riprende a correre.
Mentre ero persa in questi pensieri sento che qualcuno mi chiama “Sofia, Sofia” mi giro e vedo Lorenza, è sorridente, sembra davvero radiosa. Mi viene incontro e mi abbraccia.
“Sono davvero contenta di partire con te, questa vacanza sarà fantastica, me lo sento”.
Non voglio che lei capisca che sto soffrendo, non voglio rovinargli la vacanza.
“Sì, ne sono certa” dico con non troppa convinzione e deviando subito il discorso, “dai sbrighiamoci non vorrai perdere il volo”.
Sull’aereo mi siedo nel posto vicino al finestrino e, mentre Lorenza non riesce a trovare pace tanta è l’agitazione, io nascondo le mie di emozioni facendo finta di sfogliare un libro di cui al momento non riesco a leggere una sola parola.
Le lacrime scendono senza chiedermi il permesso e vorrei tanto dire a Lorenza di partire da sola, io voglio solo scendere e tornare a rinchiudermi a casa.
Ma poi mi giro e la guardo: no, non posso farle questo.
Devo essere forte, si tratta di una settimana, solo una settimana, passerà in fretta.
L’atterraggio è stato perfetto. Abbiamo prenotato in un hotel che si affaccia proprio sulla spiaggia.
Non vedo l’ora di arrivare. Voglio passare tutta la settimana a crogiolarmi al sole e a leggere.
Lorenza sembra una bambina, non riesce proprio a stare ferma e mi parla in continuazione, vuole visitare tutta l’isola e scoprirne ogni piccolo segreto.
Abbiamo preso delle stanze singole, a volte io ho bisogno di stare da sola, ma a Lorenza ho detto che parlo nel sonno e che non voglio disturbarla.
“Sofia, dai sbrigati, cambiati al volo, dobbiamo andare, ho una sorpresa per te.”
Le mie speranze di rilassarmi distesa al sole sono svanite, Lorenza non avrebbe accettato un no come risposta.
“Arrivo, dammi qualche minuto.”
Ho portato pochi vestiti e qualche costume da bagno. Da quando Giorgio mi ha lasciata ho iniziato a trascurare un po’ il mio aspetto fisico. Indosso un pantaloncino corto e una canotta rossa, la mia preferita, delle scarpe comode ed esco dalla stanza.
Lorenza è già fuori e indossa un vestitino bianco e una collana verde smeraldo che si intona con i suoi occhi. E’ davvero bella.
“Abbiamo un appuntamento!”, mi dice sorridente.
“Lorenza cosa hai in mente? con chi è questo appuntamento?”.
Non ci posso credere! Come ha potuto farmi questo. Io non voglio vedere nessuno. Spero che non sia un uomo altrimenti me ne vado subito.
“Non preoccuparti è un’amica che ho conosciuto all’università e quando le ho detto che eravamo qui, a Samos, mi ha invitata ad andarla a trovare, dobbiamo vederci a Vathi. Dice che ci sono tantissimi negozietti, così possiamo fare anche un po’ di shopping.
“Che ne dici?”
“D’accordo andiamo.”
Con la macchina presa in affitto raggiungiamo Vathi. Poi ci dirigiamo verso il centro, Sofia sembra agitata, non capisco perché sia così tesa, è il nostro viaggio, comprendo che è il primo senza Giorgio ma infondo, prima o poi, dovrà farsene una ragione.
Arriviamo al luogo dell’appuntamento in orario e Daphne è lì ad aspettarci, insieme a lei c’è un uomo.
E quello chi è? Sembra un bell’uomo. Speriamo che non sia in cerca di avventure perché non abbiamo bisogno di uomini noi.
Decidiamo di fare una passeggiata e poi sederci a prendere un aperitivo. “Allora Daphne, cosa mi racconti? Come stai?” le chiede Lorenza.
“Benissimo, grazie, sono davvero contenta di rivederti, ti trovo bene, con Alexis stiamo lavorando ad un progetto molto interessante.”
“Davvero? di cosa si tratta?”
“Alexis è il direttore di un’importante casa editrice e io nel tempo libero lo aiuto a cercare giovani talenti. Valuto romanzi di ogni genere. Abbiamo un sito internet e quest’anno abbiamo bandito un concorso a livello europeo. Forse avete visto le locandine anche in Italia”.
“Ma che strana coincidenza, Sofia! Ti rendi conto? Quella locandina che mi hai fatto vedere tu era di Alexis”.
“Sì, ho sentito, sembra incredibile, un segno del destino direi” e mentre Lorenza prova a sovrastare la mia voce e a fermarmi, mi rivolgo a Daphne. “E’ magnifico, lo sai che Lorenza ha visto quella locandina proprio l’altro giorno e vorrebbe partecipare.”
“Davvero? Ma è fantastico, cosa scrivi? Hai già un testo da proporre?”.
“Aspettate, io, veramente…”
“Dai Lorenza non fare la modesta”.
Alexis guarda Lorenza. Ma lei ha abbassato subito gli occhi. “Beh il mio sogno è pubblicare un libro, è vero, ma ho solo tanti appunti e niente di concreto”.
Alexis le rivolge la parola per la prima volta “Dai, metti insieme i tuoi appunti e poi spediscici il tuo lavoro, hai solo un mese di tempo, provaci”.
Insisto anch’io, “sono certa che questa sia l’occasione che stavi aspettando da tempo, l’occasione per dare una svolta alla tua vita e realizzare il tuo sogno. E’ una coincidenza che non dovresti sottovalutare”.
“Anch’io sono d’accordo” dice Daphne incuriosita.
“D’accordo ci penso, ma adesso possiamo prendere il nostro aperitivo? Muoio di fame”.
L’aperitivo è straordinario e quasi quasi inizio a pensare di aver fatto bene a fare questa vacanza, mi sento molto meglio e poi Daphne e Alexis sono davvero due persone piacevoli.
“Noi dobbiamo andare, visto che starete qui una settimana possiamo andare insieme al mare, io sono in ferie e anche Alexis. Allora ci vediamo domani?”
“Certo come no, vero Lorenza? Ci possiamo vedere qui a Vathi e poi decidiamo dove andare”.
“Vorrei farvi vedere dei posti molto carini qui intorno oppure possiamo rimanere semplicemente in spiaggia tutto il tempo”.
“Ok allora a domani. Alle nove in punto”.
✤✤✤
Non ci credo ancora, non sto nella pelle per la felicità. Fare un viaggio io e Sofia da sole. Goderci il sole, il mare e splendidi paesaggi e magari strapparle un sorriso e riuscire a evadere per un po’ dalla quotidianità, dai ricordi di una vita con Giorgio, dal suo lavoro. Vorrei che questo viaggio fosse indimenticabile.
Sono all’aeroporto ma non vedo Sofia, sono sicura che lei sia già arrivata, è sempre puntualissima. Eccola lì, infatti, si sta guardando intorno. La chiamo.
L’abbraccio e spero di contagiarla con il mio buonumore, mi sembra un po’ tesa ma la conosco, sicuramente starà pensando a Giorgio. Farò finta di non capire, parlarne non le farebbe bene. In aereo è molto silenziosa, mi sembra che pianga ma non voglio essere invadente, faccio finta di non accorgermene, sono sicura che quando arriveremo le passerà tutto. Ho in serbo delle sorprese per lei. Ci divertiremo.
Io mi sento così elettrizzata, sarà perché è da un po’ che non faccio un viaggio, sarà perché in questo momento ho così bisogno di allontarmi dalla routine quotidiana, di vedere le cose con un po’ di distacco, avrei voglia di dare una svolta alla mia vita, sentirmi finalmente realizzata, felice.
Ho iniziato da poco ad inseguire il mio sogno di diventare una scrittrice, ma la paura prende spesso il sopravvento sulla voglia di esprimere finalmente me stessa.
Adesso voglio solo divertirmi e rilassarmi e al mio rientro prenderò delle decisioni.
Mentre l’aereo atterra, non riesco a stare ferma e continuo a parlare con Sofia che mi risponde a monosillabi.
Abbiamo scelto un hotel sulla spiaggia, ma non credo che passeremo molto tempo lì, ho intenzione di girare tutto il giorno per conoscere ogni angolo dell’isola di Samos. Quando arriviamo le dico del nostro appuntamento.
Sofia non sembra molto contenta, io invece sono sicura che un po’ di compagnia ci farà bene.
Ho contattato una mia vecchia amica di università che vive proprio qui e sicuramente ci indicherà i posti più belli da visitare e magari avremo modo di fare nuove amicizie. All’appuntamento con Daphne c’è un’altra persona, un uomo.
Incontrare Daphne dopo tanto tempo è stato bello. E’ cambiata un po’ ma i suoi occhi color nocciola e il suo sorriso sono quelli di un tempo. La carnagione scura, il suo modo di vestire un po’ fuori moda con colori sgargianti e abiti almeno due taglie più grandi. La abbraccio con molto affetto e faccio la presentazione di Sofia, lei ci presenta il suo amico Alexis.
Chissà chi è questo Alexis, sembra uno con la puzza sotto il naso. Non mi è molto simpatico.
Daphne lavora come ricercatrice all’università e non si è sposata. Sembra molto felice, sono certa che la sua compagnia ci farà bene.
Ci siamo conosciute mentre lei faceva l’Erasmus. Siamo uscite spesso insieme, con Sofia non si conoscevano perché lei era sempre impegnata con Giorgio a quei tempi e veniva solo per fare gli esami o per seguire qualche corso.
Daphne mi ha raccontato del suo lavoro di ricercatrice ma soprattutto di un’attività che per il momento è solo una collaborazione part time che svolge insieme ad Alexis.
E’ un uomo molto affascinante, sembra scontroso ma secondo me la sua è solo una maschera: scorgo un senso di disagio, un velo di tristezza. Quando alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi neri il mio viso diventa rosso fuoco.
Mi sembra che lui possa leggere i miei pensieri e questo mi imbarazza. Li riabbasso immediatamente e cerco di mantenere il controllo.
Daphne mi ha detto che Alexis è il direttore di un’importante casa editrice. La sua altezza imponente, il modo di muoversi un po’ impostato, il naso pronunciato su un viso dai lineamenti molto marcati mi inquietano.
Sono entusiasta di rivedere Daphne e sapere che collabora con una casa editrice importante, di cui ho davanti addirittura il direttore in carne e ossa, mi fa venire la pelle d’oca. E quando mi parlano del concorso per scrittori emergenti per un momento mi sembra di svenire.
Sofia parla di me con entusiasmo, decanta le mie doti da scrittrice e spiega qualcosa del libro che starei scrivendo. Il colore della mia pelle credo abbia sfiorato il viola per la vergogna che ho provato soprattutto quando proprio Alexis mi ha incoraggiato a partecipare al concorso.
La mia risposta quasi immediata, ha spiazzato anche me: “Scusami, non so se posso farlo, ho già un lavoro che mi impegna molto e poi ho solo degli appunti”.
La solita Lorenza, hai un’occasione d’oro fra le mani e la sprechi così. Tu sei pazza!
La sua risposta, però, mi ha fatto riflettere: “tutte scuse, se hai un sogno devi inseguirlo altrimenti è solo una misera bugia”.
Incredibile, ma a volte si verificano delle coincidenze che sembrano gridarti nelle orecchie: “è questa la strada che devi percorrere”, ma tu sei ancora lì a pensare, dubitare, rimuginare.
Scrivere un libro per partecipare ad un concorso, questa era la proposta che mi aveva fatto Sofia prima di partire e qui chi trovo? La casa editrice che ha bandito quel concorso.
Cerco di prendere tempo e, dopo un aperitivo squisito, ci accordiamo per vederci il giorno successivo per una bella escursione e ci scambiamo i numeri di telefono.
>> FINE PRIMA PARTE<<
a domani
Un racconto toccante, ogni volta che lo leggo mi emoziona
Grazie mille Cri ! Sono davvero felice che ti piaccia.