Buongiorno iCrewer! In questo Natale così particolare, ho deciso di farti un regalo, o provarci almeno. L’ispirazione mi ha assalito e ho finito per scrivere un racconto natalizio che spero possa piacerti e, perché no, divertirti.
È un racconto natalizio pensato anche per i più piccoli, visto che il protagonista è carino e coccoloso. Quindi “non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi“, ma tanta dolcezza.
Johnny Basset e l’arrivo del Natale: un racconto natalizio
Quella mattina iniziò come tutte le altre, per Johnny Basset. Era ancora sprofondato nella sua cuccetta, avvolto in un paio di copertine, quando la porta di casa si aprì e papà Lorenzo uscì nella fredda aria invernale. Era uno dei momenti della giornata che Johnny Basset preferiva. La tazza fumante che il papà aveva in mano preannunciava una sola, meravigliosa cosa: era ora della pappa!
A Johnny Basset piaceva mangiare le sue crocchette dopo averle lasciate ammorbidire nell’acqua tiepida che Lorenzo aggiungeva. Certo, era capitato che la pappa fosse troppo calda e che, dopo averci immerso il naso, saltasse indietro di colpo, abbaiando offeso alla ciotola, ma per fortuna il papà era corso in suo aiuto mescolando un po’, finché la temperatura non era diventata accettabile.
Rimase tutta la mattina acciambellato sui suoi morbidi materassini, visto che faceva troppo freddo per considerare anche solo di uscire dal portico (fuori c’era dappertutto una cosa bianca e fredda che suo fratello chiamava neve), ed era ancora troppo presto per chiedere di entrare in casa – non era buio e la sua famiglia a due zampe non stava ancora mangiando.
Nel pomeriggio, però, cominciò a notare qualcosa di sospetto: in cucina mamma Rosella stava posando sul tavolo tantissime carte colorate e nastri lucenti, e continuava a fare avanti e indietro per la stanza. Strano. Molto più strano dell’albero con le luci che era improvvisamente comparso vicino alla stufa, in salotto. Per questo, quando la vide uscire, portando tra le braccia una montagna di ritagli variopinti, decise di seguirla.
Si alzò con calma, stiracchiandosi e lasciandosi sfuggire uno sbadiglio. Trotterellò fino alla sua porticina speciale e raggiunse Rosella sulle scale che portavano alla casa della zia. Le sue corte zampotte non potevano certo competere con le lunghe gambe della donna e così, quando finalmente raggiunse la porta (dopo essere inciampato un paio di volte sulle sue lunghe orecchie), lei era già dentro.
L’uscio, però, era rimasto socchiuso, e bastò che Johnny Basset lo spingesse con il muso, per riuscire a entrare. Gli piaceva la casa della zia: era grande e piena di oggetti strani e misteriosi. L’unico problema? Il pavimento: così scivoloso che Johnny non faceva altro che finire a pancia all’aria.
Quel pomeriggio anche lì c’era qualcosa di strano. La mamma e la zia si affaccendavano attorno ad un grande cartellone, appiccicandoci e incollandoci piccole stelle luccicanti. Purtroppo, però, Johnny Basset era un Basset Hound, e come tutti i Basset Hound non era alto che trenta centimetri scarsi.
L’unico modo che gli venne in mente per dare un’occhiata a quello che Rosella stava facendo, fu di saltare e appoggiare due zampe sul bordo del tavolo. Non riuscì neanche a sbattere le palpebre, prima che il suo naso si scontrasse con un tubetto di plastica, che cadde e gli sparse sul muso tante piccole cose dorate e luccicanti.
«Johnny! Cosa stai facendo?!» chiese la mamma, inginocchiandosi davanti al cagnolino. «Guarda, hai brillantini dappertutto!»
Le cose dorate gli facevano prurito, ma anche starnutendo non se ne andavano. Per fortuna, lei sembrò intuire il suo fastidio, e cercò di toglierne il più possibile con una salviettina umida.
«I brillantini ci servono per finire la Stella Cometa da mettere questa sera sul presepe, non li puoi usare tu. Dai, vai a giocare fuori.»
Johnny Basset cercò di rimanere in casa, sfuggendo a Rosella ogni volta che tentava di indirizzarlo verso la porta. Per quanto la donna lo pregasse, lui proprio non voleva ascoltarla.
Il cagnolino si decise a uscire solo quando sentì la voce di suo fratello provenire dal giardino. Allora si dimenticò della tavola, delle carte colorate e dei brillantini e si precipitò fuori. Era sempre bello giocare con il ragazzo: si rincorrevano, si lanciavano la pallina e, soprattutto, Johnny Basset riceveva un sacco di coccole. Forse le coccole gli piacevano più della pappa, pensò, mentre il fratello gli accarezzava energicamente il mento.
«Lascia stare la mamma e la zia oggi. Devono finire il presepe entro questa sera, così poi possiamo aggiungerci Gesù Bambino.»
Johnny non sapeva bene di cosa stesse parlando, ma si fece convincere e, dopo un’intensa sessione di corsa e caccia al peluche, si concesse un profondo pisolino.
A svegliarlo fu il rumore della macchina. Saltò sull’attenti, pronto a partire: si va dalla nonna! Quando, però, cercò di salire a bordo, Rosella gli diede una grattatina alle orecchie e gli disse che no, non stavano andando dalla nonna, ma alla messa della Vigilia di Natale e Johnny Basset sarebbe dovuto rimanere a casa.
Sebbene non fosse molto contento, non gli rimase altro da fare che guardarli partire, seduto affianco al cancello, mentre sgranocchiava un biscottino che il papà gli aveva allungato di nascosto.
Tornarono poco tempo dopo, profumati di cioccolata e desiderosi di distribuire coccole.
«Buon Natale Johnnino!» esclamò sua sorella, grattandogli la pancia. Lui cercò di contraccambiare il favore provando a mordere la cosa colorata che le sbucava dal cappotto – una gonna – ma lei scappò in casa prima che potessero iniziare a giocare.
«Buona notte!» gli disse Lorenzo, accarezzandogli il muso e dandogli – di nuovo – un biscotto. «Mi raccomando, stai attento questa notte, perché arrivano Babbo Natale e le renne a portare i regali!»
Il cagnolino non capì ma, dopo essersi accertato che tutte le luci fossero spente, se ne tornò nella sua cuccia, chiedendosi chi mai fosse Babbo Natale.
Ti aspetto domani alle 12,00 per la seconda parte!