Quel che resta del regime: Percorso di memoria e coscienza nella Romania Comunista tra propaganda e persecuzione culturale-religiosa, scritto da Silvia Luscia e pubblicato da Elison Publishing, ricostruisce sotto diversi punti di vista la dittatura comunista in Romania e le sue conseguenze.
La pluralità di sguardi che caratterizza Quel che resta del regime
Ed è forse questa la cosa che più ho apprezzato di Quel che resta del regime: la varietà, la completezza, la pluralità di sguardi. In particolare mi sono davvero piaciuti i passi scritti da Herta Muller, Premio Nobel per la letteratura nel 2009, nata nel 1953 in Romania da una famiglia che faceva parte della minoranza tedesca della regione del Banato.
C’è però una cosa che mi ha reso un po’ difficoltosa la lettura, almeno nella sua edizione in ebook: l’uso delle note a piè pagina. Le note sono fondamentali nella comprensione del testo. Per esempio, quella su Herta Muller fornisce tutte le informazioni necessarie per capire il suo coinvolgimento, dalle persecuzioni nei confronti dei rumeni di madrelingua tedesca ai suoi primi scritti – censurati – contro il regime di Ceausescu, fino al Premio Nobel. Sono però note molto lunghe che interrompono la narrazione perché si dipanano su più pagine e quindi leggendo le note vai avanti e poi torni indietro per riprendere la storia principale e poi di nuovo avanti e indietro.
Alla lunga mi ha creato qualche fastidio, ammetto, ed è un peccato perché questo saggio merita di essere letto tutto d’un fiato. Un’idea potrebbe mettere dei box informativi, che comunque tagliano la narrazione ma in uno spazio definito e facile da leggere o saltare a seconda della nostra conoscenza sull’argomento.
Quel che resta del regime: di cosa parla
La ricostruzione qui presentata parte dal punto di vista di coloro che si trovarono in Romania e che hanno condiviso una difficile cammino identitario: scrittori, poeti, sacerdoti, presunti o veri appartenenti al Movimento di Resistenza Nazionale, nonché i numerosi figli dello Stato, testimoni questi ultimi spesso passivi e inermi, ma che hanno pagato il pesante saldo della politica delle nascite voluta dal Governo Socialista. Siamo innanzi a un saggio-racconto, in cui la Grande Storia è qui solo una carta orientativa grazie alla quale il lettore ritrova i caratteri del totalitarismo, ma integrati dalle testimonianze letterarie e giornalistiche per “viverne” il senso.
Il testo si chiude con un reportage fotografico dell’autrice in terra romena, rielaborato poi in chiave artistica dalla matita di Mattia Frialdi, illustratore del presente volume. Le immagini assumono di volta in volta carattere simbolico, mostrando l’eredità e le contraddizioni che il regime ha lasciato in un Paese in cui tradizione e modernità cercano di integrarsi in un percorso non sempre conforme alle previsioni economico-politiche degli statisti europei.
In conclusione, consiglio di leggere Quel che resta del regime se si vuole approfondire la conoscenza sulla dittatura comunista in Romania, perché ne permette una visione da diversi punti di vista, coadiuvata da documenti e testimonianze, oltre che da fotografie e illustrazioni.
Silvia Luscia
Laureata in lettere moderne presso l’Università Cattolica di Brescia, Silvia Luscia è cultrice della materia della disciplina ICT presso la medesima Università Cattolica e docente di lettere presso diversi istituti d’istruzione superiori della provincia di Brescia. Silvia Luscia è anche ricercatrice, scrittrice e sceneggiatrice teatrale. Nel suo sito Didatticamente, puoi trovare altre informazioni su di lei oltre a materiale didattico su diversi argomenti.