Notizia di stamattina, un po’ temuta, un po’ aspettata: la morte di un grande maestro, Andrea Camilleri.
Andrea Camilleri il grande vecchio, padre del commissario più famoso d’Italia, con all’attivo un lungo e fertile “avvenire dietro le spalle“, fatto di romanzi, gialli, saggi e pièces teatrali, ultima la meravigliosa Conversazione su Tiresia che l’ha visto autore ed interprete con una magnifica arte affabulatoria, ha oggi, 17 Luglio 2019, concluso la sua lunga parabola terrena.
quando muore un poeta al mondo c’è meno luce…
… così scriveva Alda Merini e mi piace riprendere questi versi, dedicati a Pier Paolo Pasolini ed applicarli dedicandoli oggi al Maestro Camilleri
Una vita lunga, piena, fertile, 93 anni vissuti nella creatività: dal suo esordio, quasi in sordina, nel 1978 con Il corso, al grande successo, sopratutto di pubblico, con i gialli del commissario più famoso d’Italia, Salvo Montalbano.
La letteratura italiana perde un grande maestro, la sua scrittura, il suo stile particolarissimo ha decine di emulatori ma non solo, l’Italia perde un uomo dalla straordinaria lucidità mentale e dalla “vista lunga”, paradossalmente, come egli stesso ebbe modo di affermare: “adesso che non ci vedo più, è il momento in cui ci vedo meglio” e le sue ultime interviste, lo dimostrano. Ne ricordo una in particolare, forse l’ultima, con Fabio Fazio, conduttore della trasmissione Che tempo che fa, in onda fino a qualche settimana fa su Rai Uno. Ricordo la sua estrema lucidità mentale e chiarezza nel fotografare ai raggi X la situazione socio-politica italiana degli ultimi tempi che, fra l’altro, gli ha attirato parecchie antipatie nei piani alti (o sarebbe meglio dire bassi) della politica italiana.
“… non ho bisogno di vedere in faccia chi pronuncia certe parole. Proprio in questo momento è una fortuna essere ciechi, non vedere certe facce ributtanti che seminano odio, che seminano vento e raccoglieranno tempesta. Le parole della senatrice Segre sono parole sofferte e tutte da sottoscrivere. Stiamo perdendo la misura, il peso e il valore della parola. Le parole sono pietre, possono trasformarsi in pallottole. Bisogna pesare ogni parola che si dice e soprattutto far cessare questo vento dell’odio che è veramente atroce.”
Non voglio scrivere qui, a caldo, del suo stile letterario, ci sarà modo e tempo di analizzarlo e capirlo meglio, ci sarà modo di capire, per me e per te che leggi, che i suoi romanzi, vanno molto al di là del giallo, per cui è famoso: i suoi romanzi incarnano l’anima di un’isola, la sua Sicilia, con i vizi privati e le pubbliche virtù, con la sua lingua musicale e aspra piena di consonanti trascinate e suoni ora aperti ora chiusi e gutturali, con il suo mare, i suoi cibi, le contraddizioni evidenti e i grandi slanci. Tutto questo e anche di più ha cantato con incanto Andrea Camilleri. Se i miti esistono ancora, il maestro ne incarna uno, senza dubbio.
La lunga attesa, dopo l’ictus che lo ha colpito qualche settimana fa, è finita. Abbiamo sperato di non perderlo, abbiamo sperato che la sua arte continuasse ancora ad illuminare un pezzo di letteratura italiana ma la vita ha le sue regole precise: la vita e la morte sono alla base di tutto… e mi piace pensare che non muore mai chi resta vivo nelle opere che ha lasciato. Non muore mai chi lascia un’impronta importante del suo passaggio sulla terra. Non muore mai una mente lucida, innovativa, visionaria. Il corpo scompare, le idee restano, non muoiono mai.
Ciao e grazie Maestro Camilleri.