Un fotografo italiano tra i vincitori del Pulitzer, il riconoscimento giornalistico, musicale e della letteratura più prestigioso degli Stati Uniti.
Ho voluto iniziare l’articolo con le parole di colui che ha fortemente voluto e istituito il premio giornalistico tra i più importanti del mondo. Un uomo caparbio, tenace e dotato di un intuito notevole, capace di cambiare il mondo del giornalismo e della informazione, convinto assertore che la realtà dovesse essere raccontata sempre senza finzione e con parole comprensibili. Del suo modo di vedere la realtà, Joseph Pulitzer ne ha fatto una ragione di vita dando valore ai fatti, alle parole ma soprattutto all’impegno di coloro che, come lui, hanno portato avanti il suo pensiero.
Il Premio Pulitzer, come sai, è gestito dalla Columbia University, all’interno della quale, la giuria composta da giornalisti, docenti universitari e scrittori, dal mese di febbraio, inizia il lavoro di selezione in forma anonima, scegliendo i tre finalisti per le 21 categorie, previste nell’ambito giornalistico, letterario, della musica e dell’arte. Al vincitore spetta un premio di diecimila dollari sostituito dalla medaglia d’oro per il premio riservato al “giornalismo per il bene pubblico”, mentre sette premi sono riservati rispettivamente all’arte, alla musica e alla letteratura.
VEDIAMO I VINCITORI DEL PREMIO PULITZER 2019
Per la letteratura Richard Powers si è aggiudicato il Premio Pulitzer 2019 con il romanzo “The Overstory” dove i personaggi e gli alberi sono tutti, in qualche modo, protagonisti delle storie. Nell’ambito storico invece ha vinto David W. Blight con “Frederick Douglas: Prophet of freedom” mentre il premio per la Poesia è andato a Forrest Gander per “Be With”.
Anche un italiano tra i vincitori! Per il settore fotografia, Lorenzo Tugnoli si è aggiudicato il premio Feature Photography (Migliore Fotografia) realizzando, per il Washinton Post, un reportage sulla crisi umanitaria in Yemen.
E per la musica, la grande Aretha Franklin… una citazione postuma alla cantante per il suo “contributo indelebile alla musica e alla cultura americana per più di cinquant’anni”.