Post-esotismo, la parola, è ovvio ti costringe già a qualche domanda. Di cosa stiamo parlando? Banalmente lo si potrebbe definire un nuovo genere letterario e non sarebbe la risposta giusta. Ma se lo fosse, quale sarebbe il messaggio narrativo?
Se partiamo dal presupposto che l’Esotismo sia evasione della realtà, potremmo definire il Post-esotismo una immateriale variante della letteratura post moderna o d’avanguardia. Così come si percepisce dal pensiero di Antoine Volodine, lo scrittore francese che lo ha creato.
Post-esotismo, la nuova frontiera letteraria di Antoine Volodine
Il mio non vuole essere un giudizio gratuito, ma dal suo pensiero si percepisce chiaramente che il desiderio dell’autore è di non riconoscersi in nessun genere letterario.
Il suo genere letterario è inclassificabile se a questo si aggiunge che alla domanda perfino Antoine Volodine non seppe dare risposta, comprendi che si naviga su un territorio letterario di difficile comprensione. Se le opere di Volodine sembrano di difficile classificazione è altrettanto chiaro il rifiuto dello stesso di etichettarle in generi definiti “amorfi e ambigui”.
II primo passo verso una nuova concezione letteraria nasce proprio dalla convinzione che la scrittura sia l’unica forma di comunicazione in grado di risorgere dalle proprie ambiguità per aprirsi a una nuova forma letteraria capace di proliferare in altrettante forme di comunicazione. Può sembrare contraddittorio ma per Volodine il contraddittorio è un fatto dal quale non si può prescindere.
Questa cosa noi l’avevamo chiamata post- esotismo. Era una costruzione che aveva a che fare con un certo sciamanesimo rivoluzionario e con una certa letteratura, una letteratura manoscritta o imparata a memoria e recitata, visto che, di tanto in tanto, nel corso degli anni, l’amministrazione ci vietava di possedere materiale di cancelleria;
era una costruzione interiore, una base dove ripiegare, un territorio d’accoglienza segreto, ma che aveva in sè anche qualcosa di battagliero, parte integrante del complotto ordito a mani nude da alcuni individui ai danni dell’universo capitalista e delle sue innumerevoli ignominie.
Brano tratto da Dieci lezioni sul Post esotismo. Lezione undicesima. Manuale con il quale lo scrittore franco russo tenta di spiegare il suo pensiero. La critica letteraria lo identifica come un movimento, distante dai canoni temporali, refrattario alla cultura occidentale che opprime, tortura e porta al suicidio gli autori.
Post esotismo, l’altrove che non esiste
Non è facile entrare nei meccanismi letterari del Post-esotismo. Tutto è percepito come lontano e non qualificabile dalla corrente letteratura, il pensiero e il personaggio concorrono a costruire una storia che di reale non ha nulla ma resa tale dal personaggio stesso che la vive e ne testimonia la stesura.
Una realtà letteraria in cui l’elemento scrittore è avulso dalla letteratura classica, è proiettato verso un altrove che è indefinibile in quanto partorita dalla fantasia, da una mente anestetizzata, incapace di di guardare al di là.
Il post esotico della letteratura di Volodine è un tipico non sense, lo scrittore si libera dalle catene del passato per aprirsi ad una moltitudini di storie pensanti tutte con una firma diversa ma concomitanti per arrivare all’obiettivo comune.
Come dire che la storia non può essere frutto di un solo pensiero quanto figlia di un insieme di costruzioni letterarie finalizzate a liberarsi dalle catene della finzione per aprirsi verso l’altro.
Antoine Volodine cerca di spiegarlo attraverso il suo libro e soprattutto ponendo l’accento sui 49 racconti firmati da eteronimi molti dei quali ritroviamo come personaggi delle storie stesse.
Più che una genere, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio progetto letterario costruito sul non sense, con una particolare tipologia di scrittura
La Shaggå: si divide sempre in due distinti blocchi di testo: da un canto, una serie di sette sequenze rigorosamente identiche per lunghezza e tonalità espressiva; e dall’altro, un commento assolutamente libero quanto a stile ed ampiezza.
Il Romånzo: si avvicina al romanzo. Si distingue tuttavia da quest’ultimo per molti aspetti che andiamo qui ad esporre in maniera sommaria: unità di sangue, mancato pentimento del narratore, morte del narratore, non opposizione dei contrari, aspetti formali, oralità, presenza del lettore.
Questa la struttura degli scritti a cui si aggiunge un animale, un personaggio centrale e conduttori principali della narrazione caratterizzata da una impostazione grafica a capitoli spezzati e parole che galleggiano sulla pagina. La parola è intrappolata nelle pagine di una cultura etichettata dalla logica della finzione, quasi una prigione dalla quale sembra difficile uscire, L’IO diventa un NOI corale proiettato all’esterno “ma le parole saranno mai udite? Riuciranno a varcare il perimetro virtuale della prigione per raggiungere il lettore e diventare un vero romanzo?”
La parola dovrebbe passare al lettore ma “il vero lettore del romånzo post-esotico è uno dei personaggi del post-esotismo!”.