Quando la poesia è pura non conosce limiti spazio-temporali. E continua a stupire ogni generazione.
In pieno clima sanremese parliamo di poesia? Certo! In fondo i testi della musica leggera, a volte, (e dico a volte) sono poesia. L’arte antica del poetare, appartenuta ai cantori, è giunta fino a noi in varie forme, tranquillo caro lettore non voglio mettermi a fare la storia della poesia, voglio solo con questa piccola introduzione parlarti, oggi, di un poeta con la laurea: Constantin Kavafis, recentemente ri-edito da Garzanti, con la traduzione di Andrea Di Gregorio, in un volumetto che raccoglie parte della sua produzione poetica, dal semplice titolo che dice tutto: [amazon_textlink asin=’B072DXFB7W’ text=’Poesie.’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’4fe6d034-4b24-4161-874f-9f55c037a522′]
Constantin Kavafis, giornalista e poeta greco, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1863, ultimo di nove figli, è (e non a caso il verbo al presente) un poeta controverso, visionario, con lo sguardo fisso sempre verso l’altrove e, nello stesso tempo, chiuso nella sua interiorità: un vero e proprio rifiuto verso il mondo esterno, tanto da passare buona parte della sua vita, letteralmente chiuso in casa. Omosessuale, (ed è quanto dire per il suo tempo…) anticonvenzionale, scettico, Kavafis dedicò gran parte della sua vita alla poesia, in un costante dialogo introspettivo con l’uomo, che posto al centro di un predisposto destino, compie un cammino affascinante per approdare alla sua Itaca personale, proprio come Ulisse, suo compatriota di omerica memoria. Muore a sessant’anni, vittima di un cancro alla gola che non ha scalfito la sua capacità di farsi ascoltare, ancora oggi.
“Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente, e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare”.
CONSTANTIN KAVAFIS (1911)
Itaca, una delle più famose poesie di Kavafis, anche se ha più di un secolo di storia, stupisce per la sua attualità. Non sono i vocaboli, non sono le rime, (che qui non ci sono neanche, per la verità) non è la metrica ma sono i contenuti, sono le emozioni che suscita al lettore, la musicalità del testo e le immagini che rievoca alla memoria.
I versi di Itaca sono di un’attualità sorprendente: il viaggio della vita con le sue conquiste, le conoscenze, le esperienze, i tormenti, i dolori e la strada da percorrere, a volte larga e scorrevole, altre stretta, tortuosa e piena di sassi, conduce sempre ed inequivocabilmente allo stesso destino, Itaca. Ma per Kavafis, non è importante l’approdo, è importante il viaggio e i suoi imprevisti.
Finisco qui e spero di averti dato uno spunto di riflessione, alla prossima caro iCrewer.
Ma che bella recensione! Bella sia quella su “Itaca “che sulla poesia in genere. Penso che i poeti abbiano una marcia in piu per l introspezione del proprio io..una sorte di viaggio della bita, che narrano trasmettendo emozioni e sensazioni. Condivido ciò che ribadisce Pina Sutera, oggi , stando in un clima sanremese , possiamo affermare, che alcuni cantautori possono definirsi poeti per taluni testi.
Correggo” viaggio della vita”
Grazie Susi, attenta e carina come sempre. A te vanno i miei complimenti per la vincita…. ??