Un tema antico ed eterno, l’amore, diventa canto e incanto agli occhi e alla sensibilità di chi scrive in poesia. Il vecchio motore del mondo, tra carne e trascendenza, in una raccolta di poesie di Michela Zanarella.
Uno dei tanti luoghi comuni che invade un concetto superficiale di poesia, è quello di associarla quasi esclusivamente all’amore. Non parlo di quell’amore insito nel cuore dell’uomo che, vestito di universalità, si rivolge alla vita stessa in tutte le sue manifestazioni, parlo dell’amore passionale, quello che avvicina anima e corpo le persone e che si consuma nel cerchio chiuso del numero due, a cui legittimamente tutti aspiriamo. Sappiamo bene e la psicologia non smette di ribadirlo, quanto la mancanza d’amore possa creare danni, anche irreversibili, nella vita di un essere umano, veniamo dall’amore e ad esso siamo chiamati universalmente, se poi lo abbiamo bandito dalla nostra esistenza, è un’altra storia e anche piuttosto triste. Ma torniamo a noi senza divagazioni: associare la poesia esclusivamente all’amore passionale è, non solo riduttivo ma anche ingiusto, non smetterò mai di ribadire (a costo di sembrare pallosa) che tutto può diventare poesia e canto, il poeta vero è colui che sa trovare parole nuove ed espressioni inedite per ogni cosa e ogni cosa diventa poesia, filtrata dalla sua sensibilità.
Certo, è ovvio ed anche normale aggiungo, che si dedichino intere raccolte poetiche al bene amato però, se il soggetto al centro dell’attenzione diventa un punto di partenza o un veicolo che conduce ad altro, la poesia travalica i limiti del soggettivo per diventare oggettiva ed universale.
… E dopo questo ampio preambolo, necessario a mio avviso, per chiarire bene il concetto di fondo, arriviamo al punto perchè un punto c’è… e il punto è una raccolta di poesie che ho letto, di cui voglio renderti partecipe se vuoi (ma se mi leggi è chiaro che vuoi…): L’istinto altrove di Michela Zanarella, Giuliano Ladolfi Editore, pubblicata nel Marzo 2019.
Nella prefazione che porta una firma illustrissima, quella di Dacia Maraini, si legge: “In questa raccolta dal titolo emblematico, L’istinto altrove, Michela Zanarella sembra voler far sua la natura stessa del linguaggio poetico che riesce a scavare e mettere in luce le radici profonde e nascoste dei sentimenti che ci animano, l’amore sopra tutti”. E qui, caro iCrewer, consentimi una piccola riflessione personale che forse c’entra con la Maraini o, più probabilmente, no ma a me riflettere piace: mi chiedo se essere incaricati di scrivere una prefazione coincida con il gradimento di ciò che si legge, oppure si è “costretti” (le virgolette sono d’obbligo perchè si può sempre rifiutare) a farselo piacere anche quando non convince fino in fondo. Non mi permetto di certo di interpretare il pensiero di Dacia Maraini, (ci mancherebbe altro) ma ho avuto la sensazione che la sua presentazione fosse un po “sul pelo d’acqua”, oltre che breve.
Come avrai sicuramente capito, il filo conduttore della raccolta è l’amore: l’autrice che intitola tutti i componimenti della raccolta con il primo verso di ognuno, usa un linguaggio poetico semplice, accessibile, scorrevole e quasi discorsivo che tende a scavare nell’interiorità fino ad arrivare alla radice, all’origine, alla fonte primaria dell’amore. Un amore rivolto ad un “oggetto amoroso”, intorno al quale ruota tutti i componimenti che a volte, a mio parere, risultano ripetitivi. Una limatura, una scrematura darebbe a L’istinto altrove, il lustro che merita. (Ho anche la presunzione di dire che l’autrice, essendo giovane avrà modo, probabilmente fra diversi anni, di rivedere le sue poesie e di operare quelle modifiche che renderebbero i suoi componimenti più agili, snelli e meno ripetitivi. Ai poeti succede spesso di rivedere ciò che scrivono in età più matura… sarò profetica? A Michela e ai posteri l’ardua sentenza.)
La fase istintiva domina tutta la raccolta, Michela Zanarella sembra quasi giocare con le parole e con i versi ed è proprio l’istinto che racconta l’amore trasformandolo in bisogno: “Ti verrei ad abbracciare/ come fa il sole quando sorge/sulla terra/ e ti darei le mie parole/ per unirle al tuo silenzio./ L’amore che ho per te/ fatto di luce e pazienza si moltiplica come fa la vita/ quando arriva come pioggia improvvisa/ a risvegliare l’erba e a riempire i pozzi/.”
Il silenzio, vocabolo usatissimo, ricorre in quasi tutti i componimenti di L’istinto altrove e nel silenzio “che non ha bisogno di parole/”, “parlano gli occhi/che fanno più rumore del vento/”; altrettanto spesso si ripetono le parole vento, acqua, sole, buio, luce, cielo stelle: una contemplazione del mondo circostante, (forse un po usata e abusata) che si intreccia con l’istinto puro ritrovandosi altrove, immersa nella ricerca dell’altro visto, a volte, come approdo sublimato.
In alcuni componimenti, infatti, la sublimazione dell’amore supera i confini umani per diventare religiosa adorazione che conduce alla ricerca di Dio che, anche se latente e mai nominato apertamente, sembra quasi strisciare o fare capolino tra i versi: “Fatti trovare nel silenzio/ di un mattino/ legato alle parole/ come alla bellezza della vita/. […] Fatti guardare come un uomo/ mentre prego il tempo/ di darmi la luce che mi serve/ per tornare a farmi terra/ nei tuoi occhi/. Proprio in versi come questi, Michela Zanarella, a mio modesto avviso, compie il salto di qualità ma occorre saper leggere tra le righe: l’amore terreno, infarcito d’istinto, diventa istinto altrove, sublimato, eterno ed universale.
A questo punto mi viene il dubbio se sia io ad aver letto oltre o la Maraini a non aver letto fra le righe e mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensa l’autrice. So, però che la poesia non si può spiegare per filo e per segno, ogni lettore, ogni estimatore la interpreta secondo la sua sensibilità e la meraviglia è proprio in questa libertà… e dimmi, come si può non amare la libertà?
Michela Zanarella è nata a Cittadella (PD) nel 1980. Vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia: Credo nel 2006, Risvegli nel 2008, Vita, infinito, paradisi nel 2009, Sensualità nel 2011, Meditazioni al femminile nel 2012, L’estetica dell’oltre nel 2013, Le identità del cielo nel 2013, Tragicamente rosso nel 2015, Le parole accanto nel 2017, L’esigenza del silenzio nel 2018.
Le sue poesie sono state tradotte in diverse lingue, tra cui l’hindi e il giapponese