Capitano, a volte, i pomeriggi strani…
Fra l’onirico e il surreale, in un pomeriggio di Novembre, complici l’aria autunnale, l’odore di umido, di nebbia, di fumo e caldarroste nell’aria e il freddo che è arrivato anche in Sicilia terra du suli, mentre scorre il pomeriggio, cerco di mettere a fuoco l’argomento poetico di oggi e mi sembra di stare sospesa, in attesa di non so quale Godot beckettiano che forse arriva o forse no. Lo so, dovrei trovare un argomento allettante, interessante, stuzzicante, coinvolgente che abbia ante o ente come desinenza finale, che possa sorprendere e stupire piacevolmente ma intanto aspetto che Godot arrivi. Ritarda Godot e io sulla strada tortuosa dei versi da scegliere per oggi, congetturo possibilità e soluzioni mentre penso ad un te ipotetico che attendi di leggere (o almeno lo spero).
Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot,/ dormo tutte le notti aspettando Godot./ Ho passato la vita ad aspettare Godot./Nacqui un giorno di marzo o d’aprile non so,/ mia madre che mi allatta è un ricordo che ho,/ ma credo che già in quel giorno però invece di poppare io aspettassi Godot./ Nei prati verdi della mia infanzia,/ nei luoghi azzurri di cieli e aquiloni,/ nei giorni sereni che non rivedrò io stavo già aspettando Godot.
Convergenti e divergenti, rampanti e con la sicumera convinzione di avere in saccoccia la panacea che guarisce tutti i mali, i miei pensieri, quasi discepoli di Emmaus, non riconoscono nessun tipo di messia: aspettano Godot, se solo non tardasse! Intanto temporeggio, dilato i tempi e cerco palliativi per intrattenerti, sei sempre li, paziente e attendi ma la ricetta c’è. Godot in arrivo, saprà scodellarla, calibrarla, renderla appetibile e porgertela, sarai soddisfatto, finalmente. Forse. Se Godot arriva. Intanto si aspetta…
L’adolescenza mi strappò di là,/ e mi portò ad un tavolo grigio, dove fra tanti libri però,/ invece di leggere aspettavo Godot./ Giorni e giorni a quei tavolini,/ gli amici e le donne vedevo vicini,/ io mi mangiavo le mani però,/ non mi muovevo e aspettavo Godot./ Ma se i sensi comandano l’uomo obbedisce,/ così sposai la prima che incontrai,/ ma anche la notte di nozze però,/ non feci nulla aspettando Godot./ Poi lei mi costrinse ed un figlio arrivò,/ piccolo e tondo urlava ogni sera,/ ma invece di farlo giocare un po’, io uscivo fuori ad aspettare Godot./ E dopo questo un altro arrivò,/ e dopo il secondo un altro però,/ per esser del tutto sincero dirò,/ che avrei preferito arrivasse Godot.
Aspetto Godot, lo aspetto ascoltando Claudio Lolli, un cantautore-poeta forse dimenticato, morto lo scorso anno che ha segnato la crescita di una generazione passata ormai da anni che aspettava Godot assieme a lui. E il surreale, l’onirico, l’ironia e il disincanto si mescolano alla realtà proprio come nella famosa commedia di Samuel Beckett, Aspettando Godot, dove i due protagonisti sulla scena, eterogenei figuri, discordano l’uno dall’altro ma solo in apparenza: ad un’attenta analisi le divergenze convergono, converge la dialettica, la profonda convinzione di essere al posto giusto, nel momento giusto, con la ricetta giusta e nella giusta attesa (parola che ritorna, attesa). Converge la capacità di miscelare parole ed azioni meglio di uno chef a 5 stelle, senza riferimento al movimento di comune conoscenza. Ma Godot ritarda, forse non trova la direzione e la platea rumoreggia ma non si muove. Aspetta, è abituata ad aspettare. E i due lo sanno perfettamente. Lo so pure io e lo sai pure tu che mi stai leggendo e magari ti starai chiedendo cosa c’entra oggi Godot, Claudio Lolli e l’attesa con la nostra rubrica di poesia… Oramai dovresti saperlo, in poesia i voli pindarici della fantasia hanno sempre il loro perchè palese o nascosto e i fili di connessione si trovano sempre, basta saperli cercare. Chi mastica poesia lo sa e non si pone domande scomode, cerca e trova. A volte aspetta che l’ipotetico Godot arrivi e porti soluzioni, altre si stanca di aspettare e lo manda bellamente a quel paese assieme a chi lo attende e ne scrive, come me oggi in questo pomeriggio di pioggia, mentre il freddo fuori preme ai vetri e la tastiera sotto le dita compone le parole di un articolo fra il surreale e l’onirico. Che vuoi farci, caro iCrewer, oggi il non-sense ha preso il sopravvento. Forse.
In pochi passi ci sono davanti,/ ho il viso sudato e le mani tremanti,/ è la prima volta che sto per agire,/ senza aspettare che arrivi Godot./ Ma l’abitudine di tutta una vita,/ ha fatto si che ancora una volta,/ per un momento io mi sia girato,/ a veder se per caso Godot era arrivato.
Il cantautore bolognese Claudio Lolli, nato il 28 Marzo1950, morto il 17 Agosto 2018, è stato anche scrittore e poeta. Il suo debutto discografico, risale agli anni Settanta, mentre nel 2016, ha pubblicato il suo ultimo album, Il grande freddo. Nel mezzo stanno una ventina di dischi, nei quali il cantautore ha affrontato il primo luogo tematiche politico-sociali, ma anche temi più intimi, sempre trattati con profondità dolente. Ha esordito proprio con Aspettando Godot, nel 1972, cui segue Un uomo in crisi e Canzoni di rabbia. Nel 1976 arriva Ho visto anche degli zingari felici, disco simbolo di Claudio Lolli, oggi considerato un piccolo classico dell’epoca. Numerosa la sua produzione discografica affiancata a quella letteraria di racconti e di romanzi, l’ultimo dei quali, Lettere matrimoniali è stato pubblicato nel 2013. Nel 2017, con Il grande freddo vince la Targa Tenco nella categoria Miglior disco dell’anno in assoluto.
Disoccupate le strade dai sogni. I testi delle canzoni, le note a margine, le fotografie, tutta la storia di uno dei maggiori cantautori italiani, raccolta per la prima volta in un libro (sottotitolo lungo ma è proprio così), pubblicato nel Giugno 2018 per le edizioni Goodfellas, è la raccolta che comprende tutti i testi delle sue canzoni, compresa Aspettando Godot, di cui ho riportato gli stralci che hai letto sopra. Vere e proprie ballate in musica, le cui parole raccontano, un’epoca, una generazione forse passata ma i testi sono sempre profeticamente attuali e validi per tutti i tempi, compreso il nostro che ha fatto del disimpegno la sua bandiera.
Dopo 45 anni caratterizzati da album che hanno contribuito alla storia della canzone d’autore, Claudio Lolli ha deciso di riunire in un unico volume, Disoccupate le strade dai sogni. (I testi delle canzoni, le note a margine, le fotografie, tutta la storia di uno dei maggiori cantautori italiani, raccolta per la prima volta in un libro), tutti i testi delle sue canzoni. Lo ha aiutato in questo lavoro un suo collaboratore storico, il sassofonista Danilo Tomasetta, già con lui in altre opere. Claudio Lolli, cantautore bolognese, è oggi universalmente riconosciuto come uno dei principali esponenti della canzone d’autore.