Una raccolta sull’onda delle emozioni, Emozionati e vivi di Giusy Schiavello. Basta un’emozione per scrivere di poesia? O poesia è molto altro oltre che emozione?
Poesia, poesia croce e delizia dell’anima mia. No, decisamente non è un attacco pseudo poetico e neanche una momentanea defaillance di materia cerebrale anche se lo sembra. Mi scuso umilmente con te, caro iCrewer, per la rima deficiente e guarda caso scusandomi mi ripeto nelle rime, sempre cretine. Tranquillo, non ho nessuna intenzione di proporti una filastrocca scema, se pur le filastrocche sceme hanno il loro perchè nascosto.
Cercavo un attacco il meno possibile serioso per parlarti di Emozionati e vivi di Giusy Schiavello, edizioni Anastasia Martini. Perchè “il meno serioso possibile”? Ti spiego: ho già segnalato questa piccola raccolta, un’autrice giovane come Giusy Schiavello che ama la poesia, genere non propriamente di consumo, suscita curiosità, suscita anche il desiderio di scoprire come e cosa scrive, di conseguenza il passo successivo alla curiosità è la lettura. E qui cominciano le dolenti note.
Premetto che, come al solito, non voglio salire in cattedre che non mi competono; che il mio è un parere personale da cultrice di un genere letterario non facilmente approcciabile ne masticabile; che, cosa non secondaria, mi mette sempre un po’ in difficoltà smontare gli entusiasmi di chi, scrivendo, pensa di aver fatto del suo meglio. Lasciando stare i dettagli tecnici che definiscono e differenziano la poesia dalla prosa: parlo di metrica che non ha niente a che vedere con l’unità di misura ma in poesia è la struttura ritmica e cadenzata di una composizione; e non voglio neanche masturbarti il cervello con tutte quelle figure retoriche, tipo allitterazioni, anafore, antitesi, assonanze, consonanze, ossimori, metafore ecc, che lascio ai critici con la C maiuscola. Premetto ancora che chi scrive (bene o male) e pubblica, mette in gioco se stesso la sua interiorità e le sue emozioni più intime e profonde e so che non è per niente facile darsi in pasto a chi legge ma so anche che non si può piacere a tutti: e questa è la cosa da tenere più presente di ogni altra.
Ho fatto un’amplissima introduzione, doverosa per certi versi e ti chiederai dove voglio andare a parere. Arrivo al dunque, senza altri giri di parole. Ho letto e riletto Emozionati e vivi di Giusy Schiavello, cercando fra le righe qualcosa dove vedere o intuire poesia: non l’ho trovata. Le emozioni di Giusy Schiavello, saranno emozioni che aspirano ad essere poesia ma non sono poesia per chi legge. Almeno non lo sono state per me.
Le immagini, le atmosfere, le quasi assenti metafore e similitudini e non parlo delle altre, totalmente assenti, figure retoriche, gli stessi contenuti, a tratti comuni e scontati, hanno poco e niente di poetico. Possono definirsi prosa, non poesia. Faccio un esempio banalissimo per farmi capire meglio. Immaginati di essere davanti ad un panorama bellissimo, arioso e luminoso: uno scrittore (anche bravo e poetico) potrebbe scrivere che meraviglia, si allarga il cuore davanti a tutto questo, i miei occhi e il mio cuore sono pieni di stupore felice. Un poeta, (Ungaretti, nello specifico) posto nello stesso luogo scrive: Mi illumino di immenso. Ora dimmi tu, caro lettore, anche se non mastichi molto di poesia, cosa ti sembra più pertinente e in tema con la scrittura poetica? Non ci vuole una laurea per capirlo, credo.
I temi trattati in Emozionati e vivi, pur essendo parte integrante della vita dell’autrice e rappresentando le sue emozioni più intime e profonde, non sono espresse in forma poetica: è solo bella prosa. Come avrò detto tante altre volte, non basta andare spesso a capo per essere convinti di scrivere poesia, non basta un’emozione espressa in maniera più o meno romantica, non basta una rima (che personalmente apprezzo poco) e non basta neanche sapere a memoria le regole tecniche: poesia è anima espressa in maniera inusuale, è saper cogliere parallelismi laddove il pensare comune non li coglie, è la capacità non studiata a tavolino di dar voce all’interiorità attraverso quel minimo di regole tecniche necessarie alla definizione di poesia. Poesia è questo e molto altro ancora.
Ora non voglio stroncare sul nascere la carriera poetica o l’aspirazione di una ragazza che si mette in gioco e scrive di poesia, è apprezzabile questo desiderio… Ma a Giusy Schiavello, se mi è concesso vorrei suggerire di leggere, leggere, leggere: i classici, i moderni, gli italiani, gli stranieri. La poesia va mangiata, masticata, digerita, assimilata, inglobata e poi ma molto poi, quando è già entrata in circolo, fra cuore e cervello, si può tentare di scriverla. Considerata la sua giovane età, è una strada che può percorrere, ne ha tutto il tempo.
A volte, è più costruttiva una critica negativa che mille positive: una critica negativa, posta con costruttività, può spingere a migliorarsi, a rivedere le proprie convinzioni, a studiare, studiare, studiare. Anche la grammatica: nella raccolta sono presenti alcuni errori di grammatica non propriamente sottili, forse una svista? Voglio sperare di sì, sarebbe grave il contrario.
E per chiudere, affido a Thomas Stearns Eliot che di poesia ne ha masticata e inglobata parecchia, una definizione di poesia che induce a riflettere assai: La poesia non è un modo per liberare l’emozione, ma una fuga dall’emozione; non è un’espressione della propria personalità, ma una fuga dalla personalità. Ma, naturalmente, solo coloro che hanno personalità ed emozioni sanno cosa significa voler fuggire da queste cose.
Come dire è vero tutto e il contrario di tutto, in poesia.
Giusy Schiavello è una giovane ragazza calabrese, nata in provincia di Reggio Calabria. Diplomatasi presso il Liceo Scientifico, decide di proseguire i suoi studi presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Messina. Appassionata di materie umanistiche e grande osservatrice della realtà, dedica parte del proprio tempo libero alla stesura di poesie, nelle quali esprime in versi osservazioni e stati d’animo.