Come sempre con piacere, caro iCrewer, scrivo una recensione di un libro di Pitti Duchamp ed ancor più la scrivo per questo libro che nasce in un periodo difficile, di cambiamenti importanti che hanno dato i loro frutti: uno è appunto questo romanzo.
Intanto vediamo come è impostato il romanzo, solo sette capitoli per sette giorni, perchè il tutto avviene in una settimana dell’aprile del 1814 a Camden Castle. Se conosci Frittelle al miele e altre dolcezze questo luogo ti risveglierà dai ricordi, ma non è necessaria la lettura precedente per apprezzare appieno questo libro e soprattutto i suoi protagonisti.
Le azioni si svolgono tutte nel Castello del Duca di Camden e nei dintorni della proprietà, come sempre, per i romanzi di questa autrice, le descrizioni dei luoghi sono ben curate e puntigliose. Non starò a dirti degli interni del palazzo con lampadari luccicanti e tende damascate che giustamente non sono eccessivamente sottolineati, e nemmeno dei corridoi lunghissimi in cui avviene di tutto, ma mi soffermerò sulla descrizione dell’ambiente esterno che sarà il luogo in cui il nomignolo farabutto e quello di sgualdrina perderanno, o forse avranno ancor di più, il loro significato… dipende sempre dai punti di vista.
Percorsero il vialetto lastricato ed entrarono in una grotta artificiale fatta con calce e sassi che imitava una cavità naturale. Dentro la costruzione prendeva luce solo da una ventina di buchi laterali che lasciavano l’ambiente in una penombra ventilata. Il pavimento non c’era, o meglio una striscia di sassi levigati contornava una piscina da cui saliva un fumo denso e invitante, ma puzzolente di zolfo.
Veniamo ai protagonisti. La giovane Arabella è spregiudicata e caparbia, non ha paura dei commenti degli invitati del fratello e ancor meno di quelli delle persone che, già dalla sua giovane età, l’hanno giudicata senza conoscerla veramente. Affronterà da sola situazioni difficili pur di riuscire ad aiutare Andrew, lei sempre alla ricerca della stessa armonia che c’è tra il fratello e Lisette. Arabella, secondo me, rappresenta le donne di allora e le donne di oggi, ma solo quelle donne che non si lasciano intimorire da nulla, che vanno fiere di ciò che sono e che combattono per quello in cui credono.
Andrew è il farabutto per eccellenza, provato dalle disgrazie della guerra, è chiuso nel suo guscio in cui nessuno può entrare. Si diverte sì, ma si diverte solamente, non vorrebbe alcun tipo di implicazione. Di una bellezza disarmante, è descritto in modo minuzioso nel fisico e nello spirito perchè entrambe le cose sono fondamentali per riuscire a capire il personaggio ed amarlo. Ha tutte le donne ai suoi piedi ma una sola vuole e una sola lo vorrebbe far tornare il giovane che ha conosciuto.
Un accenno è doveroso farlo per Lady Avenox, madre di Andrew, un personaggio secondario, ma ti assicuro che la sua figura è essenziale in alcuni passaggi. Caratterizzata magistralmente ti sembrerà di vederla passeggiare per i corridoi del castello o introdursi nelle camere senza farsi annunciare così da creare spesso situazioni grottesche o mettere in imbarazzo il figlio.
“Sono vostra madre, almeno questo mi sarà concesso. Dopo tutto avevo sperato di vivere serena dopo la morte di vostro padre e invece mi siete toccato voi come figlio! Che vita grama la mia!”.