Pietro Mennea…un nome senza tempo.
Lo nomini e lo fai con cautela, quasi fosse di cristallo, un bene prezioso che va tutelato, custodito con attenzione perché troppo prezioso. Di Mennea ho parlato in tante altre occasioni, che siano state le olimpiadi o il tributo letterario, non ho potuto fare a meno di citarlo. Perché oggi ti sto ancora parlando di lui? Sarà perché, come lui, la mia storia sportiva è nata proprio correndo sulle corsie di un campo sportivo, o perché del Sud, magari per l’averlo conosciuto in un lungo pomeriggio d’estate alle Universiadi di Firenze nel 1978.
Pietro Mennea, il ricordo di un incontro
Il mio è quasi un ricordo personale. Riguardare le foto di quell’incontro ancora oggi, mi fa un certo effetto quasi fosse irreale. Ricordo uno sguardo sfuggente, quasi intimidito dal suo stesso valore, come fosse impossibile per un comune ragazzo, e per di più del profondo sud, essere al centro dell’attenzione. Parlava sommesso, guardando lontano, forse con segreta speranza che nessuno lo ascoltasse.
Ieri sera la RAI ha mandato in onda la storia della sua vita. Nonostante l’avessi già apprezzata in altre occasioni, è stato automatico rimanere incollata allo schermo. Si sa, non è facile riprodurre lo spirito delle parole scritte, in questo caso, lo sforzo per rispettarne i sentimenti è stato importante. Non credo sia stato facile neanche per l’attore interpretare l’anima e la personalità di un uomo schivo e riservato come Mennea.
Pietro Mennea, la volontà e le imprese di un uomo del sud
La sua è una storia meravigliosa anche se difficile, complicata, legata alla sua forza di volontà, al legame empatico con il grande Vittori, i timori di non soddisfare le aspettative. Poteva un ragazzino di umili origini e messo in disparte riuscire ad emergere tra i famosi? La risposta è nel suo record del mondo, arrivato quasi inatteso, nel suo sguardo contrito alla fine di ogni gara e non solo. Le risposte risiedono nella capacità di trasformare un sogno in realtà. Ed ecco arrivata al punto. Non è solo di Pietro Mennea che in fondo ti voglio parlare, anche se, proprio in questi giorni, ricorrono i 40 anni dal suo record mondiale.
Ieri sera, per un attimo, ho pensato che ricordarlo non sia solo un rispetto per il campione ma il doveroso tributo ad un uomo che ha riscattato la sua terra, le sue origini, il desiderio di dimostrare quanto fosse importante partire dal nulla per apprezzare un successo. Mi piacerebbe che i ragazzi di oggi riuscissero a respirare questa atmosfera. Leggere tra le righe di questa storia il segreto per riuscire nello sport e soprattutto nella vita.
La storia di Mennea è anche una storia di resilienza. La storia di un uomo capace di superare i limiti con la forza di volontà e il grande cuore. L’incredibile successo della finale di Mosca è certamente figlio della delusione vissuta a Montreal. È così che nascono le grandi vittorie. Dalle sconfitte del passato. Non è forse così la vita?
Oltre la sua biografia c’è un libro molto carino che parla proprio della sua gara più bella, la ricordo bene, e ricordo l’emozione; si intitola L’oro di Mosca. Vale la pena leggerlo cosi come vale la pena rivivere quell’emozione, mi viene da dire, più unica che rara. La vittoria di Mosca è la sintesi perfetta di una vita vissuta sempre al massimo senza mai dimenticare la fatica e i sacrifici fatti per renderla degna di essere vissuta. Il valore di un uomo lo si vede anche e soprattutto dalla curiosità di uno sguardo e di quanto questo riesca a guardare lontano.
Spero ti faccia piacere provare le emozioni che ho provato io guardandola…. la finale di Mosca è una gara indimenticabile!