Stamattina tra le novità che mi ha proposto l’App Store ho trovato Phoebe, una app creata dalla Scuola Holden di Torino, la scuola di narrazione fondata dallo scrittore Alessandro Baricco. Mi ha incuriosito subito sia per la grafica accattivante sia perché nella descrizione si legge: «Phoebe è la tua assistente creativa, la tua ispirazione quotidiana per allenarti a scrivere e a guardare il mondo da una prospettiva nuova.»
Appena accedi alla app, Phoebe si presenta con una breve sequenza di quattro schermate in cui con un linguaggio semplice e accattivante ti racconta cosa farai insieme a lei. Eh sì, perché con Phoebe, come vedrai più avanti, ci sarà un vero e proprio dialogo quotidiano.
«Ogni giorno ti proporrò di fare qualcosa, se ti va. Ascolteremo i saggi consigli dei maestri, e ti darò spunti prescrivere e guardati intorno con più attenzione. Andremo in cerca della tua voce e del tuo sguardo»
Questa è la promessa che Phoebe ti fa e l’asticella delle mie aspettative è salita alle stelle. Non voglio svelarti altro perché conoscere Phoebe di prima persona è molto piacevole e sarebbe un vero peccato rovinarti la sorpresa.
Phoebe nei libri
Una domanda a cui non ho ancora trovato risposta è come mai l’hanno chiamata Phoebe? Di primo acchito direi che il riferimento letterario è Phoebe Caulfield, la sorella minore del giovane Holden, protagonista dell’omonimo romanzo (titolo originale: The Catcher in the Rye) scritto nel 1951 da J. D. Salinger. Phoebe ha dieci anni, sei in meno del fratello maggiore, ed è un punto di riferimento per Holden, oltre che una guida per il lettore.
Il giovane Holden, di J. D. Salinger
La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli. Ma sono i suoi pensieri, il suo umore rabbioso, ad andare in scena. Perché è arrabbiato Holden? Poiché non lo si sa con precisione, ciascuno vi ha letto la propria rabbia, ha assunto il protagonista a “exemplum vitae”, e ciò ne ha decretato l’immenso successo che dura tuttora. Torna, in una nuova traduzione di Matteo Colombo, il libro che ha sconvolto il corso della letteratura contemporanea influenzando l’immaginario collettivo e stilistico del Novecento.
Mi piace però lasciare andare la fantasia e pensare che Phoebe (dal significo di brillante, puro, luminoso in greco antico) sia anche un omaggio alla titanide Febe, figlia di Urano e Gea, a cui Esiodo attribuisce la fondazione dell’oracolo di Delfi, donato poi ad Apollo per il suo genetliaco (ma le versioni su quest’ultimo punto divergono sensibilmente). E ancora: un riferimento all’omonimo satellite naturale di Saturno (che a sua volta omaggia la titanide Febe), quello che fino al 2000 era considerato la luna più esterna di Saturno.
Chissà se Phoebe riuscirà davvero a essere la mia ispirazione quotidiana. Nel frattempo, posso dire che fare la sua conoscenza è stato già un grande piacere!