Approfondiamo la nostra conoscenza con Mirca Ferri, autrice del romanzo “Radici d’infanzia, ali di vita”
Bentrovati carissimi lettori, oggi abbiamo il piacere di ospitare qui su iCrewPlay l’autrice di Radici d’infanzia, ali di vita … Mirca Ferri!
Avvicinandosi alla lettura di un’opera, di un romanzo o di un testo in genere, la normale curiosità spinge il lettore a chiedersi chi è, come vive, cosa ha vissuto la persona che scrive. Scrivere può significare mettere se stessi in gioco o esprimere il bisogno intimo di comunicare, di avere qualcosa da dire. Scrivere diventa anche terapeutico, sopratutto quando le parole che muoiono in gola parlando e diventano invece vive stampate su carta o su uno schermo.
Per conoscere un po meglio l’autrice di Radici d’infanzia, ali di vita e soddisfare la curiosità dei suoi lettori, le rivolgiamo qualche domanda:
Il lettore di [amazon_textlink asin=’8867432907′ text=’Radici d’infanzia, ali di vita’ template=’ProductLink’ store=’game0ec3-21′ marketplace=’IT’ link_id=’fc352309-cec5-11e8-ab58-23239810fc01′] ha modo di conoscere Mirca Ferri bambina o almeno la bambina che viene raccontata nel romanzo. Chi è oggi la donna Mirca Ferri?
Sono sopratutto una madre, una moglie, un’amica e una donna. A causa di di gravi problemi di salute, sono stata costretta ad abbandonare il mio lavoro (ero commercialista) ed ho ripreso la mia vera passione: scrivere.
Chi scrive lo fa perchè ha bisogno di fermare su carta la propria interiorità e, in genere, perchè ritiene di avere qualcosa da dire ai suoi lettori. Per Mirca cosa significa scrivere?
Per me scrivere è stata inizialmente una terapia, ho iniziato con una piccola raccolta di poesie in forma prosaica che parlano proprio del percorso affrontato nei periodi peggiori. Poi, ho sentito la necessità di continuare per il piacere che mi offre, per me stessa e per mantenere viva la memoria dei fatti.
Come concilia la sua normale attività di donna-moglie-madre-lavoratrice con la scrittura?
Cerco di lavorare sui miei scritti nei rari momenti di tranquillità domestica. Ma a dire il vero, è piuttosto semplice perchè, quando scrivo, la mia mente è totalmente assorbita dal testo.
Dal suo romanzo si evince che la sua è stata un’infanzia felice, sostenuta da una famiglia unita. I suoi genitori avevano però una grande differenza di età, non ha mai percepito come un disagio, meglio, una diversità questa differenza da piccola? (i bambini, si sa, sono molto conformisti).
No, non l’ho mai subita. Ho sempre amato differenziarmi dalla massa. Inoltre mio padre, seppur anziano, possedeva un carisma magnetico che annullava ogni tipo di diversità.
La sua famiglia era benestante, di quel benessere che viene dall’operosità e dal duro lavoro. Pensa che se fosse stata figlia di semplici contadini, la sua infanzia sarebbe stata uguale a come descritta nel romanzo?
Assolutamente si. Sono figlia di contadini, nipote di contadini e ne vado fiera. Ho sposato un uomo anch’egli figlio di contadini. Non ho mai avuto particolare interesse per il denaro. Certo, sentirsi al sicuro aiuta l’essere umano ma sono concetti che da bambina non comprendi o, perlomeno, a noi non sono mai stati trasmessi. L’importante era la salute.
I rapporti con gli altri bambini (poi diventati ragazzi), figli di vostri dipendenti, erano alla pari oppure c’era per voi “figlie del padrone”, una sorta di tacito rispetto?
I nostri rapporti, così come ho descritto nel libro, erano assolutamente paritari, ne io ne mia sorella ci siamo mai sentite “le figlie di…” Come accade spesso, nei gruppi numerosi e variegati come età, comandavano i più grandi.
Un verso della poetessa Alda Merini recita: Ognuno di noi ha vissuto qualcosa che lo ha cambiato per sempre, ritiene possa riferirsi alla sua persona per l’esperienza particolare che ha vissuto da bambina? Mi riferisco al racconto un po “magico” che lei fa per ben 3/4 capitoli.
Il mio racconto un “po magico”, è tutto veritiero non vi è nulla che sia stato inventato o romanzato, anzi, probabilmente a causa del trascorrere degli anni, ho dimenticato alcune cose. Non vi è nessuna logica spiegazione, non ha cambiato il mio modo di essere poichè fin da piccola, ho sempre creduto al sovrannaturale.
Psicologia insegna che molto del vissuto da bambino anche se rimosso, continua ad interferire con la vita da adulto. L’esperienza particolare e per certi versi, inspiegabile che lei ha vissuto incide ancora nella sua vita di donna matura e razionale?
Come detto prima, sono fermamente convinta che esistano aspetti della vita inspiegabili razionalmente. L’esperienza vissuta ha rafforzato in me questa teoria, non trasformandomi in credulona ma neppure in una persona che necessita sempre di prove per giustificare determinati avvenimenti.
Bisogna tornare alle radici, le radici sono importanti, questa è una delle frasi con cui Paolo Sorrentino, premio Oscar per La grande bellezza, conclude una delle scene finali del film. Quanto sono ancora importanti le radici per la donna e scrittrice Ferri?
Ritengo che siano la base sulla quale poggio i miei valori più sacri e inviolabili:la Fede, la famiglia, l’amicizia.
E continuando con le citazioni ricordiamo Cesare Pavese, quando nel romanzo La luna e i falò scrive: Un paese ci vuole non fosse che per il gusto di andarsene via… Quanto la donna di oggi si ritrova in questa frase?
Totalmente. Io vivo in città da anni ma i miei suoceri vivono in campagna. Quando mio marito ed io saremo vecchi, ci ricaveremo un frammento di casa e terreno per tornare alle nostre radici: il paese.
Nella sua attuale esistenza di donna e scrittrice che riveste anche il ruolo di moglie e madre cosa è rimasto della bambina di allora?
E’ rimasta l’allegria, la curiosità, l’amore per la natura e il profondo valore che conferisco ai rapporti sociali.
Il romanzo si legge con scorrevolezza, adotta un linguaggio semplice, fruibile da tutti, la scrittrice Ferri ha dei punti di riferimento letterari? Si ispira a qualche genere o autore?
In particolare no ma ammetto che per questo testo, avevo giurato a mia madre e a mia sorella, che non avrei alterato nulla di quanto è avvenuto. Ho preso spunto dalla narrazione biografica di Daria Bignardi, nella sua opera prima Non vi lascerò orfani. Anche quel libro che personalmente adoro, è scorrevole con un uso della lingua italiana perfetto ma non aulico come credo si addica a chi sta narrando di se stesso.
Radici d’infanzia, ali di vita è la sua prima opera? Ce ne sono state altre o ne seguiranno?
No, ho scritto prima un libro di poesie Identità perse, raccolte, perdute e ritrovate. A fine novembre uscirà il mio terzo libro Lati scaleni, sarà il primo volume di una trilogia. E’ un genere completamente differente dal precedente trattandosi di un romance. Sarà presentato il 24 novembre a Campogalliano, con la casa editrice di riferimento Pav Edizioni.
Ringraziamo Mirca Ferri per la gentilezza, abbiamo conosciuto un po meglio una scrittrice ma sopratutto una donna che conosce la sofferenza e ne ha fatto un valore di semplicità e genuinità. Una donna vera e con valori profondi, rari in questo nostro tempo che elegge miti e subito li dimentica.
Grazie Mirca…e ad majora!!!
Uno dei libri più belli che abbia mai letto.