È venerdì e come di prassi, da circa tre anni a questa parte, eccoci qui con un altro appuntamento di Poesia e vita, vita è poesia: un piccolo angolo che ospita la meno frequentata fra le arti letterarie, la poesia.
Oggi la nostra rubrica accoglie un personaggio che è universalmente noto in un’altra arte, quella cinematografica: sto parlando di Pedro Almodovar, famoso regista spagnolo che non ha certo bisogno di alcuna presentazione… E se ti stai chiedendo cosa c’entra Pedro Almodovar con la poesia, potrei risponderti che la poesia entra ovunque, in tutti i settori dell’arte, cinema compreso.
Oggi però non voglio fare voli pindarici né ragionamenti arzigogolati, per non definirli cervellotici, per convincerti di quanto la poesia entri in ogni luogo dell’esperienza umana. Oggi ti racconto semplicemente come ho incontrato Pedro Almodovar in poesia.
Premetto che, come la maggior parte mortali, non sapevo che il noto regista avesse frequentazioni con la Musa e pur non avendo letto nessuno dei suoi libri ero a conoscenza del fatto che, oltre ad essere un regista conosciuto e apprezzato, Almodovar sia anche scrittore, sceneggiatore e musicista.
Un personaggio a tutto tondo o sarebbe meglio dire a tutta arte: Pedro Almodovar
Spagnolo, come detto sopra, ha cominciato la sua carriera artistica con il cinema e il teatro d’avanguardia e nello stesso tempo con la pubblicazione di fumetti e racconti in riviste underground. Siamo nei favolosi anni ’60/’70, quando essere underground significava essere contro il sistema, intendendo per sistema la cosiddetta “cultura ufficiale” che stava stretta, molto stretta, a quel vasto movimento culturale, il movimento hippy, che in quegli anni rivoluzionò totalmente il modo di concepire la cultura e non solo.
Accenno solo rapidamente al contesto in cui Almodovar è maturato artisticamente, in quanto questo spazio di venerdì è dedicato alla poesia, in altre rubriche di iCrewplay Libri magari si potrà meglio approfondire il personaggio. Qui si disserta sulla poesia… E quindi di poesia parliamo, di poesia e di Pedro Almodovar.
E se ti sembra che i due argomenti siano poco associabili ti dico subito che fino ad ieri pensavo la stessa cosa. Poi, in uno dei miei soliti giri virtuali per il web, alla ricerca di chicche poetiche, giri che ormai conosci benissimo, mi imbatto in un titolo che cattura la mia attenzione: Le belle persone. –Caspita-, mi dico, –una poesia che parla di belle persone? Chissà cosa si sarà inventato l’autore…– Lo stupore per l’insolito titolo, non fu niente di fronte alla lettura del nome dell’autore: –Ma sarà proprio “quel” Pedro Almodovar o è un caso di omonimia?–
Pensiero formulato e in quattr’e quattr’otto soluzione cercata, ringrazio sempre “santo web” in questi casi, come aiuta a tamburo battente lui, nessuno. Era proprio “quel” Pedro Almodovar che a quanto pare si diletta pure a scrivere versi o pensieri molto somiglianti ad essi. E adesso se vuoi leggi quanto, molto incuriosita, ho letto anch’io:
Le belle persone, un brano poetico di Pedro Almodovar
Ho sempre pensato che le “belle” persone non siano né facili né scontate.
Le belle persone non sono nemmeno per tutti, perchè non si fanno attraversare da tutti e nemmeno tutti sono in grado di farlo.
Le immagino come una rosa.
Non le puoi raggiungere sentendo solo il profumo o ammirandone i colori.
Non le conosceresti mai a fondo.
Le belle persone spesso hanno passati ingombranti, la pelle graffiata.
Per arrivare al cuore devi passare dalle spine.
Graffiarti, mischiare il sangue, asciugare le lacrime che bagnano il cuore, scambiarci la pelle, l’odore.
Sono infatti convinta che le belle persone non profumino.
Le belle persone lasciano segni.
Graffiano.
Non posso conoscere le impressioni o le emozioni a caldo che tu, caro lettore, hai avuto leggendo, ti posso però raccontare le mie se vuoi, potrai tu stesso verificare se sono simili o se il “bernoccolo per la poesia” mi fa sopravvalutare qualsiasi scritto che tocchi le corde più intime dell’anima.
Già, perché il brano di Pedro Almodovar riportato sopra esula dalla poesia vera e propria: non ha nessun elemento che richiami rime, metrica o le tante figure retoriche che devono essere presenti in una poesia… Eppure emoziona. E questo è innegabile. E se un brano emoziona non è poi così becero o inopportuno definirlo poesia. Perché poesia è anche emozione, poesia è tutto ciò che smuove e gonfia quell’onda emotiva trasbordante, spesso soffocata da chi ha timore di apparire fragile.
La fragilità è umana e una persona, uomo o donna che non teme di mostrare la propria fragilità, è vera e bella. Pedro Almodovar lo afferma al di sopra di ogni metafora nel suo brano: sangue, graffi e lacrime rappresentano quel profumo di vita vissuta e spesso combattuta non sempre da vincenti, rappresentano quella fragilità umana che rende persone vere e belle.
La bellezza senza verità di vita è sterile e fredda, è solo apparenza. La vita vera è graffiata. La bellezza vera è incisa di segni e ferite lasciati sulla pelle: lo sanno le belle persone, lo sa Pedro Almodovar, lo so io e, se un minimo ti sei emozionato leggendo, lo sai anche tu.