Oggi, per la rubrica Sport in Book, parleremo del calciatore juventino Pogba e della sua positività al testosterone, emersa purtroppo per la seconda volta con le controanalisi svolte a Roma, dopo lo scorso 11 settembre. Un destino già segnato dai numerosi infortuni e dal mancato Mondiale che hanno fermato il francese già alla prima giornata del campionato di Serie A nel match tra Udinese e Juventus.
Una triste notizia per un giocatore di grande talento e di enorme tecnica che riaccende i fari sul tema doping e sulla ricerca spasmodica e continua dell’atleta perfetto e dalle prestazioni inumane.
Vediamo insieme che cos’è questo fenomeno e com’è nato.
Il doping: quando lo sport diventa sporco
Il dopaggio è l’uso di sostanze proibite o di metodi illegali per migliorare le prestazioni atletiche. Queste sostanze o metodi possono includere steroidi anabolizzanti, stimolanti, ormoni, diuretici, agenti mascheranti e molte altre sostanze vietate dalle organizzazioni sportive.
L’obiettivo di questa pratica illegale è aumentare la forza, la resistenza, la velocità o altre capacità fisiche, dando agli atleti un vantaggio competitivo ingiusto rispetto agli avversari che si affidano solo all’addestramento e al talento naturale. Un fenomeno considerato sleale e dannoso per l’integrità del gioco e per la salute degli atleti stessi.
Le organizzazioni sportive internazionali, come il Comitato Olimpico Internazionale (COI) e l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), hanno adottato regole rigorose per contrastarlo. Vengono eseguiti test antidoping durante le competizioni e al di fuori di esse per rilevare l’uso di sostanze proibite. Gli atleti che vengono trovati positivi al doping possono essere squalificati, privati dei risultati ottenuti e subire altre sanzioni.
Il doping non solo mina i principi etici dello sport, ma può anche comportare seri rischi per la salute degli atleti. L’uso di sostanze dopanti può causare effetti collaterali negativi a breve e lungo termine, mettendo a rischio la salute e il benessere degli atleti stessi. Pertanto, è fondamentale promuovere uno sport pulito e sostenere programmi antidoping per preservare l’integrità e l’equità nelle competizioni sportive.
La nascita della droga nello sport
L’uso di sostanze o metodi per migliorare le prestazioni atletiche ha radici antiche, ma il concetto moderno di doping come lo conosciamo oggi ha inizio nel corso del XX secolo.
Il termine doping deriva dalla parola olandese doop, che indicava un tipo di miscela stimolante usata nel XIX secolo per migliorare le prestazioni dei cavalli nelle corse. Nel corso del tempo, il termine è stato adottato per riferirsi all’uso di sostanze stimolanti negli esseri umani.
Tuttavia, il primo caso documentato di doping negli sport olimpici risale ai Giochi Olimpici del 1904, quando il maratoneta americano Thomas Hicks vinse la gara dopo aver assunto una miscela di brandy e stricnina per alleviare la fatica. Questo evento sollevò preoccupazioni sull’uso di sostanze proibite per ottenere vantaggi competitivi.
Negli anni successivi, l’uso di sostanze dopanti si diffuse in diverse discipline sportive. Nel 1960, l’uso di steroidi anabolizzanti iniziò a essere segnalato nel mondo dello sport. Ciò portò alla creazione di organizzazioni e regolamenti antidoping, come il Comitato Olimpico Internazionale (COI) e l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), che lavorano per combattere il doping nello sport e preservare l’integrità delle competizioni.
Da allora, il problema del doping è rimasto una sfida costante per il mondo dello sport, con nuove sostanze e metodi dopanti che emergono nel corso del tempo.
Acido lattico di Saverio Fattori
Un libro che assolutamente consiglio vivamente è Acido Lattico di Saverio Fattori: un libro tornato in libreria dopo ben 15 anni dalla prima uscita che tratta il tema delle sostante illegali nello sport come rifiuto dei propri limiti genetici, per cercare un corpo robot sempre più performante e resistente all’invecchiamento.
Ecco la sinossi del volume!
Acido lattico è un romanzo noir d’ambiente sportivo: indaga il mistero di un suicidio e la faccia oscura dello sport professionistico. L’atletica leggera a livelli d’eccellenza è preparazione estenuante e dedizione assoluta. L’io narrante è una brutta persona: razzista, cinico, ossessionato dalla paura dell’insuccesso. Per esorcizzarla colleziona schede di giovani talenti “perduti” o martoriati da infortuni.
Uno psicopatico con un’esistenza tetra e variabili minime. Finché si imbatte in Clara, promessa dispersa del mezzofondo: il suo fantasma personale. Per sopportare nuovi carichi di lavoro, sognando le Olimpiadi, Claudio Seregni supererà ogni remora etica. L’atleta è vittima, non carnefice. Il doping è la trasformazione del corpo, la performance atletica l’utopia della perfezione.