Pasqua e i suoi messaggi che partono dalla fede e arrivano ai libri
Pasqua etimologicamente significa passaggio ed è una delle feste più aspettate, non solo per il significato che i credenti le attribuiscono, ma anche per tutto ciò che laicamente porta con il suo arrivo.
Le origini arrivano dalla tradizione ebraica: per gli Ebrei la Pasqua (Pesach) in origine era legata alla raccolta dei primi frutti della campagna, in seguito celebrò la liberazione dalla schiavitù d’Egitto, con il passaggio attraverso il Mar Rosso e l’inizio di una nuova libertà con Dio, verso la terra promessa. La celebrazione del rito pasquale, presso il popolo ebraico, avviene ancora mediante il racconto di quanto avvenuto, durante una cena rituale. Se hai la curiosità di saperne di più, un libro che presenta il séder di Pesach è Haggadah di Pesach, edizioni Giuntina, tradotto da Fernando D. Belgrado e con bellissime illustrazioni di Emanuele Luzzati.
Per i Cristiani, la Pasqua è il centro della fede: segna il passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo, ad un ateo o presunto tale può sembrare una favola bella per bimbi scemi. Credere però significa fidarsi, significa accettare una verità rivelata più di duemila anni fa da un Dio morto in croce per amore e risorto per fare degli uomini dei risorti con Lui: non ci può essere fede senza fiducia e la fiducia in questo caso è come un salto nel vuoto, è tendere la mano e lasciarsi condurre ad occhi chiusi.
A metà tra il saggio biblico e la narrazione giornalistica, con qualche spruzzata di teologia è il classico Dicono che è risorto. Un’indagine sul sepolcro vuoto, per approfondire il mistero dei misteri, attraverso la penna di Vittorio Messori, edizioni SEI.
Un altro consiglio di lettura sul mistero Pasquale viene da Sergio Ronchi, nel volumetto Resurrezione o Reincarnazione, dove l’autore si sofferma su due facce della stessa medaglia, resurrezione e reincarnazione. Due proposte sovrapponibili o alternative? Il libro è pubblicato da Claudiana Edizioni.
Pasqua e passaggi, le uova, la colomba, l’agnello e il coniglio
Pasqua tradizionalmente arriva con la primavera e con essa segna il passaggio dai rigori invernali ai tepori primaverili, non a caso uno dei simboli tradizionali della Pasqua sono le uova: metafora di nascita e rinascita, nella cultura moderna come in quelle antiche, dagli egizi ai celti o agli indiani. Persino le prime comunità cristiane avevano l’usanza di scambiarsi uova benedette. Oggi alle uova benedette di un tempo, abbiamo sostituito quelle di cioccolata: sicuramente più allettanti per il palato ma che snaturano il significato intrinseco che portavano con loro.
Narra una leggenda che Maria Maddalena avesse deposto delle uova ai piedi della Croce, il perchè non è ben chiaro ma, a quanto pare, sulle uova in questione caddero delle gocce di sangue di Gesù e da qui l’usanza, presso i cristiani ortodossi, di scambiarsi a Pasqua uova dipinte di rosso.
Partendo da questa curiosità se vuoi, puoi approfondire la conoscenza di una figura importante presente nei racconti evangelici e in particolar modo in quello della mattina di Pasqua, Maria Maddalena, appunto, nota peccatrice e prima a vedere Il Risorto. A questo proposito ti segnalo questo il saggio di Valentina Alberici, in libreria per Paoline Editoriale Libri, con il titolo La chiamavano Maddalena. La donna che per prima incontrò il risorto.
La colomba, altro simbolo pasquale, è legata allo Spirito Santo la cui immagine iconografica è appunto una colomba bianca che discende dal cielo. L’usanza di portare sulle nostre tavole dolci raffiguranti delle colombe, spolverizzate di candido zucchero o glassa, deriva da questo probabilmente: la cosa essenziale è non scambiare fischi per fiaschi, come si dice e non relegare un simbolo denso di significato come la colomba, al ruolo di dolce da portare in tavola.
Anche l’agnello che tradizionalmente è presente nelle tavole pasquali è fortemente simbolico: Gesù stesso è definito Agnello di Dio nella Sacra Scrittura, vittima sacrificale immolata come da tradizione ebraica, per la salvezza degli uomini. Essendo uno degli animali da allevamento più diffusi nell’antichità era anche quello più usato nei banchetti pasquali. Tutt’ora i piatti a base di carne d’agnello, sono quelli più tradizionalmente presenti sulle tavole di Pasqua, con buona pace degli animalisti.
A questo proposito, potrebbe essere interessante leggere La cucina del Risorto. Gesù «cuoco» per l’umanità affamata. L’autore, Giovanni Cesare Pagazzi, segue una linea ben precisa per la sua “chef-teologia”: cucinare non significa soltanto dare del cibo, ma soprattutto prendersi cura di ciascuno secondo i suoi bisogni. Un altro consiglio di lettura, sempre a proposito di cibo legato alla festa di Pasqua, è La pecora di Pasqua di Simonetta Agnello Hornby e Chiara Agnello per Slow… Quando si dice un destino nel cognome!
Un altro simbolo legato alle festività pasquali, è il coniglio bianco: diffuso nelle allegorie pasquali dei paesi nordici, ha un legame con i festeggiamenti dei popoli pagani. La sua notoria prolificità rappresenta il rinnovamento della vita a primavera. Sotto forma di cioccolato come del resto avviene per le uova o come decorazioni di biglietti di auguri.
Tante piccole curiosità, tradizioni e usanze fanno di Pasqua un giorno, un momento di convivialità e di gioia: quest’anno, come sappiamo è diverso. Un virus semi-sconosciuto ha stravolto le nostre abitudini e il modo di concepire e vivere un giorno di festa come questo. A me, come ho avuto modo di dire altre volte, piace pensare che non tutti i virus vengono per nuocere. Forse è questo il momento di riflettere sul vero significato della Pasqua e di realizzare nelle nostre vite quel passaggio che il messaggio pasquale porta con sé.
Con i miei più cari auguri!