“Scacco matto, Vostra Grazia” è lo spin off di “Dita come farfalle”, il primo regency di Rebecca Quasi.
Ebbene, in questo secondo libro, sono proprio loro i protagonisti e già nel titolo troviamo tutti gli “ingredienti” di questo intrigante romanzo: il gioco degli scacchi e le regole dell’etichetta.
Gli scacchi
“Nessun marito sano di mente avrebbe permesso alla moglie di giocare a scacchi con un altro, di questo Percival era certo. Almeno lui non glielo avrebbe permesso. Troppo intimo. Giocare a scacchi, per certi versi, è come fare l’amore.”
Ad unire il Duca di Clarendon ad Emma, la figlia di sua sorella e del Duca di Rothsay, sono proprio gli scacchi. Emma conserva sempre un foglio con l’aggiornamento delle loro partite. Lo faceva fin da piccola, per riprenderle quando Percival li andava a trovare. Quell’estate, però, Percival non si troverà più di fronte una bambina ma una donna.
A diciotto anni per lei è il momento di trovare un marito. Emma, però, nonostante la cospicua dote, non ha un nome, perché è si figlia del Duca di Rothsay ma non legittima e questo genererà non pochi problemi.
La ragazza è stata cresciuta secondo le regole dell’etichetta, ma ha vissuto in una famiglia legata dall’amore, cosa alquanto rara, visto che i matrimoni dell’epoca venivano spesso combinati principalmente per ottenere la dote e/o un titolo.
Le regole dell’etichetta
Ma Emma sconvolge tutti i suoi piani: le cose non vanno quasi mai come ci si aspetta e Percival fa di tutto per seguire la strada che, secondo il programma che ha in testa, è quella giusta. Non ha fatto, però, i conti con se stesso, con il suo cuore, con le sue emozioni che piano piano si fanno strada dentro di lui, fino a sciogliere tutto il “ghiaccio” che ha accumulato per poter evitare ogni tipo di interferenza con i suoi piani.
I personaggi e le ambientazioni
Se chiudo gli occhi posso distinguere bene la figura di Emma, descritta sia fisicamente che caratterialmente. I suoi “occhi da gatta, quel verde torbido e limaccioso, le ciglia lunghissime...”, il suo cane, un po’ bruttino. Mentre le descrizioni sono meno dettagliate, soprattutto dal punto di vista dell’aspetto fisico, per quanto riguarda gli altri personaggi.
In ogni caso la figura di Lady Augusta, la zia che aiuta Emma nella ricerca del marito, è quella che più mi ha colpito: una donna impeccabile ma di cuore che data la sua esperienza e la sua grande capacità di guardare lontano conosce già il finale. Segue con discrezione ogni mossa di Emma e del Duca di Clarendon, ed è per loro una preziosa guida.
Percival è un uomo molto protettivo e dolce con Emma, combatte contro i suoi stessi sentimenti fino a quando non può più controllarli. L’etichetta gli imporrebbe un matrimonio senza coinvolgimento ma Emma nel gioco dell’amore è più scaltra di lui.
Per le ambientazioni mi sarebbe piaciuto trovare qualche dettaglio in più nelle descrizioni, per poter immaginare meglio i luoghi in cui si svolge la storia.
La trama e il modo di scrivere
Per quanto riguarda la trama, il tema trattato non è diverso da quello già letto in “Dita come farfalle”, ma mi è piaciuto molto di più questo secondo romanzo perché lo svolgersi degli eventi è più vario, con scene molto ben descritte: alcune sconcertanti (non voglio anticiparvi nulla), altre intense (come durante le partite a scacchi), altre ancora divertenti (ad esempio i siparietti con Cane).
Anche se in qualche modo prosegue la storia di Caroline e James, secondo me questo romanzo si può leggere tranquillamente senza aver letto il primo.
Sul modo di scrivere non ho che complimenti da fare, la lettura è accattivante e le pagine scorrono come acqua fresca in montagna.
Per questo agli amanti del genere non posso che consigliare questo nuovo romanzo di Rebecca Quasi.