I parchi letterari e le bellezze d’Italia, un connubio che accresce la voglia di scoprire, conoscere e viaggiare. Oggi ci spostiamo in Sicilia, sulle Madonie, per il Parco letterario dedicato a Giuseppe Antonio Borgese
Se ti piace conoscere, viaggiare e scoprire il mondo letterario radicato nel territorio che da esso trae linfa e vita, stai accingendoti a leggere quello che fa per te. Il viaggio in un parco letterario può essere, si, un viaggio fisico ma anche un percorso di conoscenza tra storia, eventi, tradizione e territorio che arricchisce, in qualsiasi modo si svolga, fisicamente o emotivamente.
Dedicato a Giuseppe Antonio Borgese, poeta, narratore, critico e politico, il Parco Letterario a lui intitolato, si estende nel territorio del Parco delle Madonie fra Polizzi Generosa, la cittadina da cui ebbe i natali e il territorio circostante. Inaugurato il 3 Luglio del 2016, conferma, assieme all’altro Parco Letterario (sempre all’interno del Parco delle Madonie) dedicato al poeta Giuseppe Giovanni Battaglia, la grande tradizione culturale che questo comprensorio esprime.
Polizzi Generosa è un piccolo comune in provincia di Palermo: incastrata su una panoramica rocca, sospesa fra le Madonie, domina l’immensità delle colline della Sicilia interna, ha una storia millenaria come tanti altri paesi siciliani dal passato glorioso, risale infatti al IV-III secolo A.C. Nata dal mito di Iside Egiziaca da cui trae il nome, Polis Isium/Isidis, ebbe il periodo di maggiore splendore tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, quando divenne città demaniale e si arricchì economicamente e culturalmente.
La naturale generosità e la calda accoglienza che i suoi abitanti riservavano (e riservano) ai viaggiatori occasionali, le valsero l’appellativo di Generosa di cui l’avrebbe fregiata per primo Federico II di Svevia e, in seguito, l’imperatore Carlo V. Posta in una posizione nevralgicamente al centro di vari snodi per l’entroterra, era un punto di collegamento fra la parte occidentale della Sicilia, la parte orientale e le tre Valli in cui gli Arabi divisero l’isola (Mazara, Demone e Noto).
Al periodo di massimo splendore risalgono le molte opere di grande valore conservate e ammirabili dai visitatori, nelle tante Chiese di importante valore storico-artistico del luogo. Interessanti gli scavi archeologici che negli anni Novanta misero in luce la Necropoli di contrada San Pietro, dai quali nel 2011, ebbe vita il Museo Civico Archeologico. La parte alta e arroccata del paese che domina il fiume Imera, vede la zona fortificata del Castello, situato strategicamente a dominare tutta la valle circostante: del castello resistono pochi ruderi ma ai suoi piedi si può ammirare una delle più antiche chiese del paese, la Chiesa Madre dell’Assunta che cito come esempio fra quelle aperte al culto.
Come avrai letto da queste poche notizie, (ci sarebbe ancora tanto da dire) Polizzi Generosa è uno dei tanti paesi in cui la grande bellezza tiene banco e non solo da un punto di vista paesaggistico e artistico ma anche letterario. Un figlio di questo territorio, Giuseppe Antonio Borgese, ne mantiene alto il nome con la sua opera… e adesso te lo presento, se già non lo conosci.
“Lassù nelle Madonie, che è il nome degli Appennini di Sicilia, dove non sono tornato ancora, il paese dei miei primi anni ha spazio. In tutto il gran scenario, oleandri lungo la valle classica, olivi di greppo in greppo, vette chiare calanti a schiera dagli acropoli del centro al mare, infine il mare d’Imera, tagliato a spicchio, dietro l’ultima quinta, non si vede altra città o villaggio. Polizzi Generosa, drappeggiata nel suo superbo epiteto, torreggia da sola”. (G. A. Borgese, Giglio di roccia – 1952)
Giuseppe Antonio Borgese nacque a Polizzi Generosa (piccolo centro montano in provincia di Palermo) nel Novembre del 1882 e morì a Fiesole nel 1952. Sulla sua lapide si legge:
“A GIUSEPPE ANTONIO BORGESE POETA, NARRATORE, CRITICO E POLITICO CHE VOLLE L’UNITA’ DELL’ARTE E DEL MONDO”.
Fin dall’infanzia, fu affascinato dai posti e luoghi che lo videro nascere. Cresciuto tra le montagne della sua piccola cittadina, la sua formazione culturale e letteraria fu austera e severa. La ricca biblioteca paterna gli offrì l’opportunità di consultare i classici della letteratura italiana. “Autore eclettico, versatile, moderno, veramente cittadino del mondo, forte delle proprie idee tanto da non piegarsi a nessuna imposizione, diviene il veicolo di trasmissione di un’immagine non solo dei luoghi, ma anche del carattere di chi vi abita”.
A Palermo nel 1900 ebbe modo di seguire l‘Università alla Facoltà di Lettere approfondendo le tradizioni popolari. Si laurea con una tesi sulla “Storia della critica Romantica in Italia” e comincia a collaborare al “Leonardo”, importante rivista letteraria, assieme a Papini e Prezzolini, in seguito anche con la rivista “Regno”. Acquista il plauso di Benedetto Croce per alcuni saggi: Nuova critica shakesperiana, Parola e immagine, Il Pascoli minore.
L’indole politica di Giuseppe Antonio Borgese, proietta l’autore verso problematiche estetiche riconducendolo “ad un interesse nazionalistico per riconfermare l’Istituzione”, come espressione degli ideali della borghesia italiana. In questo contesto insieme ad altri intellettuali giovani come lui, fonda una rivista con influssi dannunziani: “Hermes”, i cui temi, l’esaltazione della stirpe, della nazione, del cattolicesimo e del classicismo, riprendono appunto, i canoni del superuomo dannunziano del primo Novecento.
Ebbe una feconda attività giornalistica, collaborò con il “Mattino”, la “Stampa” e il “Corriere della sera”. Contemporaneamente, fu docente all’Università di Roma nel 1910, quale responsabile della cattedra di letteratura tedesca e nel 1917, all’Accademia di Scienze e Lettere di Milano.
Lo scoppio Prima guerra Mondiale, lo vide impegnato in prima persona nella campagna interventista, così come possiamo capire da “Italia e Germania”, “La guerra delle idee” e “Il patto di Roma”, tutte opere saggistiche che esaltano la guerra e l’alleanza con la nazione tedesca ma con l’avvento del Fascismo, matura in Giuseppe Antonio Borgese il bisogno di allontanarsi dalle ideologie che aveva sostenuto fino ad allora e, perseguitato, si rifugia all’estero. Da qui, inizia la sua attività di scrittore e poeta.
Nel 1921 scrive “Rubè”, che si può definire, assieme a “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo e a “Gli indifferenti” di Alberto Moravia, l’apertura di un nuovo corso del romanzo italiano anche se la sua opera non fu pienamente compresa in quel periodo. “Rubè” è un romanzo psicologico che porta e sviluppa in sé un romanzo politico: la crisi di una nazione tra guerra e fascismo viene colta per così dire sul vivo, nella storia di un uomo (il protagonista) che tale storia patisce. Romanzo emblematico dunque, al tempo stesso opera artisticamente compiuta e documento storico di primaria importanza”
La sua opera poetica vede “La canzone paziente” (1910), “Poesie” (1922) e “Le poesie 1922-1952.” I romanzi “Rubè”, già citato e “I vivi e i morti” del 1923, ripubblicato da Il Palindromo nel 2018, lo vedono nella veste di scrittore, così come le molte novelle e i due drammi teatrali confermano Giuseppe Antonio Borgese letterato eclettico e versatile.
Nel 1931 Giuseppe Antonnio Borgese è negli Stati Uniti, dove insegna in varie Università e nel 1938 ottiene la cittadinanza americana. Scrive in inglese un libro sul fascismo, insieme storico e polemico, “Golia, marcia del fascismo”. Quando, a guerra finita, nel 1949 torna in Italia, l’Università di Milano gli affida la cattedra di Estetica. Muore all’improvviso nel dicembre del 1952 a Fiesole.
Un figlio di terra sicula che portò la sua opera di letterato a tutto tondo, non solo dentro i confini nazionali ma anche internazionali. Il parco letterario a lui dedicato, lo celebra annualmente con eventi, convegni e simposi che si alternano a manifestazioni per la valorizzazione del territorio: un modo per coniugare arte, letteratura e turismo.
che bello grazie!
(link del parco: https://www.parchiletterari.com/parchi/giuseppe-antonio-borgese/index.php)
Grazie a voi !