Caro iCrewer con Giosuè Carducci concludiamo il tour tra i parchi letterari italiani.
E’ stata una bellissima scoperta e vale sicuramente la pena andarli a visitare, tra l’altro sul sito dei parchi puoi aggiornarti sugli eventi organizzati e sugli itinerari che abbiamo anche ripercorso insieme in questi mesi.
Ma adesso ci concentriamo su questo illustre poeta toscano, che ha ottenuto il Premio Nobel per la letteratura nel 1906.
Giosuè Carducci nasce a Val di Castello, frazione di Pietrasanta in Versilia, il 27 luglio 1835. Il poeta trascorre un’infanzia serena studiando i classici che trova nella libreria del padre medico. A Firenze completa gli studi classici presso i padri Scolopi di San Giovannino ed incontra Elvira Menicucci, che sposerà. Nel 1855 si laurea in Filosofia e Filologia alla scuola Normale Superiore di Pisa. Insegna alla cattedra di Eloquenza Italiana presso I’Università di Bologna per quarantaquattro anni. Partecipa anche alla vita politica ed intellettuale del tempo e nel 1890 è nominato senatore a vita per meriti letterari.
San Martino
Le sue liriche più belle parlano proprio della sua Terra, dei paesaggi e dei ricordi della sua giovinezza, come “Rime nuove” che è una raccolta di 105 poesie composte fra il 1861 e il 1887. Tra le poesie più famose di questa raccolta:
La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
In questa poesia Carducci descrive la sua Maremma in autunno inoltrato quando la nebbia sale e il mare è agitato per il maestrale. Si sente l’odore del mosto che arriva nelle vie del borgo e rende allegri. Lo spiedo gira sul fuoco e il cacciatore si ferma a guardare gli stormi di uccelli che migrano, associandoli ai pensieri.
Una poesia che molti di noi ricordano a memoria e che in poche righe ti porta direttamente tra quelle vie e se chiudi gli occhi puoi vedere il grigiore del tempo, puoi sentire il rumore del mare, l’odore del fuoco e del vino. E ancora inquietudine e poi allegria e senso di pace.
Alla sua Terra lo univa anche l’amore per la cucina e il vino: sono, infatti famose le sgambate e ribotte del Carducci, ossia banchetti che duravano per ore, dal mattino fino alla sera, e dove con gli amici di Castagneto parlava, recitava poesie e beveva vino.
Se hai già visitato qualcuno dei Parchi letterari di cui ti abbiamo parlato aspettiamo il tuo commento! e se non lo hai ancora fatto e per il momento non puoi muoverti leggi i nostri articoli su questi meravigliosi luoghi che conservano e celebrano la memoria di illustri autori e autrici del nostro paese. Buona lettura!
l’articolo è carino ma la foto è di Francesco Crispi, non Carducci!
Ciao Valentina grazie mille per la tua segnalazione.Ho già modificato l’immagine. Mi fa piacere che almeno l’articolo ti sia piaciuto, mi dispiace per la svista.