Pandemia 1836 La guerra dei Borbone contro il colera edito da DeA Planetaè l’ultimo libro di Gigi Di Fiore giornalista, storico e saggista. Già redattore a Il Giornale di Montanelli, il giornalista è attualmente inviato speciale de Il Mattino di Napoli e collabora con Oggi, Focus storia, Napolioggi, Napolinotte e Il Giornale di Napoli.
Pandemia 1836 Gigi Di Fiore, l’approfondimento biografico
Giornalista dal 1985 Di Fiore si specializza come cronista di cronaca giudiziaria a Napoli per Il Mattino, per il quale dal 1994 diventa inviato speciale. Attualmente lavora online a Il Mattino, dove cura la rubrica Controstorie. Nel 1995, dopo la pubblicazione di verbali di indagini in alcuni suoi articoli, viene pedinato e controllato per un mese dai carabinieri su richiesta della procura della Repubblica di Napoli.
Oltre alla ricerca storica sul Risorgimento in relazione ai problemi del Mezzogiorno, si occupa di criminalità organizzata sulla quale ha pubblicato con AgePotere camorrista e nel 2005 La camorra e le sue storie.Nel 2004 invece volge l’attenzione alla storia del Risorgimento italiano e del Mezzogiorno in generale pubblicando con la Utet I vinti del Risorgimento. Nel 2007 Rizzoli edita Controstoria dell’unità d’Italia allegato poi al mensile “Focus storia” in edicola nel gennaio del 2013.
Un impegno costante in prima linea e una grande passione per la ricerca storica tanto da vincere il Premio Pedio. Nel 2001 viene insignito per il giornalismo con il Premio Saint Vincent, mentre per la saggistica con il Premio Melfi. Non solo, gli è stato conferito il Premio Guido Dorso per gli studi sul Mezzogiorno e il Premio Marcello Torre per l’impegno civile.
Un impegno totale tanto da essere chiamato a partecipare a trasmissioni televisive, da Samarcanda a Maurizio Costanzo show, Chi l’ha visto, Italia che vai, Uno mattina, Blu notte, History channel, La storia siamo noi e altri.
Pandemia 1836 La controstoria d’Italia di Gigi Di Fiore prende spunto dall’attualità
Un’altra importantissima ricerca storica che non si discosta più di tanto da quelle che è la realtà di oggi. Un parallelismo che riporta alla luce tutta una serie di avvicendamenti che seguirono allo scoppio della pandemia del 1836 a Napoli. Mi viene da pensare ai famosi corsi e ricorsi storici, in qualche modo la storia si ripete con le sue tragedie non sempre annunciate. In questo caso, pur cercando di prevenire in qualsiasi modo, il Regno delle due Sicilie fu comunque colpita dalla pandemia che all’epoca costò la vita a metà della popolazione napoletana.
“L’epidemia di colera del 1836 fu la prima della storia contemporanea a diffondersi in tutto il mondo. Una pandemia dunque. E, se ne approfondiamo tutti gli aspetti, poco meno di due secoli diventano un arco di tempo mai passato, nonostante i progressi della scienza e della tecnologia. Una guerra uguale contro un nemico invisibile.”scrive Di Fiore,
Nel 1836 il Regno delle Due Sicilie fu raggiunto da un’epidemia di colera, un morbo quasi sconosciuto all’epoca, apparso in India nel 1817 e diffusosi rapidamente, per i tempi, in Europa dopo aver attraversato la Russia. Il governo borbonico, allertato dalla diffusione della malattia nell’Italia settentrionale, cercò di non farsi trovare impreparato e prese già nel 1835 i primi provvedimenti atti a contenere il contagio.
Furono prese misure sanitarie ed emanate raccomandazioni di igiene pubblico, predisposti luoghi idonei alla quarantena dei contagiati, vietate le sepolture nelle chiese, istituite commissioni centrali e territoriali per registrare e tracciare i contagi, una macchina organizzativa degna di una vera e propria guerra che tuttavia non risparmiò il flagello che si abbatté tra il 1836 e il 1837 in due ondate successive su Napoli e in particolare sugli abitanti dei suoi affollati e malsani quartieri popolari.
È un approfondimento storico accurato, interessante, soprattutto molto attuale nonostante si riferisca ad altra epoca. L’uscita nelle librerie di Pandemia 1836 è prevista per il 29 settembre, tuttavia ti ricordo che lo puoi già prenotare, come sempre, su Amazon.