Buon lunedì iCrewer, questa settimana voglio offrirti un caffè motivazionale pieno di ottimismo!
Se magari stai strabuzzando gli occhi e ti stai chiedendo se mi sia resa conto di che periodo ci siamo appena lasciati alle spalle e cosa ci aspetta nel prossimo futuro, la mia risposta è si. Sono perfettamente consapevole della realtà che ci circonda eppure ritengo che questo momento sia il più adatto a coltivare l’ottimismo.
Non possiamo dirigere il vento ma possiamo orientare le vele. Seneca
Perchè coltivare l’ottimismo
Prima di capire come, facciamo un passo indietro e cerchiamo di farci un’idea del perchè dovremmo ambire a diventare ottimisti.
Secondo la ricerca di Harvard Nurses Health Study, le persone ottimiste restano più in salute rispetto a chi non possiede e non coltiva un atteggiamento positivo. Tra i benefici a livello biologico c’è l’abbassamento dei livelli di cortisolo, una pressione sanguigna più stabile e la riduzione del rischio d’infarto. Insomma pensare positivo assicura una vita più sana e longeva.
Dal punto di vista emotivo e di salute mentale, le persone ottimiste sono meno inclini alle nevrosi, allo stress e alla depressione.
Dal punto di vista sociale e lavorativo le relazioni e i risultati sono decisamente più equilibrate, sane e appaganti.
Insomma non c’è nessuna ragionevole motivazione per non approfittare di questi vantaggi e scegliere di essere ottimista. Il termine scelta non è casuale, l’ottimismo e la positività sono a tutti gli effetti una nostra decisione e la notizia rassicurante è che l’attitudine all’ottimismo si può imparare.
Come si impara l’ottimismo
Le strategie per accrescere l’ottimismo sono moltissime, e la bibliografia che tratta di questo argomento è folta e variegata. Tra i tanti manuali di self help disponibili, uno dei più fruibili e pieno di spunti è L’arte di non amareggiarsi la vita di Rafael Santandreu. Lo psicologo e terapista cognitivo comportamentale sostiene:
I pensieri negativi sono spesso frutto di credenze irrazionali, prima fra tutte quella che per essere felici «abbiamo bisogno» di soddisfare una serie di requisiti: avere un partner, un lavoro, una casa di proprietà, una vita comoda, godere di buona salute… Siamo esigenti con noi stessi, con gli altri e con la vita: soffriamo di «necessitite».
Ricorrendo ad aneddoti ricavati dalla propria storia personale e dall’esperienza di terapeuta, Rafael Santandreu ci mostra come, con l’aiuto della psicologia cognitiva, si può imparare a contrastare la «necessitite» e la «terribilite», smettere di angosciarsi e raggiungere una soddisfacente stabilità emotiva.”
Tra le diverse metodologie proposte dallo psicologo spagnolo per sviluppare un mindset più ottimista c’è la tecnica del modellamento. Ed è qui che entrano in gioco Superman e Stephen Hawking…
L’attore e regista Christopher Reeve che il mondo ha conosciuto nei panni di Supreman, è rimasto paralizzato a seguito di una caduta da cavallo. Dopo un primo momento di sconforto ha superato la sua condizione di immobilità testando su se stesso cure sperimentali e promuovendo la ricerca sulle cellule staminali da cui ha tratto enormi benefici.
Un destino simile è condiviso anche da Stephen Hawking ha visto il suo corpo fermarsi di giorno in giorno fino a portarlo alla totale immobilità. Dopo la diagnosi di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) la sua aspettativa di vita doveva essere di pochi mesi. Non solo la sua vita è stata estremante lunga, ma piena dal punto di vista familiare e da quello accademico.
Lo studente mediocre che è stato messo di fronte ad una diagnosi che non lascia scampo alla “normalità”, è diventato uno dei cosmologi e fisici teorici più noto al modo per la sua Teoria dei buchi neri.
Esattamente come nello sport, prendere esempio e imitare un modello vale più di mille teorie. Christopher Reeve e Steven Hawking sono innanzitutto esempi di equilibrio mentale e dimostrano come gli accadimenti della vita da soli non possono influenzare e rendere limitata o inutile un esistenza, a meno che non glielo permettiamo.
Il concetto che ha permesso loro di vivere pienamente le loro esistenze è partire dall’idea che una malattia invalidante può essere una cosa brutta o molto brutta ma non terribile. Una completa paralisi fisica è una condizione difficile, ma nonostante questo è comunque possibile essere felici e fare cose buone per se stessi e per gli altri
Il primo passo per creare un nuovo mindset è quindi quello di accettare che la maggior parte dei cambiamenti non sono ne buoni ne cattivi, e non ha senso vivere come terribili le cose che vanno in modo diverso da quello che auspichiamo o desideriamo. Sta a noi scegliere di adattarci e andare a favore di ciò che è nuovo o restare immutabili e subirli.
Il passo successivo è quello di dare il giusto peso alle situazioni difficili che viviamo, prendendo ad esempio i modelli citati. Qualora le cose dovessero apparirci più grandi di noi potremmo sempre fermarci e domandarci: Cosa farebbero Superman o Steven Haking in questa situazione?
Mi auguro che questa domanda ti sia di ispirazione fino al prossimo caffè motivazionale del lunedì.