Caro iCrewer oggi tocca a me parlarti di un testo letterario particolare. Come hai già avuto modo di leggere, ogni lunedì diamo spazio ai libri classici, non necessariamente legati al passato ma importanti per il significato letterario, quelli che, in qualche modo, hanno lasciato il segno.
L’autore che ho scelto non è certo uno sconosciuto, anzi, è uno degli autori inglesi più conosciuti e studiati al mondo, un personaggio che, senza dubbio, nella nostra società avrebbe trovato lo spazio giusto per esprimere le sue idee.
Oscar Wild, genio e sregolatezza
Di chi sto parlando? Ma di Oscar Wild naturalmente! Chi se non lui, avrebbe potuto, con il suo sarcasmo acuto e il suo acume letterario, mettere a tacere il bigottismo dilagante del terzo millennio? Posso solo immaginarlo in una pubblica piazza nel tentativo superbo di sbandierare le proprie convinzioni, senza alcun timore riverenziale.
D’altra parte, la letteratura inglese, oltre a identificarlo come precursore dell’edonismo, lo riporta come autore anticonformista, personalità controversa, per l’epoca fuori dai canoni, dalla doppia personalità.
Guarda caso, anche il povero Oscar, a scuola, come molti dei ragazzi che riempiono le pagine dei nostri giornali, era oggetto di bullismo, emarginato finanche dai suoi insegnanti, costretto ma non troppo a rifugiarsi nella lettura dei classici.
La fortuna se così vogliamo intenderla, lo assiste se non altro dal punto di vista genitoriale. Il padre è un chirurgo affermato, la madre è una scrittrice dalla personalità sui generis, tutto concorre alla sua formazione, sbagliata o giusta che fosse per l’epoca, la sua personalità, tranne qualche interferenza sociale, non risente degli scalpitii delle convenzioni.
Nonostante le difficoltà oggettive, infatti, la sua eccentricità e la brillantezza negli studi gli permettono, una volta conquistata la borsa di studio a Oxford, di interloquire con gli altri con una spigliatezza verbale fuori dal comune. Ha una dialettica veloce, una mente critica, assorbe tutto quello che gli serve per costruire e dare un senso culturale al suo modo di essere.
L’edonismo di cui diventa protagonista attivo, lo esalta e affascina chi lo ascolta, i salotti della alta società se lo dividono a suon di inviti per la sua eloquenza geniale che in qualche modo esporterà nei viaggi all’estero.
“Non ho niente da dichiarare tranne il mio genio”
Una frase spiazzante, certo, e lo è ancor di più se si pensa che il mitico Oscar la rilasciò in uno dei suoi viaggi alla dogana americana, alla richiesta di dichiarare qualcosa.
In barba ai malpensanti dell’epoca, al ritorno di uno dei suoi viaggi, anche l’eccentrico Oscar Wild sceglie di prendere moglie e di procreare due figli ma l’ostentazione della sua omosessualità lo trascina, comunque, in prigione da dove uscirà distrutto e solo.
La decisione di lasciare l’Inghilterra è quasi inevitabile, si trasferisce a Parigi sotto un altro nome, Sebastian Melmoth. Qui muore di meningite nel 1900.
Che fosse un genio è scritto ovunque, se non altro per la capacità di sfruttare la scrittura come mezzo per trasmettere il suo pensiero, disporre degli strumenti per apprendere nuove mentalità, brevettare nuove concezioni culturali.
Su queste basi scrive nel 1887 Il Fantasma di Canterville, ll Principe Felice e Altri Racconti usciti nel 1888 che scrisse per i suoi figli, e il suo unico romanzo Il Ritratto di Dorian Gray scritto nel 1891, massima espressione della sua dottrina edonistica.
Nella mia libreria ho ben custodito una copia regalatami da mio padre nella prima edizione edita da Garzanti nel 1973 e riproposta anche nel 2009. Nessuna sinossi, nessuna descrizione, solo una prefazione con le frasi più celebri del genio letterario inglese. Te ne cito una tra queste,
“Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono le persone colte. Per loro c’è speranza. Essi sono gli eletti. Per loro le cose belle significano solo bellezza”
La bellezza come culto, il rifiuto della sconfitta dell’essere, il desiderio dell’accettazione a tutti i costi. Il ritratto di Dorian Gray è la ferma convinzione e al contempo rifiuto dell’essere in quanto materia, assoggettato alle regole della natura.
L’immagine si ferma nelle mani dell’artista capace di fermare il tempo, ma ogni cosa ha le sue regole così come la vita e la morte. Alterare le cose della vita ha un costo che Dorian paga a caro prezzo.
Oscar Wilde- La storia di Dorian Gray
Dorian Gray, un giovane di straordinaria bellezza, si è fatto fare un ritratto da un pittore. Ossessionato dalla paura della vecchiaia, ottiene, con un sortilegio, che ogni segno che il tempo dovrebbe lasciare sul suo viso, compaia invece solo sul ritratto. Avido di piacere, si abbandona agli eccessi più sfrenati, mantenendo intatta la freschezza e la perfezione del suo viso.
Poiché Hallward, il pittore, gli rimprovera tanta vergogna, lo uccide. A questo punto il ritratto diventa per Dorian un atto d’accusa e in un impeto di disperazione lo squarcia con una pugnalata. Ma è lui a cadere morto: il ritratto torna a raffigurare il giovane bello e puro di un tempo e a terra giace un vecchio segnato dal vizio.
Per quanto il romanzo si concentri sul concetto edonistico tanto caro a Oscar Wild, il monito dell’autore è chiaro. ome dire che l’apparenza, in ogni suo aspetto, è ingannevole, anche la bellezza conquistata per futili motivi
L’arte rispecchia lo spettatore non la vita
Dice Oscar Wilde..
Articolo molto interessante! Complimenti!👏
Ti ringrazio Lisa, di cuore. Parlare di Oscar Wilde mi è sembrato giusto e adeguato al momento storico che stiamo vivendo! Continua a seguirci, mi raccomando e alla prossima👍👋